1985. QUANDO L’ITALIA AVEVA UNO STATISTA, ERA FILOPALESTINESE, E OSO’ DARE UN GROSSO DISPIACERE AGLI AMERICANI

11 ottobre 1985. Sulla pista della base americana di Sigonella (pur sempre territorio italiano, e già questa precisazione sarebbe un intollerabile “sovranismo”) atterra un aereo civile (né italiano né statunitense ma egiziano). Esso porta i dirottatori della nave da crociera Achille Lauro, che dopo essersi arresi facendo scalo a Porto Said, grazie alla benevola negligenza del governo egiziano, non conoscono la galera della terra delle piramidi, ma riescono appunto a imbarcarsi su un aeroplano.

Nella loro azione era perito un cittadino americano invalido di religione ebraica. Ecco quindi che degli aerei  della USAF lo intercettano, costringendolo ad atterrare a Sigonella, da dove i quattro palestinesi avrebbero dovuto essere presi in consegna dai militari statunitensi. Ma qui per l’amministrazione Reagan arriva un intoppo imprevedibile: il governo italiano nella persona e nella responsabilità esclusiva del Presidente del Consiglio dei ministri Bettino Craxi si oppone con inusitata durezza, dato che il territorio di atterraggio è italiano, come italiano è considerabile anche il territorio galleggiante della sfortunata nave da crociera. I carabinieri e gli avieri italiani fronteggiano manu militari gli uomini di Washington.

Sembra che tra Bettino Craxi e Ronald Reagan volarono non solo urla ma persino insulti (e da parte del capobastone di Washington anche minacce non molto velate). Gli americani cedono ma nel 1986 Craxi, ancora al potere, concederà Sigonella agli americani per un raid contro la Libia del colonnello Gheddafi.

Canto del cigno della sovranità e dell’orgoglio italiani. E funerale politico anticipato di Craxi e Andreotti grazie, in futuro,  a toghe, codici, e commi vari (Andreotti era ministro degli esteri e, pur non partecipando attivamente alla “crazy night”, era notorio amico del mondo arabo e palestinese (appena un po’ meno di Craxi, amico  della massima dirigenza palestinese e suo sponsor nell’ingresso nell’ Internazionale socialista). Non fu per nulla entusiasta dell’accaduto Giovanni Spadolini, l’obeso ministro della Difesa repubblicano (quindi accanito filoamericano anche se dal passato giovanile repubblichino, mi si conceda il gioco di parole).

Dimissioni dei ministri repubblicani e discussione parlamentare della crisi di governo, che ottenne l’appoggio comunista. Il MSI-DN si spaccò, lacerato dalla divisione fra atlantismo e “terza via” se non antiamericanismo.

Ecco uno stralcio significativo del discorso di Bettino Craxi a Montecitorio del 6 novembre 1985. Nobile, coraggioso e provocatorio, oggi impensabile e foriero sicuramente di linciaggio morale se non di qualche apertura di “fascicolo”, fosse pure pronunciato, nella stessa sede,  da un semplice parlamentare. E’ evidente che la politica (compresa quella internazionale dell’Italia)  è morta, come pure l’indipendenza italiana. E che vi è, in genere, una molto minore libertà morale e intellettuale.

“……., io contesto all’OLP l’uso della lotta armata non perché ritenga che non ne abbia diritto, ma perché sono convinto che la lotta armata non porterà a nessun a soluzione. Sono convinto che lotta armata e terrorismo non risolveranno il problema della questione palestinese. L’esame del contesto mostra che lotta armata e terrorismo faranno solo vittime innocenti, ma non risolveranno il problema palestinese. Non contesto però la legittimità del ricorso alla lotta armata che è cosa diversa…………..Quando Giuseppe Mazzini, nella sua solitudine, nel suo esilio, si macerava nell’ideale dell’unità ed era nella disperazione per come affrontare il potere, lui, un uomo così nobile, così religioso, così idealista, concepiva e disegnava e progettava gli assassini politici . Questa è la verità della storia…..

A. Martino

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