QUALCHE RIFLESSIONE SULL’ESCALATION PALESTINO-ISRAELIANA

Uno degli aspetti più rilevanti della improvvisa, tremenda escalation del conflitto israelo-palestinese è l’utilizzo, da parte degli indipendentisti arabo-palestinesi, di mezzi “artigianali” e raccogliticci, ma comunque efficaci.

Abbiamo visto in azione persino delle vetturette elettriche da campo da golf per il trasporto dei prigionieri-ostaggi. Il più spettacolare comunque, resta il parapendio a motore (con due uomini, a quanto pare un mitragliere e un navigatore) che ha effettivamente colto di sorpresa delle postazioni militari israeliane sui confini della Striscia di Gaza. Nei suoi ardimento e scommessa tecnica (è sorprendente che un paracadute sopporti tanto peso di uomini, motore, armi) mi ricorda vagamente e con un pizzico di romanticismo, i pionieri militari dell’aviazione fra guerra di Libia e primo conflitto mondiale. Qualche generale sia della NATO che russo, probabilmente, ha invidiato tanta fantasia e “arte di arrangiarsi” senz’altro tipica degli italiani ma a quanto pare, un po’ generalmente mediterranea.

A proposito di italiani: come affermato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, tra i diciottomila italiani presenti in Israele, ben mille vi stanno svolgendo il servizio di leva. Nulla di particolarmente strano o sindacabile, ovviamente: è abbastanza normale e fisiologico che un italiano di religione ebraica titolare di doppia cittadinanza (non riesco a immaginare altro ragionevole scenario, anche se ignoro la vigente normativa israeliana) debba assolvere a tale obbligo qui da noi non più richiesto.

Non riesco però a eliminare la solita spiacevole sensazione di doppiopesismo. Infatti, in un analogo ipotetico caso di italiano con doppia cittadinanza svolgente servizio di leva in un esercito non nemico ma “sgradito” quale quello russo, appena rientrato costui in Italia, credo che verrebbe immediatamente ammanettato e accusato di essere “foreign fighter”. Qui invece, si trepida per la propria sorte: è proprio vero che non vi è scienza più inesatta del Diritto.

Una piccola notazione semantica: i palestinesi per la stampa main stream sono sempre “terroristi” e le loro azioni “attacchi terroristici”. Nel caso invece di “operazioni speciali” isrealiane, anche con centinaia di vittime civili (la più grande delle quali, mi pare, nel 2014) la natura militare non è mai messa in discussione.  

A. Martino

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