IL CASO IOLANDA APOSTOLICO, FRA LA SOLITA IPOCRISIA E L’IRRISOLTA QUESTIONE DELLA MAGISTRATURA IN ITALIA

Il caso Iolanda Apostolico si allarga come i cerchi concentrici provocati da un sasso buttato nello stagno.

In origine era la disapplicazione pura e semplice, da parte di un magistrato, di una normativa statale riguardo il respingimento di quattro persone immigrate. Reazione comprensibile da parte di Giorgia Meloni, tutto sommato abbastanza moderata e sfumata se non per chi ritenga una Sacra Scrittura qualunque atto giudiziario.

Poi, l’interrogarsi sulla reale terzietà di un giudice visto (e filmato) ad una manifestazione bella ciao-immigrazionista (l’interessata parla di manifestazione in larga parte di cattolici, ma perché, ormai non è la stessa cosa?). E che ella si sarebbe frapposta pro bono pacis, fra la polizia e i manifestanti che, a quanto pare, lanciavano slogan per nulla lusinghieri verso le forze dell’ordine. Per la verità, nel filmato diffuso nei socials da Matteo Salvini, la dott.ssa Apostolico è zitta e tranquilla; presente certo a una manifestazione di carattere politico, ma ripeto, per nulla animosa. Forse si è inguaiata piuttosto con l’attività alla tastiera, come tanti teen agers che lorsignori perseguono buttando la croce sui biechi genitori “assenti e irresponsabili”.

Ultimi sviluppi: le accuse di dossieraggio da parte di parlamentari della Sinistra, e un esposto dalla Apostolico stessa. Ci si è chiesto se la polizia non proceda in occasione delle manifestazioni a schedature e filmati, e che uso le istanze politiche (Matteo Salvini all’epoca era titolare del ministero degli Interni) ne facciano. Interessante questo ultimo aspetto: richiama indubbiamente un mio vecchio articolo dell’estate 2021 ( LA REPUBBLICA DEGLI “SBALORDITI”. ULTIMO SBALORDIMENTO, QUELLO DINANZI ALL’INFERNO CARCERARIO.). In questo caso, a quanto pare, chi fa politica da chissà quanti anni ignora o meglio, fa finta di ignorare, come le manifestazioni pubbliche vengano gestite dalle benamate “istituzioni”. Però a questo punto, credetemi, è meglio che mi zittisca.

Non voglio però zittirmi, nell’esprimere disagio e noia dinanzi alla famosa “terzietà” della magistratura, figura retorica semplicemente patetica tanto dal punto di vista dei giustizialisti che dei garantisti o comunque, io direi, giustizialscettici. I giudici sono essere umani come tutti, e come tutti importa solo, se svolgono una pubblica funzione, che si sforzino di non essere (troppo) parziali e prevenuti. Esseri umani come tutti, lo ripeto, a partire dalle “spintarelle” e raccomandazioni per vincere il concorso di ammissione alla loro Casta.

A. Martino

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