SORPRENDENTE MA NON TROPPO LA PUBBLICITA’ DI ESSELUNGA, ANCHE SE NON SARA’ L’AUMENTO DEL SUO FATTURATO A SALVARE QUANTO RESTA DELLA FAMIGLIA ITALIANA
Qualche premessa sull’ormai storica pubblicità di Esselunga.
Le società commerciali hanno uno straordinario olfatto nel captare dove tira il vento. E l’abilità vera non sta nel captare il moto direzionale della tempesta o dell’uragano, ma quello della quasi impercettibile brezzolina dell’alba o del crepuscolo. Per non parlare dei pubblicitari.
La pubblicità ispirata ai canoni del Pensiero unico politicamente corretto (e moralmente corrotto, ama aggiungere Diego Fusaro) non è certo scomparsa, ma “tira” di meno. Almeno in Italia sono decadute, quelle in cui si è disperatamente cercato di imporre il modello della coppia omoconiugale in modo troppo esplicito (mani che si congiungono e bacetti a marcare la differenza e allo stesso tempo la equivalenza con altre coppie di comitive amicali o riunioni di famiglia).
Resistono invece ma nell’ambiguità del cortometraggio commerciale, situazioni assai più sfumate in cui due amiche o amici pianificano questa o quella vacanza (es: pubblicità di Trivago). Marketing tutto sommato intelligente: strizza l’occhio anche al fenomeno dei tanti singles che pianificano cose insieme, nel segno dell’amicizia, e non certo per convolare a non so se giuste nozze.
Evidentemente, il rapporto investimento-ricavo è stato deludente se non controproducente, improvvisamente identificando un certo marchio con il sentire di minoranze, peraltro in continua e acida polemica contro la maggioranza più o meno silenziosa.
Negli USA, tutto ciò incontra ormai una resistenza crescente e agguerrita a livello legale e politico (altro che le nostrane “polemiche”). Basti pensare alle penalizzazioni tributarie e commerciali che il governatore della Florida DeSantis ha appioppato alla Disney che ivi ha l’enorme struttura di Orlando.
Attenzione oltretutto al collocamento politico del patron di Esselunga (il vulcanico Bernardo Caprotti), di sicuro insofferente verso la Sinistra da sempre. Se è vero che le etichette Destra e Sinistra, dinanzi alle grandi scelte, sono assolutamente irrilevanti e ormai gestite per motivare le rispettive tifoserie al voto e alla ratifica di decisioni prese ben altrove, lo è anche che la Sinistra, per il suo più marcato nichilismo e piagnisteo permanente, è il contenitore più strutturato e comodo per gestire la distruzione di qualunque valore tradizionale, religioso e naturale.
Ma attenzione anche all’ ”arma di distrazione di massa” che questo messaggio ormai fuori tempo massimo (figurati se si può intaccare l’istituto del divorzio, siamo seri e realisti) rappresenta dinanzi ai veri e incalzanti problemi del presente (vedi il recente articolo del nostro direttore E LO SPREAD S’IMPENNA! MENTRE IL PREZZO DELL’ENERGIA SALE DEL 19% del 28 settembre).
Ma qual è lo “scandaloso” messaggio dello “spot” (più anglofonicamente corretto sarebbe parlare di commercial)? Che un figlio con i genitori separati, magari non soffre proprio (per sua fortuna) ma starebbe meglio se entrambi i genitori (padre e madre oltretutto, vedi che arretratezza…) vivessero insieme. Lo si arguisce dal tenero quanto disperato gesto di una bimba di farsi comprare una pesca dalla mamma, per darla al papà affermando che gliela manda la mamma stessa.
Il sottofondo sentimentale del filmato commerciale non è un’assoluta novità, basti pensare a quello di Barilla dell’ormai lontano 1998, in cui una bambina metteva in tasca al papà un fusillo per suscitargli nostalgia di casa: anche se non parliamo dell’ancient regime, decisamente altri tempi. Ora tirerebbero in mezzo il “patriarcato” (non di Mosca o di Costantinopoli ma nemmeno di Venezia) dato che si presuppone che la madre stia ai fornelli blablabla.
Un solo commento (quello della pagina Instagram MammaDiMerda, tutto un programma intellettuale…) può dare l’idea della oggettiva follia morale che regna da certe parti, per fortuna tuttora minoritarie nella realtà silenziosa: “ “In un solo colpo rinforza sensi di colpa e stigmatizza divorzio e figli di divorziarti mentre i tempi sono maturi per scindere il concetto di coppia da quello di famiglia e quello di famiglia dalla genitorialità”. Siamo al solito delirio istericamente ideologico. Lo sfascio non si tocca: il conservatorismo del Nulla.
Se è indubbio che la vita di una famiglia “normale” possa essere un inferno, lo è anche che la separazione coniugale comporta problemi, fallimenti educativi e di progetti personali e familiari. I figli “oggi tocca a me, domani e domenica a te” assomigliano molto più a un pericoloso giochetto di società alla moda con l’inevitabile ficcanaso giudiziario da parte di un tizio in toga il quale in pochi minuti si intromette nel destino di persone a lui estranee e totalmente sconosciute, che a un progetto di vita per le creature messe al mondo. E’ solo un amaro “c’eravamo tanto amati”, ripicca se non odio.
Un po’ come quello che io dico a proposito della ricchezza: d’accordo, si consoli il povero credendo che “la ricchezza non dà la felicità”, ma non penso proprio che la ricchezza in quanto tale dia la infelicità.
Non credo proprio che vi siano, ma sarebbe interessante uno studio antropologico, o sociologico, o genericamente storico, sul bilancio del divorzio nelle società “occidentali” da quando iniziò a farvi capolino nella Francia della prima repubblica (1792). Siamo sicuri che le persone siano umanamente migliori, grazie ad esso la società sia più coesa e strutturata e solidale?
Le radici della crisi della famiglia non coincidono forse con la convenzionale contemporaneità politica, che dalle rivoluzioni americane e francesi fino a sommovimenti e detronizzazioni varie ha distrutto la simbiosi re e regina e sudditi quale sublimazione collettiva del rapporto genitori-figli? Il “separato” è estremamente congeniale alla visione atomistica e individualista del liberalismo, e oggi del neoliberalismo nichilista che ci vuole monadi consumiste e sradicate.
Come mai gli orrendi casi di “femminicidio” prevalentemente sullo schema omicidio-suicidio da parte di lui, spesso coinvolgenti anche i figli e altri familiari, esplodono spesso e proprio con le separazioni o quando nella coppia se ne inizia a parlare?
La retorica femminista e antimaritale o comunque antimaschile, prontamente recepita nella costituzione materiale non scritta pensierounicista, con i suoi appelli di istituzioni e media a “denunciare subito” e “chiedere aiuto”, non è una sorta di aizzamento, magari involontario, a una guerra civile antropologica tra sessi (o generi, come ora devono dire?).
Ben venga quindi il tocco di umanità di un filmato pubblicitario, e il suo appellarsi a non considerare una banalità il disfacimento familiare al primo litigio o torto : ma non sarà certo l’incremento di fatturato di Esselunga a salvare il futuro dei nostri figli. Anche se lo “spot” ha riscontrato l’apprezzamento della premier Giorgia Meloni, strana paladina dei valori familiari rifuggente dal matrimonio.
A. Martino
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