A SORPRESA LA SVEZIA BLOCCA “TRANSIZIONE DIGITALE” E APPRENDIMENTO ALLO SCHERMO PER I PIU’ PICCOLI
Dalla Svezia (terra quasi proverbialmente, e un po’ in malinteso, progressista sempre e comunque e in cui lo sradicamento modernista a prescindere parrebbe ideologia di stato), è arrivata una novità clamorosa: almeno nei primi anni dell’apprendimento scolastico, si è deciso di mettere da parte tablet, ipad, annessi e connessi, e tornare a libri di carta, quaderni, penna e matita. Come mai? La presa di posizione che viene dal grande Nord (terre i cui atteggiamenti che piacciano o no, negli ultimi tre quarti di secolo, dettano la linea dapprima al mondo anglosassone e per suo tramite al resto del cosiddetto Occidente) sembra mettere in evidente imbarazzo le propagande di stato sulla “transizione digitale” e più pragmaticamente, sullo “zaino leggero” le cui implicazioni positive sull’impianto scheletrico e postura dei nostri figli, in effetti, non mi lasciano indifferente.
Ma è proprio così: il ministro dell’lstruzione, signora Lotta Edholm, ha stanziato oltre un miliardo e mezzo di corone svedesi (quasi 150 milioni di euro) per ridotare le scuole di libri stampati.
Secondo il Karolinska Institutet svedese, una delle più importanti università di medicina al mondo, responsabile anche di assegnare ogni anno il premio Nobel per la medicina, «è scientificamente provato che gli strumenti digitali compromettano piuttosto che migliorare l’apprendimento degli studenti». In una intervista per Dagens Nyheter, il principale quotidiano svedese, Ulrika Ådén, presidente dell’Associazione pediatrica svedese, e Torkel Klingberg, professore di neuroscienze al Karolinska Institutet, sostengono che i bambini non dovrebbero usare alcuno schermo fino ai due anni. Successivamente, come d’altronde già suggerito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dovrebbero limitarne l’uso a un’ora al giorno fino ai 5 anni. Il divieto di utilizzo a scuola sarebbe giustificato dal fatto che a casa, di sicuro, sono già utilizzati e non poco.
Ådén spiega anche che i “giochi digitali” forniscono stimoli e ricompense più rapide di quelli tradizionali e per questo possono avere conseguenze negative sulla capacità di concentrazione e sull’apprendimento, che è stimolato dalla manualità,e da un diverso approccio alla realtà “reale”. Anche per i bambini alle scuole elementari e medie, a differenza di quello che sostiene l’Agenzia nazionale per l’istruzione svedese, la digitalizzazione non aiuterebbe affatto a ridurre le disuguaglianze: verrebbero penalizzati i bambini senza adeguata assistenza genitoriale a casa e con delle difficoltà di apprendimento, e comprensione delle più basilari tecniche digitali.
A. Martino
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