IL PREMIO NOBEL RUSSO PER LA PACE IRINA SHERBAKOVA INVOCA LA DISFATTA E LA DISTRUZIONE DELLA RUSSIA
L’intervista riportata da Quotidiano. Net alla Nobel per la pace russa Irina Sherbakova è illuminante per tre aspetti, che poi vi dirò. Intanto ecco uno stralcio della sue ultime dichiarazioni. La prof.ssa Sherbakova è una storica, cofondatrice della prima ONG russa (Memorial), e premio Nobel per la pace nel 2022.
La studiosa è stata invitata per oggi (17 settembre 2023, per chi legge) a Pordenone da un’associazione culturale per un’intervento pubblico.
“ Professoressa Scherbakova, non è un paradosso una pace costruita con le armi?
“Sembra un paradosso ma, lo dico con rammarico, è oggi l’unica strada. Ci troviamo di fronte ad un regime che rifiuta completamente tutti i diritti umani, che è costruito sulla menzogna e sulla violenza e io in questo momento non vedo nessun altro modo di far finire la guerra in Ucraina se non sconfiggendo questo regime con la forza. Per una persona della mia generazione si tratta di una conclusione difficile da accettare, sono stata pacifista per decenni. So bene che la guerra è la cosa peggiore per un popolo, è un disastro, però oggi sono assolutamente convinta che per sconfiggere Putin servano i mezzi militari. Per creare una pace giusta bisogna difendere la pace con le armi. Ce l’ha insegnato la seconda guerra mondiale: per vincere il nazismo si è dovuto combatterlo con le armi”.
Non c’è spazio per trattative?
“Non arriveremo alla pace attraverso dei negoziati con Putin, che tratterebbe solo per avere una resa di Kiev. Questa guerra deve essere fermata con le armi e i responsabili dei crimini contro l’umanità che sono stati commessi devono essere portati davanti alla giustizia penale internazionale. Per questo ritengo che quelli che fanno appelli per una “pace purché sia“ in realtà, per quanto sia terribile dirlo, di fatto sostengono la guerra di Putin. Fanno un favore a Putin, che li usa”……..”.
Queste argomentazioni sono estremamente significative per:
- Il senso ormai fittizio e convenzionale del premio Nobel per la “pace”;
- la tendenza atavica delle elites intellettuali e politiche a invocare dallo straniero il pugno di ferro ai massimi livelli contro la propria patria, infischiandosene altamente della vite dei connazionali, militari e non;
- la provocatorietà verso gli organi di polizia e giudiziari russi, che dinanzi ad affermazioni oggettivamente e giuridicamente costituenti tradimento e quella che una volta si diceva “intelligenza con il nemico”, dovrebbero far finta di niente se non volessero essere tacciati di essere burattini del tiranno.
Il premio Nobel che fu attribuito a Barack Hussein Obama, primo presidente di colore degli USA appena eletto, come incoraggiamento e puro omaggio mondialista a prescindere, la dice lunga. Sono centinaia i casi di veri artefici di Pace sic et simpliciter, ignorati e scartati dal comitato attributore in favore di figure puramente politiche, solitamente oppositori a regimi non graditi al mondialismo globalista a pensiero unico politicamente corretto. Potrei provocatoriamente includervi anche il presidente bielorusso Lukashenko, che di sicuro (mi ci giocherei non so che) mai sarà insignito dai cattedratici scandinavi per aver, col suo intervento mediatore, scongiurato un bagno di sangue alle porte di Mosca tra la Wagner e i regolari russi.
Riguardo al secondo punto, nihil sub sole novi; e una storica come la Sherbakova lo sa benissimo. Già i monarchici e antirivoluzionari francesi invocarono più o meno da subito, un intervento militare delle dinastie europee contro la Francia rivoluzionaria. E la si pensi come si vuole sul Terrore, su Napoleone o su quello che vi pare, ma di fatto, fu grazie a un fiume di sangue inedito fino ad allora (le cosiddette guerre di coalizione), che un Borbone tornò a sedere a Parigi sul trono, sia pure non per molto. E vogliamo parlare di certe letterine, molto confidenziali, degli antifascisti agli alleati angloamericani invocanti massicci bombardamenti sulle nostre città?
Una di queste (ufficialmente poi ritenuta spuria) costò a Giovanni Guareschi la galera, dato che l’ex deputato austroungarico Alcide de Gasperi, al momento capo del governo della nuova repubblica, riuscì a far riconoscere dalla magistratura (o glielo impose) la falsità del documento. In effetti, era troppo infamante (o bruciante) che il Presidente del consiglio dei ministri sedesse a Palazzo Chigi, dopo avere invocato la disfatta più dura, e sollecitato bombardamenti terroristici. D’altronde, non dubito che anche il De Gasperi parlamentare del “Tirolo italiano” auspicasse il dissolvimento della monarchia asburgica, con innegabile coerenza politica che in lui fanno intravedere un puro cattomassone.
Dopo una tale presa di posizione, la prof.ssa Sherbakova farebbe meglio a non rimettere piede in Russia, e a decidersi a chiedere un bel, sano, vecchio asilo politico. Lei sarebbe più sicura, senza alcun timore per la sua libertà, e in fondo le autorità cui il suo passaporto fa riferimento, avrebbero una rogna in meno; tutti contenti compresi i suoi punti di riferimento eurocratici, o no?
Ma scusate, se andaste in Russia (immaginiamo una situazione a ruoli invertiti) a predicare contro il proprio governo e le sacre istituzioni (segnatamente conto il capo di esso e dello stato), e a invocare addirittura una guerra disastrosa e distruttrice contro l’Italia, non si aprirebbero immediatamente “fascicoli”, non si troverebbero già in aeroporto o in stazione ferroviaria o al casello autostradale, stuoli di forze dell’ordine ansiose di ammanettarvi? Certo, se poi l’intento è proprio quello, alzo le mani e prendo atto del coraggio (o dell’incoscienza, a meno che queste “coraggiose testimonianze” non siano già ben pagate e munite di fondi, e polizze vita a beneficio degli eredi).
A. Martino
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