DIEGO FUSARO STRONCA “IL MODO AL CONTRARIO” DEL GENERALE VANNACCI: PERSINO “CORBELLERIE”…..

E’ una vera e propria stroncatura sul piano teoretico, quella operata da Diego Fusaro riguardo l’ormai famoso, e editorialmente clamoroso, libro del generale Roberto Vannacci.

Non voglio sostituirmi alla chirurgica analisi del testo operata da una delle principali voci del pensiero dissidente d’Italia, ma Fusaro ci conferma che non ci siamo: o meglio, siamo solo dinanzi a una (abbastanza) raffinata operazione di addomesticamento e “reductio ad Trump”, mi spingerei a dire, della sedicente destra italiana ancora in qualche modo antagonista al Sistema eurotlantista politicamente corretto a pensiero unico.

Da parte mia, faccio notare che già dai primissimi giorni di circolazione del libro circolavano in Rete svariate copie pirata del testo: strano, come se vi fosse una organizzazione che, temendo una troppo scarsa vendita del libro, si premurasse di diffonderlo il più possibile, anche a scapito delle vendite. Solo a noi de L’Ortis, ne sono capitate due in modo del tutto involontario e impossibilmente tracciabile quanto alla fonte originaria.

Ma ecco le parole di Diego Fusaro:

“ In molti si domandano se il generale Vannacci, autore del fortunato quanto mediocre libro “Il mondo al contrario”, sia funzionale al sistema che pure dice di contestare. Non mi spingerei in alcun caso a dire che il Vannacci sia un infiltrato dal sistema, come usa dire con orrida formula. Non credo affatto che lo sia e penso che esprima in maniera del tutto libera le proprie convinzioni. Convinzioni che, come altra volta ho detto, egli ha il sacrosanto diritto di esprimere, con buona pace dei tanti censori in tinta arcobaleno che ancora ricordiamo mentre dicevano ipocritamente je suis Charlie.

 Quel che voglio sottolineare tuttavia è che le tesi espresse dal Vannacci, se lette in trasparenza, risultano perfettamente funzionali all’ordine neoliberale rispetto al quale vengono urbi et orbi definite antagonistiche. Si è detto che il libro del Vannacci rappresenta la critica più radicale del sistema dominante, quasi un pugno in faccia assestato con coraggio al pensiero unico politicamente corretto. A parte il fatto che è possibile colpire il pensiero unico politicamente corretto sostenendo delle perfette idiozie, ciò che rivela come la critica debba essere costruita in maniera sensata e come non basti rovesciare il pensiero unico per giungere alla verità.

Così ad esempio quando il Vannacci dice le sue corbellerie sugli omosessuali come “anormali” sarebbe un grave errore scambiarle per la vera critica al sistema del nuovo ordine erotico del pansessualismo deregolamentato. La vera critica deve essere condotta contro la decostruzione neoliberale della famiglia, non certo contro gli omosessuali (moltissimi dei quali oltretutto sono in prima linea nella difesa della famiglia contro la sua distruzione turbocapitalistica).

Per inciso, le uniche parti vagamente difformi, anche se in modo oltremodo gretto, rispetto all’ordine simbolico egemonico, sono quelle che riguardano l’ambito dei valori e dei costumi, ove il Vannacci prende il pensiero dominante e lo rovescia di 180 gradi pensando che quella sia la perfetta critica e senza avvedersi che in non rari casi precipita in posizioni non meno false di quelle del pensiero unico dominante che pure vorrebbe contrastare. Ma la parte più interessante, che rivela la perfetta adesione del generale Vannacci al pensiero unico dominante, riguarda la visione socio-economica propugnata dal suo mediocre libro.

 L’autore sposa integralmente il liberismo thatcheriano, vale a dire il libero mercato competitivo come forma di produzione e di coesistenza. In quest’ottica si spiegano le crociate condotte dal generale nel libro contro la decrescita à la Latouche o contro le proteste dei no TAV in Val Susa, contro gli oppositori al nucleare e contro ogni pure vaga idea di socialismo. Insomma, sul versante economico e sociale il mediocrissimo libro del Vannacci risulta perfino più realista del re, difendendo a spada tratta e in modo francamente grottesco l’ordine neoliberale egemonico.

Per non parlare poi dell’atlantismo fanatico che affiora da ogni pagina del libro e che rivela anche in questo caso il posizionamento del nostro autore – non per caso un generale che, salvo errore, per la Nato ha pure lavorato – nel diagramma dei rapporti di forza, dove egli si colloca senza tema di smentita dalla parte del pensiero dominante. Per questo motivo, il libro in questione e più in generale la figura del Vannacci non possono in alcun modo essere letti come antagonistici rispetto all’ordine dominante, al quale anzi finiscono per essere perfettamente funzionali quanto più vengono indicati come alternativi. Insomma, Vannacci e il suo libro rappresentano un eccellente esempio di critica conservatrice o, se si preferisce, di dissenso riconfermante il consenso alla civiltà neoliberale. Finché non si sarà capito questo, non si sarà colto il punto della questione”.

A. Martino

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