BERGOGLIO ANTICIPA LA SUA USCITA DI SCENA E SCEGLIE PURE IL NOME PER IL SUCCESSORE. UN MESSAGGIO MASSONICO-ESOTERICO?
Come si si sa, la forzata convivenza in aereo, in occasione dei viaggi papali detti anche apostolici, fra papa e giornalisti, è da tanti anni foriera di parole un po’ in libertà.
Ma è così fin da Giovanni Paolo II. L’esternazione forse più famosa di tutte è quella del “chi sono io per giudicare”, da cui è iniziata l’evoluzione (o involuzione, fate voi) postcattolica: in un certo senso, come motivo polemico di commento, dà la cifra dell’attuale pontificato (ammesso che si possa ancora dire, e non si debba parlare più minimalmente ormai di “ministero petrino”).
L’ultima perla di questo tipo si è prodotta sul volo di ritorno dalla Mongolia. Tralasciando l’ennesimo attacco alla perennità della Vera Dottrina disprezzata come “acqua distillata” da potersi, forse si vuole suggerire, diluire come meglio pare, ciò che ha fatto più sensazione a chi mantiene almeno un minimo di sensibilità cristiana, è il ragionamento in cui, partendo dal dato di fatto dei suoi problemi fisici, “papa” Bergoglio ipotizza che il prossimo viaggio (già quello in Vietnam) possa essere effettuato non da lui, ma da un suo successore già denominato Giovanni XXIV.
Qui non si tratta di “tradizionalismo”, o di “conservatorismo” contro “progressismo bergogliano”. Siamo oltre: siamo ormai alla totale distruzione del papato. Anche a non virgolettare il titolo pontificio una volta detto anche “vicario di Cristo”, questa affermazione e questa oscura, inquietante profezia, lascia sbigottiti.
E’ un delitto in senso stretto, cioè canonico, incorrente nella scomunica latae sententiae come da Costituzione apostolica Dominici gregis (tenta di influenzare e manipolare il prossimo conclave non solo attraverso probabilii messaggi in codice, ma persino attraverso il nome che sceglierà il successore), e fa a pezzi il concetto di Spirito Santo supremo grande elettore. Gli atei e gli agnostici possono farsi una doverosa risata, e i residui credenti possono solo inorridire.
Ma perché Giovanni XXIV? Difficile dirlo con esattezza, evidentemente in quanto ad esoterismi, Bergoglio non va assolutamente sottovalutato. San Giovanni ma anche san Giovanni Battista sono, purtroppo per loro, importanti veicoli di simbologia massonica. E poi e soprattutto, tutta la deriva modernista della Chiesa inizia con Giovanni XXIII (al secolo Angelo Roncalli) che indice il Concilio ecumenico vaticano secondo; anzi, a ben pensarci il successore Paolo VI era, sempre “al secolo”, Giovanni Battista Montini.
Ah, dimenticavo: per secoli nessun papa si chiamò Giovanni perché l’ultimo (appunto, un abusivo Giovanni XXIII) era un antipapa.
Ma allora, perché Bergoglio non scelse questo nome? Mi sovviene di qualcosa che lessi uno o due giorni prima del Conclave del 2013 da cui uscì papa il cardinale italo-argentino: sull’edizione digitale de La Repubblica (articoletto ormai stranamente scomparso nel nulla) qualcuno disse che il nuovo papa avrebbe dovuto chiamarsi Francesco.
Se a tutto ciò si unisce la, a questo punto molto probabile, ulteriore abdicazione (che brutto termine monarchico, parliamo di dimissioni come quelle di qualunque portavoce o amministratore delegato), dato che il 31 dicembre si è liberato un posto da “papa emerito” (titolo inesistente nella Tradizione e nel diritto canonico), capisco come qualcuno ritenga che la elezione di un nuovo “papa” non sia affatto certa; o quanto meno, di sicuro, per nulla indispensabile se non per la amministrazione della Vaticano s.p.a. .
Solo per questo ultimo aspetto, la ritengo invece necessaria. La detrascendentalizzazione della Chiesa (post)cattolica è ormai quasi perfettamente compiuta: spero che qualcuno, almeno riesca, a distinguere fra angeli e demoni.
A. Martino
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