ORA BASTA!

Come tutti quelli della mia generazione, i cosiddetti “boomer”, da ragazzi ci si incontrava quotidianamente in una piazza chiacchierando e bevendo qualche birra. E mi ricordo che ogni tanto se ne usciva qualcuno che aggiornava la combriccola della propria situazione sentimentale. In quel contesto mi colpiva immancabilmente un fatto. Quando qualcuno veniva “scaricato” dalla fidanzata oppure incassava il proverbiale “due di picche” dalla ragazza agognata, immediatamente veniva affermato senza indugi che tutte le donne fossero delle entraineuses (a parte la mamma e le sorelle, ça vas sans dire…).

Posso capire le ragioni di un cuore spezzato però penso basti avere una infinitesimale particella di buon senso per capire la stupidità e la puerilità insita nell’equazione per cui la donna sia intrinsecamente una putt…. 

Eppure è da una simile equazione che ci si può forgiare una propria visione del mondo, una propria ideologia e si possa pure costruire una carriera professionale e mediatica di tutto rispetto.

Sto parlando della scrittrice, mia conterranea Michela Murgia, deceduta il 10 Agosto all’età di 51 anni a causa di un tumore.

Michela Murgia si può definire a tutti gli effetti la versione femminile di Roberto Saviano, ovvero un’icona ultraprogressista e liberaldemocratica al cubo. In parole povere, come il suo omologo partenopeo, ella si è fatta portatrice di tutte le istanze e i desiderata delle élite globaliste. Quelle che vedono fascisti dappertutto eccetto che all’interno della propria cricca. Ma la peculiarità della scrittrice sarda è stata la sua pervicace idiosincrasia, se non vero e proprio odio, nei confronti del patriarcato e del maschio in quanto tale, soprattutto se di razza bianca.

E a quanto pare questo suo spiccato disprezzo verso tutto ciò che riguardi il maschio bianco fu innescato proprio da una delusione amorosa. Quindi specularmente potremmo dire che se tutte le donne sono di malaffare, ugualmente tutti gli uomini sono stronzi o bastardi. E di conseguenza intrinsecamente cattivi.

Va da sé che la Murgia ha sempre manifestato nella sua vita pubblica una malcelata avversione nei confronti della Chiesa Cattolica, poiché sostenitrice della famiglia tradizionale formata da un uomo e una donna. Almeno fino a Benedetto XVI (sic!). Da annotare anche un profondo giudizio della scrittrice defunta nei confronti della Madonna esplicato in opere come “Ave Mary” e “God Save The Queer”. 

E questa profonda avversione risulta oltremodo inspiegabile poiché Michela Murgia in passato fu un’attivista di Azione Cattolica. Quindi è evidente che ella dovette subire un profondo trauma spirituale per trasformarsi in un’icona dell’anticattolicesimo radicale

e militante.

Curioso notare che la morte della scrittrice sarda sia arrivata a due settimane dalla dipartita della cantante irlandese Sinéad O’Connor, anch’ella un simbolo dell’ anticattolicesimo duro e puro.

Ma ciò che colpisce è un fatto. Molto spesso le persone, quando vengono colpite da una malattia o da un qualsiasi avvenimento doloroso, reagiscono solitamente in due modi: o sprofondano nella disperazione o si riconciliano con Dio e con la propria Esistenza.

Michela Murgia invece, pur cosciente di essere consumata da un male incurabile, ha continuato pubblicamente a veicolare le proprie istanze cariche di livore.

Ora, anche come nel caso della O’Connor, bisogna avere bene a mente il concetto per il quale solo Dio è in grado di sondare il cuore degli uomini. E nessuno può escludere il fatto che sia la cantante che la  scrittrice si possano essere riconciliate intimamente con Dio nei loro ultimi istanti di vita. E anzi mi piacerebbe credere che Michela Murgia, tanto devota in passato, possa aver avuto la stessa grazia ricevuta da Bruno Cornacchiola nel lontano 1947. Costui era un protestante visceralmente anticattolico. Talmente “anti” che farebbe apparire O’Connor e Murgia come due suore orsoline. Per dirne una. Il nostro Cornacchiola si era prefissato l’obiettivo di uccidere il Papa a pugnalate appena se ne fosse presentata l’occasione.

Ebbene egli nel 1947 si trovava a Roma presso un luogo chiamato “Le Tre Fontane” quando inaspettatamente gli apparve la Madonna identificandosi come Vergine della Rivelazione. E immediatamente Ella si presentò al Cornacchiola esclamando: “Tu mi perseguiti. Ora basta!”. E da quel momento la vita del potenziale assassino del Papa fu rivoltata come un calzino. Egli si riconciliò con Dio e con la Chiesa e passò il resto della sua vita a diffondere i messaggi che la Madonna gli aveva rivelato.

Ed è per questo, come detto prima, che mi piace pensare alla Madonna sussurrare a Michela Murgia: “Ora basta!”. Per poi riaccoglierla tra le Sue braccia.

Una prece.

Alessio Paolo Morrone 

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