“CAMBIAMENTO CLIMATICO”, ANZI “EMERGENZA”, MA SOLO IN EUROPA
“Cambiamento climatico”, linguaggio troppo blando, oggi l’ordine è di indurire i toni, conseguentemente l’ONU alza il livello di “ansia della comunicazione” e usa il vocabolo “emergenza”. “Emergenza” che, però, parrebbe riguardare esclusivamente l’Europa.
Solo in Europa, infatti, vengono poste in essere “direttive” che, esclusivamente finalizzate ad abbattere l’inquinamento da fossili, hanno come conseguenza diretta quella di “abbattere” di un nulla l’inquinamento globale, banalmente perché l’Europa produce inquinamento da fossili per circa il 7,5% del totale mondiale, ma, allo stesso tempo, “disintegrano” il sistema economico produttivo europeo a tutto favore di quello di altre parti del mondo.
L’ONU da ormai molto tempo si occupa di tutto al di fuori del proprio compito più importante che è quello di mantenere la pace nel mondo.
I conflitti in corso, infatti, oggi sono ben 59, non solo quello in terra di Ucraina, suddivisi in tre categorie. Quelli definiti “mondiali”, i “regionali” ed i “locali”. Tutti causano vittime e povertà.
L’azione del ONU su questo piano non può che essere definita fallimentare, se non totalmente inutile, tanto è vero che le Nazioni Unite hanno completamente perso il ruolo di facilitatore, mediatore, della pace nei conflitti.
Certamente vi sono dei motivi che causano questo, ma a noi “cittadini semplici” interessa il risultato. E il risultato è ridicolo sul piano del contenimento globale della riduzione di inquinamento da idrocarburi e devastante sul piano socio economico per le famiglie europee.
Probabilmente sarebbe più utile iniziare con l’eliminare certi “carrozzoni” assai dispendiosi e poco efficienti quali l’ONU, e molte sue agenzie, e pensare ad un corpo intermedio apicale nuovo, più snello e focalizzato a garantire equilibri di pace in tutti i continenti del nostro pianeta.
Al netto di queste considerazioni non può non essere preso che in seria considerazione il documento che in data 30 luglio ha emanato l’ONU stesso in ordine al tema delle emissioni di gas serra di origine umana alimentate dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili.
In esso vi è scritto che dette emissioni “stanno provocando il caos sul pianeta”. Linguaggio “ansiogenò” a cui siamo oramai avvezzi dopo il momento pandemico.
Affermazione a dire il vero assai forte, forse mal tarata, soprattutto se tende a far passare il concetto che la cosiddetta “emergenza climatica” sia dovuta pressoché esclusivamente all’inquinamento da idrocarburi.
Il “cambiamento climatico” esiste ma, secondo molti scienziati meno intervistati di quelli che sono portatori della tesi avversa, ha molte origini e non solo le eccessive emissioni di CO2.
Questo, però, non toglie il dovere degli esseri umani tutti di ridurre drasticamente queste emissioni, ovviamente senza, a causa di questa scelta, peggiorare drasticamente la qualità della vita di noi tutti.
Fatto che, in primis, richiede il mantenimento inalterato dei megawatt prodotti al fine di garantire in pieno esercizio servizi e sistema industriale di ogni singola nazione, la nostra amata Italia prima fra tutti, oltre alla qualità della vita delle famiglie.
Tutto questo senza un incremento dei costi, anzi con una riduzione degli stessi al fine di permettere una più elevata competitività.
L’ONU nel suo documento dichiara che nel prossimo decennio è “imperativo smettere subito di usare i combustibili fossili, avviare e finanziare politiche di adattamento, soprattutto per le aree più vulnerabili, e dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030”.
Interessantissimo, altrettanto interessante sarebbe poter leggere come l’ONU propone di farlo.
Saprà l’ONU chiedere a Cina e Stati Uniti di compiere senza indugio ogni azione finalizzata a raggiungere questo importante obiettivo?
Le tonnellate di CO2 emesse in un anno dalla Cina sono, infatti, 9.838.754.027, quelle degli Stati Uniti 5.269.529.513. L’Italia ne emette 355.454.172.
Facile comprendere come, senza una drastica azione sulla produzione di inquinanti fossili di Cina e Stati Uniti, ogni azione europea ed italiana non potrà che rappresentare un granello di sabbia nel deserto.
Peccato che politiche non attente a commisurare gli impatti ambientali con quelli socio economici causeranno tanta povertà nella nostra amata Patria e incremento di ricchezza altrove.
Ignoto Uno
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