LA FORZA DEL DUBBIO

Socrate, filosofo greco spesso sulla bocca di molti, fu il primo a ragionare sulla cultura del dubbio come strumento per scardinare le “certezze” basate su affermazioni dei cosiddetti “sapienti” ma, al contempo, totalmente apodittiche.

Un “dubbio” basato sulla volontà della conoscenza, non scettico o assoluto, tantomeno negazionista.

Un “dubbio” colto, pronto ad accettare le affermazioni dei sapienti se risolto da risposte concrete basate sul confronto nella maieutica.

Un “dubbio” di un essere umano che “sa di non sapere” e, proprio attraverso questo atteggiamento “umile”, impedisce a coloro che attraverso “l’arroganza” impongono una “certezza” basata su ignoranza o interesse di “comandare”.

“Sapere di non sapere” come strumento per avvicinarsi alla “verità”.

Allo stesso tempo le radici della cultura occidentale trovano in Sant’Agostino colui che ci aiuta a riflettere sulle contraddizioni insite nel “dubbio”.

Dubitare non può essere un esercizio senza una motivazione reale per dubitare. Non si può “dubitare” su tutto.

Per paradosso colui che afferma di non avere certezze, cioè l’agnostico, nella sua stessa affermazione dichiara la “certezza” che non possono esistere “certezze”.

Definito questo limite, anche un padre del pensiero cristiano come Sant’Agostino trova nel percorso di ricerca basata sul dubbio lo strumento principe per cercare la “verità”. Verità che si forma sulla consapevolezza del fatto che l’essere umano può “errare” e, conseguentemente, basare le proprie scelte su “illusioni”.

Ragionando sul “dubbio” nel ‘600 troviamo Cartesio che inverte il percorso logico dichiarando che la “verità prende forma dal dubbio”.

“Dubito, quindi sono”, quel sempre menzionato “cogitò, ergo sum”, dice come il “pensiero”, basato sul dubbio, precede la “verita”.

Pensiero nel dubbio come “metodo” per crescere, migliorarsi.

Questo “metodo” è centrale per la crescita scientifica e per la democrazia.

Oggi, nel nostro occidente, tutto questo è spesso dimenticato, superato dalla cultura delle certezze imposte.

Chi non ricorda il “pensiero unico” imposto, non solo attraverso i media ma anche con vessazioni quali limitazioni gravi sul lavoro fino alla perdita del salario, nel periodo COVID?

Certezze oggi, spesso, non più tali nemmeno in chi al tempo le imponeva con toni anche arroganti quando non addirittura feroci.

Come dimenticare le brutali affermazioni utilizzate dagli “scienziati italiani” e dagli “opinionisti” sui media a reti unificate e sempre senza contraddittorio per delegittimare un premio Nobel per la medicina quale Luc Montagnier? 

“Scienziati italiani” che oggi, con una certa faccia tosta, hanno superato le loro certezze dichiarando che la “scienza si basa sulla ricerca degli errori”.

Oggi il nostro occidente vive di “etichette”, noi “cittadini semplici” siamo “ingabbiati” da steccati fatti di “etichette” poste dall’alto. Etichette che emarginano chi non le accetta.

Una “emarginazione” tipica dei sistemi totalitari.

“No Vax” è colui che su un determinato vaccino pone dubbi e chiede approfondimenti, peccato che l’etichetta di “No Vax” lascia credere che quel individuo nega l’utilità di tutti i vaccini, non che quello stesso individuo pone un “dubbio” su uno specifico vaccino, oltretutto totalmente nuovo.

Chi reputa che l’umanità si basa sull’uomo e la donna, maschio e femmina in natura, e che i “gender” non sono altro che espressioni di come gli stessi si rappresentano nella società è nell’ intimità, diviene immediatamente qualificato, etichettato, come “omofobo”. Etichetta assai impropria nella stragrande maggioranza dei casi visto che non si comprende perché il dichiarare che in natura un nuovo nato è il frutto dell’unione sessuale fra un uomo ed una donna non contempla nessuna ostilità verso chicchessia, dichiara esclusivamente una “ovvietà”.

Ovvietà che, al contrario di quanto subliminalmente contenuto nell’etichetta di “omofobo”, mantiene intero il desiderio di tutelare un altro essere umano che ha pulsioni sessuali con altri esseri umani dello stesso sesso. Ovviamente nel rispetto sia della consensualità reciproca che della maggiore età, unici elementi che contengono un elemento “politico”, tutto il resto è “intimità”, non “atto sociale”.

Chi sente il desiderio di approfondire i temi legati al clima e reputa, dopo aver molto letto, che lo stesso in natura è in continua evoluzione e che gli esseri umani debbano difendere la natura dall’inquinamento senza, però, far divenire la battaglia contro lo stesso un affare per pochi, viene etichettato come  “negazionista”.

Ennesima etichetta fuorviante

Vi sono anche altre “etichette” quali “razzista”, “misogino”, “trumpiano”, “filoputiniano”.

Tutte “etichette” usate come clave da pochi che intendono predeterminare i modelli sociali al fine di conseguire i propri interessi a discapito dei molti.

Praticamente se un essere umano nel nostro occidente non piega la testa viene immediatamente “convinto” con la forma evoluta del “olio di ricino” di fascista memoria, cosa se non quello è “etichettare” chi pone un “dubbio” rispetto al pensiero “dominante”?

Ecco il motivo per cui noi “cittadini semplici” dobbiamo ricuperare la “forza del dubbio”.

Un tempo i nostri avi subirono la tragedia di dover leggere che “il lavoro rende liberi”, oggi noi “cittadini semplici”, loro eredi, dobbiamo avere il coraggio di scrivere a quei “pochi” che “etichettano” i “molti” che il “dubbio rende liberi e, soprattutto, vivi”.

Ignoto Uno

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