PUTIN A SAN PIETROBURGO AL FORUM AFRICA-RUSSIA, DICE LA SUA SULLA QUESTIONE DEL GRANO E RASSICURA I LEADERS AFRICANI PROMETTENDO GRANO GRATIS
Di questi tempi, già il semplice tenersi a San Pietroburgo un forum internazionale (nella specie, trattasi di quello Russia-Africa), è se non un successo, una discreta soddisfazione geopolitica per Vladimir Putin oltretutto in un momento in cui i servizi segreti occidentali si interrogano apertamente, con un certo fastidio, sui motivi per cui la “madre di tutte le controffensive” stenta, o proprio non riesce, a decollare. Certo, partecipano solo diciassette capi di stato su quarantanove stati rappresentati (dato Adn Kronos) ma ciò è appunto, del tutto comprensibile; comunque di peso e significativa, ad esempio, la presenza del presidente egiziano Al Sisi.
Ma soprattutto, il cosiddetto zar ha potuto personalmente, cercando di sfatare la propaganda occidentale, garantire agli amici africani, che la questione del grano non li affamerà. La Russia, ha detto Putin, è pronta a fornire gratis 25-50mila tonnellate di cereali per i prossimi tre o quattro mesi ai Paesi africani in maggiore difficoltà.
“La quota russa del mercato mondiale del grano è del 20%, quella dell’Ucraina inferiore al 5%“, afferma il leader del Cremlino, come riporta Ria Novosti, evidenziando che Mosca “contribuisce in modo significativo alla sicurezza alimentare globale” e chi dice il contrario “semplicemente distorce i fatti“.
La Russia, ha detto Putin, è pronta a fornire gratuitamente 25-50mila tonnellate di cereali per i prossimi tre-quattro mesi a Paesi africani particolarmente bisognosi.
Il leader moscovita ha ribadito che, nonostante lo sforzo di buona volontà russo nel raggiungere l’accordo di un anno fa (proprio per non fare la parte del cattivo globale, questo lo aggiungo io), ora il Cremlino ha dovuto non rinnovare l’accordo per gli ostacoli euroatlantisti all’export di fertilizzanti e beni alimentari. In altre sedi, la Russia ha anche lamentato l’utilizzo delle rotte commerciali per finalità militari.
Ma nelle cancellerie occidentali, però, si pretende la firma su un pezzo di carta da un Paese contro cui sono in guerra per procura, e non si riesce ad andare oltre lo strapparsi le vesti per la “gravissima decisione” non tanto per legittima ansia umanitaria ma per il sudare freddo che una enorme carestia provocherebbe sui flussi migratori, a carico specialmente dell’Italia, ma anche degli altri Paesi mediterranei.
La Russia non può “ricattare usando l’arma del grano” ed eticamente c’è forse un fondo di teorica verità , però loro possono arrivare al ventesimo o non so quale “pacchetto di sanzioni” e a confiscare beni di cittadini russi semplicemente in quanto tali, con un semplice decreto e senza una pronuncia giudiziaria: mah, evidentemente di diritto internazionale non ho capito nulla…..
Vladimir Vladimirovic sostiene pure la pretestuosità ipocrita della problematica umanitaria dato che, grazie all’accordo raggiunto per la mediazione turca ma non rinnovato, l’Ucraina avrebbe esportato 32,8 milioni di tonnellate di beni alimentari, ma il 70% si sarebbe diretto a Paesi a reddito medio-alto, anche dell’Ue, mentre meno del 3% sarebbe stato inviato in Etiopia, Somalia e Sudan.
A. Martino
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