ALESSANDRA MUSSOLINI, ORA ANCHE ANTIFRANCHISTA: INDECENZA POLITICA E NULLITA’ IDEALE SENZA LIMITI. LA SMETTA DI CONSIDERARE GLI ITALIANI FANTOCCI MUNITI DI MATITA ELETTORALE E TELECOMANDO, PER I SUOI MUTEVOLI INTERESSI FAMILIARI.
Adesso Alessandra Mussolini, in tutta sincerità, ha proprio rotto. L’esultanza all’insuccesso elettorale della Destra spagnola ha fatto traboccare il vaso, e non posso rimanere zitto.
Sarebbe ora che questa signora smettesse di considerare gli italiani come burattini con matita elettorale in mano di cui servirsi per ottenere benefici ed emolumenti inaccessibili ai più sostenendo la recita della Nipote d’Italia (il Duce le era nonno, ma la Sofia nazionale le è zia materna) con cui lucrare pingui emolumenti da parlamentare nazionale od europeo; e con i quali, ultimamente, cimentarsi da maestrina del Pensiero Unico politicamente corretto (pazzesca inversione ad U ideologica), forse aspirante madrina del Gay Pride.
Non c’è limite all’opportunismo e alla mancanza di pudore politico: prima si è sfruttato il marchio Dux (così lo chiamerei), poi constatato il calo di “fatturato” dovuto anche al progressivo, inevitabile, ridimensionamento anagrafico dei nostalgici, si è buttata a capofitto sul politicamente corretto, optando per una carriera tra le più prestigiose e conferenti visibilità, cioè i “diritti”. Non più degli italiani in genere, ma di una particolare categoria universale che ben conosciamo.
Ecco un estratto di alcune sue esternazioni da clone di Elly Schlein o Monica Cirinnà, la quale ha oggi commentato la sconfitta di Vox alle elezioni politiche spagnole come un “segno di civiltà”, in curiosa sintonia con l’ANPI: una Mussolini bellaciao formalmente sostenitrice in europarlamento dell’utero in affitto, nel bestiario dei Nuovi Mostri della politica italiana. E in effetti, l’esemplare merita una gabbia tutta sua e in evidenza, proprio vicino al botteghino dello zoo (o bioparco, come sicuramente la buona Alessandra ora lo chiama in purissima neolingua).
7 febbraio 2023, alla stampa a proposito del questionario per il rilascio del lasciapassare diplomatico europeo che chiede di dichiararsi “maschio” o “femmina”.
“Ho chiesto di cancellarmi dalla lista: lo trovo un atteggiamento discriminatorio, quindi non intendo ricevere il lasciapassare”.
4 ottobre 2022, a Da noi a ruota libera su RAI 1.
“…….Basta con questo sesso e sessualità, ognuno è fluido come vuole: una volta sei così, una volta sei colà. Basta. Vuoi vedere che divento fluida pure io?»….. Vedendo quanto soffrono gli adolescenti, quando hanno paura di dire le verità in famiglia, capisci che hai proprio toppato». Inoltre: «Si deve fare di più. Molto spesso i ragazzi, specie i maschi, diventano anoressici perché non riescono a esprimersi».
10 agosto 2021, intervistata dalla patinatissima Vanity Fair.
“…quella proposta da Zan è una legge doverosa perché è un semplice prendere atto di qualcosa che esiste già nella società. Per me la sessualità è un fatto personale, e anche temporaneo. Nella vita cambiamo tutti: in base alle esperienze, alle cose che ci accadono. Parlando con i miei figli ho capito che per i ragazzi l’orientamento sessuale non è nemmeno un tema: è come mettersi un abito che puoi cambiare, e a nessuno importa com’è….”.
Eppure, tanto per dirne una, battibeccando con Vladimir Luxuria e Antonio Di Petro a fuoco concentrico a Porta a porta nel 2006, se ne uscì imbufalita con un in effetti un po’ pesante “Si veste da donna e pensa di poter dire quello che vuole. Meglio fascista che fro.io”, che fino a pochi anni fa, ovviamente, gli è stato addebitato come una irredimibile bestemmia.
Proprio dalle scuse per l’episodio sollecitate durante una puntata del popolare show di Rai 1 Ballando con le stelle di ottobre 2020 (piena “dittatura sanitaria”), credo possa datare la sua progressiva ma rapida conversione: la soubrette-attrice-politica, da allora, partecipò ad altre trasmissioni di trash di classe (concetto contraddittorio al massimo, lo ammetto), che in una TV pubblica deputata ad arma di distrazione e lobotomizzazione di massa, sono di assoluto primo piano e indubbia renumeratività. Vale dire, Tali e quali show e Il cantante mascherato.
Mi sembra molto probabile, anzi quasi scontato, che la Nipote d’Italia, chiamata ai piani alti di Viale Mazzini (o di Saxa Rubra, non saprei) abbia stipulato una specie di impegno: da parte sua un nome che tutto sommato ancora tira e incanta non pochi vecchietti, o forzanovisti di quart’ordine e infimo livello intellettuale, ma anche l’impegno all’abiura di ogni eresia e scorrettezza che di lei comunque fanno immediato oggetto di rinfrescato interesse quindi di audience; da parte di Mamma RAI, cachet per nulla trascurabili oltre al divieto di qualunque rivangare il passato familiare (e che passato…).
Per il network pubblico cui è largamente demandata l’ “istruzione popolare”, poi, l’accordo è a maggior ragione interessante, dato che una così imprevedibile conversione al Dogma politicamente corretto, va a impattare su fasce di telespettatori e opinione pubblica solo apparentemente non scalfibili nella loro “omofobia”, ma in realtà poco strutturate ideologicamente (intellettualmente, poi, lasciamo stare).
Ma la dinamica televisivo-commerciale al tempo orwelliano del Pensiero Unico non è la sola spiegazione alla conversione della Nipote: vi è qualcosa di più intimo, e in un certo senso degno di comprensione (ma poca, molto poca). E si tratta del mitico, italianissimo “cuore di mamma” che è come dire, con citazione più vicina alle sue illustri ascendenze napoletane “i figli so piezz e core”.
E’ evidente dalle sue dichiarazioni che tra persone a lei vicinissime, si sono scoperte “fluidità”, o come si diceva una volta “diversità”. E allora? Come scoprire che un proprio caro ha scelto la via del delinquere non comporta l’apologia di reato o costruire una filosofia del crimine, così un evento del genere non dovrebbe comportare il buttare a mare tutto ciò che fino a poco prima si è detto o fatto.
A meno che Alessandra Mussolini, già dalla prima trionfale campagna elettorale al disfacimento della Prima repubblica con Tangentopoli, non abbia sempre e solo recitato: forse, anche la commozione a commentare il trattamento famigerato alla salma del nonno, fu non dico insincera (non mi permetto), ma magari supportata dai suoi primi passi attoriali. Forse, l’antico fervore in apparente prosecuzione ideologica del retaggio dell’avo (e del padre) era solo tutela di un patrimonio di famiglia concretamente sfruttabile e lautamente monetizzabile.
Comunque, e concludo, i maschi “che non riescono a esprimersi” o gli adolescenti che “soffrono” lo fanno non tanto per una società meschina, retriva e omofoba, ma anche o piuttosto per motivi più intimi e prossimi come, che so, un padre non proprio tutto “casa lavoro e chiesa”…
A. Martino
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