BARBARA D’URSO O FABIO FAZIO POSSONO ANCHE PERDERE IL POSTO, MA NELLA TELEVISIONE ITALIANA IL POLITICAMENTE CORRETTO, ANCHE NELL’ERA DI GIORGIA MELONI, NON E’ SOSTANZIALMENTE MESSO IN DISCUSSIONE

Il mondo della televisione generalista italiana vive un momento di cambiamenti e novità. Se questi siano effettivi o apparenti, è presto per dirlo e ho i miei dubbi in merito alla effettività delle presunte svolte, che in seguito esporrò. Un cambiamento in peggio, lo si avrà di certo con la scomparsa improvvisa di Andrea Purgatori, che con la sua Atlantide di La 7 e le notevoli inchieste, ha dato molto al giornalismo e alla divulgazione di Storia contemporanea.

Comunque sia, sembra che due siano gli eventi alla base delle scosse sismiche del mondo televisivo: il governo Meloni e il trapasso di Silvio Berlusconi.

Mentre al primo sono ascrivibili il cambio dei vertici RAI e la uscita di scena (almeno sui canali pubblici) di Serena Bortone o di Lucia Annunziata per non parlare di Alberto Matano, o di Fabio Fazio con l’allegata Luciana Litizzetto, al secondo è sicuramente ascrivibile la chiusura dell’era di Barbara D’Urso che con il suo programma pomeridiano oltre che quello domenicale, avrebbe secondo molti (secondo me con esagerazione) regnato sul trash televisivo. Sta di fatto che pare proprio che il siluramento della Barbara che grazie alla “calza” e a una specie di aureola, sullo schermo non invecchia ma ringiovanisce, sia stato uno dei primi atti di Pier Silvio Berluscono alla morte del padre e alla conseguente totale direzione del gruppo Mediaset. Evidentemente, la signora, ma ancora di più la sua concezione di televisione, doveva stargli proprio sullo stomaco. Accreditato come suo possibile successore, il giornalista Mediaset Andrea Giambruno compagno della premier Meloni (il che sarebbe politicamente folle e autolesionistico, non posso crederci).

Per quanto riguarda Bianca Berlinguer, sembra che come per la Annunziata, vi sia stato un esodo da RAI del tutto volontario.

Inizia l’era in RAI del meloniano di ferro Pino Insegno (Amadeus e Carlo Conti devono rassegnarsi a qualche conduzione in meno).

Noto una certa logica, per quanto riguarda la RAI, coerente con il malessere dell’area governativa all’epoca dell’ultimo San Remo e delle sue solite provocazioni LGBT e pensierouniciste. Se ci si fa caso, la scure si è abbattuta sul Fazio e la Litizzetto di Che tempo che fa (quanto di più politicamente corretto il primo e di più fazioso e predicatorio la seconda), su Alberto Matano (l’omomarito d’ Italia a pari merito con Tiziano Ferro che però vive in California) e su Serena Bortone (vera e propria militante arcobaleno). Ma attenzione a non darla troppo a vedere, perché Claudio Lippi nuovamente con un piede sulla soglia di Casa RAI, ha pagato ben cara con una immediata proscrizione, la sua ingenua esternazione secondo cui in RAI ci sarebbero troppi gays.

Forti perplessità circa una effettiva e radicale virata nelle ideologie di fondo dei grandi media audiovisivi, mi suscitano soprattutto le opinabilissime sanzioni contro i telecronisti sportivi Lorenzo Leonarduzzi e Massimiliano Mazzucchi; nonché il “reato di opinione” del giornalista Filippo Facci.

Che hanno combinato i tre? Niente materialmente e ai sensi del codice penale, ma tanto nel senso della scorrettezza politica: e qui casca il proverbiale asino. Ossia: che differenza vi è, a questo punto, tra la RAI di rigorosa matrice pensierounicista di Fuortes e quella sedicente “di destra” di Sergio? Forse, che è scongiurata una diretta a reti unificate da qualche gay pride? Tutto qui?

La concepita striscia informativa in autunno su Rai 2 di Filippo Facci (nella foto, giornalista di Libero come vediamo non nuovo al parlare e scrivere in libertà) è stata abortita per qualche parolina “sbagliata” sul presunto stupro addebitato al rapper Larus (figlio del quasi omonimo presidente del Senato). I telecronisti Leonarduzzi e Mazzucchi sono stati richiamati nientemeno che con urgenza dal Giappone, dove seguivano per RaiPlay i campionati mondiali di tuffi, a causa di qualche battuta goliardica in fuori onda presunto (un classico) sui cinesi che pronunciano la erre come elle (lazzo scontato da un secolo e mezzo), o qualche innocua battuta “sessista” o di “body shaming” (la neolingua vive coerentemente di neologismi) sulle forme di qualche tuffatrice.

Pensiero Unico e correttezza politica sono ancora tra noi, e Fratelli d’Italia ha ansia di prestazione nel dimostrare la sua omologazione sostanziale, al di là delle piccole soddisfazioni in materia da fornire agli strati più ingenui del proprio elettorato.

A. Martino

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