IN LITUANIA, AL VERTICE DELLA NATO, SI È CELEBRATA LA “FINE DI UNA STORIA TRISTE”

Ormai esiste un chiara dicotomia tra ciò che è la narrativa del mainstream e ciò che è la realtà nuda e cruda.

Noi siamo gli unici che – non essendo finanziati da nessuno, né avendo padroni che possano imporci una linea, se non la nostra coscienza e la volontà divina – possiamo permetterci il lusso della verità.

Così, parafrasando Costanzo: “lo stupore di Zelensky nello scoprire che l’amore appena NATO per il Patto Atlantico è già finito”, non ci ha sorpreso più di tanto perché, noi de “l’Ortis”, già il 4 maggio 2023, con un nostro articolo, vi raccontammo come sarebbe andata a finire.

L’Ucraina non può attualmente essere ammessa alla NATO perché è in guerra, ma questo Kiev lo sa da sempre, e non potrà accedere in futuro all’Alleanza Atlantica perché:

  1. Per essere ammessi nel Patto Atlantico, come recita l’Art.10, occorre l’unanimità di tutti i Paesi membri e l’Ungheria non è disposta a togliere il veto se prima l’Ucraina non restituirà a Budapest la regione della Transcarpazia, il che significa mai!
  2. In base all’Art.1 ed all’Art.8: non possono aderire alla NATO Paesi pronti a muovere guerra per rivendicazioni territoriali (vedi rivendicazione della Crimea da pare dell’Ucraina).
  3. Nessuno e men che meno gli Stati Uniti, sono disposti a scatenare la III Guerra Mondiale per l’Ucraina.

Così come il Governo di Kiev non otterrà neanche l’adesione alla Unione Europea perché ci sono dei parametri fondamentali da rispettare – sia a livello legislativo che economico, così come sul piano dei diritti umani e della democrazia – di cui, oggi, l’Ucraina è completamente sprovvista come un altro grande candidato, la Turchia, il quale da oltre vent’anni è in lista d’attesa.

Ergo Kiev dovrebbe prima provvedere ad una serie di riforme strutturali che la impegnerebbero a dir poco per svariati decenni e poi sperare che le condizioni politiche attuali restino tali fino alla fine del percorso di riforma, il che vuol dire, in altre parole, non cavare un ragno dal buco.

Quindi, per Washington, l’Ucraina è una “carta fatta”, un Paese buono solo per essere impiegato in una guerra per procura e usato, poi, per rilanciare le economie dei Paesi che prima hanno fornito le armi e successivamente ricostruito i palazzi danneggiati dalle bombe.

Qualcuno a questo punto potrebbe pensare che la nostra è una visione troppo cinica, ma tant’è la realtà!

Infatti se si vanno a vedere i vari bilaterali tenuti per la ricostruzione in Ucraina, tra cui anche il nostro Governo né ha tenuto uno il 26 aprile del corrente anno, ci si renderà conto di come l’interesse dell’occidente, più che verso la salvaguardia della cosiddetta democrazia in quel di Kiev, sia rivolto alle risorse che da quelle terre possono essere prelevate nelle più svariate forme, ivi compresa la speculazione  edilizia.

Ecco perché, anziché la trattativa, Bruxelles ha sempre spinto verso la resistenza armata ad oltranza.

Tuttavia nessuno ha fatto i conti con la Cina che, a differenza degli Stati Uniti, ha i soldi pronti per una immediata ricostruzione sia della parte ancora sotto il controllo di Kiev che quella sotto legida di Mosca.

L’Ucraina rappresenterà per Pechino l’acquisizione della tessera mancante per la realizzazione della “Nuova via della Seta”.

In altri termini, a fronte di un’enorme spesa militare, gli occidentali, li non potranno poggiare un solo chiodo!

Zelensky, politicamente parlando, non è immortale: finito il conflitto, con la non adesione alla NATO e la non adesione all’UE, sparirà miseramente dalla scena politica nazionale ed internazionale.

E questo quadro lo abbiamo visto plasticamente a Vilinius grazie alle immagini che hanno ritratto un Presidente Ucraino isolato e avulso dal contesto.

Lo abbiamo detto fin dal primo giorno dell’Operazione Speciale”, se Zelensky amasse realmente il proprio popolo avrebbe dovuto riconoscere immediatamente l’indipendenza del Donbass e l’annessione della Crimea da parte della Federazione Russa: molto sangue e distruzione sarebbe stato risparmiato, tanto, alla fine, Mosca riuscirà a raggiungere ugualmente tutti gli obiettivi che si era prefissata.

Dato che le Superpotenze, ragionano, si muovono ed agiscono da Superpotenze, coloro i quali vogliono fare i furbi con queste, senza tuttavia avere i fondamentali, rischiano, come le volpi, di ritrovarsi in pellicceria.

E così Erdogan, alla fine, è stato costretto ad accettare l’ingresso della Svezia nella NATO senza ottenere nulla di quello che si era prefissato da questa partita e per giustificarsi con il suo popolo ha vaneggiato di un ingresso nell’UE, ma questo non avverrà mai fin tanto che Ankara avrà delle mire espansionistiche nei Balcani, in Nord Africa e nel Mediterraneo in generale, parola di Italia, Francia e Germania.

In altri termini, in Lituania si è celebrato il “funerale” di Zelensky e della sua Ucraina.

Lorenzo Valloreja     

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