LO SCENARIO DEL GIORNO DEL GIUDIZIO DI PUTIN

Possiamo noi respingere l’idea di una remota possibilità che Putin possa alla fine coinvolgere il nucleare?

A circa un anno di distanza dall’inizio del conflitto in Ucraina, oggi più che mai sentiamo di aver raggiunto un livello di allarme elevato che rischia di innescare il fatidico Armageddon, di cui chiunque finora avrebbe temuto nella remota possibilità di una quasi impossibile guerra nucleare. Ma nella posizione attuale dei vari stati coinvolti, in questo vento millenario di morte, l’escalation belligerante che potrebbe coinvolgere le armi nucleari in territorio ucraino sono avvertite all’apice del nostro vissuto più prossime che nel nostro passato. L’ideologia di un punto di non ritorno è lì che attente ascosa dietro l’angolo e, secondo una diversa logica degli eventi conclamati, alcuni uomini lungimiranti possono addirittura scorgerne la coda.

Tuttavia ciò diventa possibile quando si vocifera allo stato di guerra, nulla è lasciato al caso! L’America e la Russia si lanciano reciproche accuse, presentandole come uniche e veritiere, lamentano l’offensiva mentre si contendono un vasto territorio, ciascuno per le proprie motivazioni, e nel caos della propaganda e della disinformazione ai comuni mortali tocca trarre conclusioni affrettate rinchiusi negli anfratti della propria lucidità.

Chi potrebbe realmente giustificare la deflagrazione di una bomba atomica?

Chi potrebbe definire se la pianificazione di una “bomba nucleare sporca” ripiegata sulle responsabilità di Mosca sia contestualmente notizia vera o falsa?

Chi potrebbe stabilire l’esatta pianificazione delle forze ucraine nei confronti degli antagonisti russi?

E chi, in contropartita, potrebbe giustificarne il lancio se le ragioni della preoccupazione del Pentagono sulle falsità russe fossero infondate, ragion per cui le motivazioni della controparte russa ipotizzerebbero un grado di verità?

Quindi in tal caso come potrebbe la Russia non coinvolgere il nucleare se l’Ucraina armata dall’America, probabilmente anch’essa con il nucleare, si appresti a farne un uso illecito su se stessa ripiegandone la detonazione su Vladimir Putin!

Chi potrebbe in tal caso biasimarlo? Chi potrebbe esortarlo dal desistere, per quale motivo?

Ciò che potrebbe distogliere dalla mente da una definita e corretta situazione strategica sul campo di battaglia in Ucraina é l’idea che la Russia possa aver sofferto una battuta d’arresto con il ritiro delle truppe della città di Kherson. Questa voce propagandata a lungo in questi ultimi due mesi è solo un espediente per accentuare la speme occidentale secondo la quale l’esercito russo abbia risentito il colpo del mantenere il territorio conquistato durante le prime settimane di invasione. Niente di più erroneo!

C’è un gran vociferare sugli eccessi dei calcoli errati del presidente Vladimir Putin. Il suo processo decisionale mutevole e impulsivo che rende, come scrivono, pericoloso l’evolversi della situazione ucraina dipende solo dall’effettiva continuità degli eventi concatenati al conflitto. Ormai è palese che l’annessione della Crimea del 2014, successivamente conclamata dietro regolare referendum proclamato nella penisola, assume un significato totemico, non che strategico, al fine di garantire un adeguato finale alla contesa che tuttora sembra non assurgere verso una pace tra le due fazioni. In effetti il leader russo è realmente convinto che il conflitto iniziato abbia una posta in gioco esistenziale per il suo paese, il suo regime e il suo governo, quindi diventa consapevole di non potersi permettere una disfatta, poiché perdere significherebbe sacrificare la Russia e il suo popolo al regime americano attualmente al potere degli Stati Uniti d’America.

Pochi crederebbero che in nessuna condizione il tintinnio delle sciabole nucleari del Cremlino tuonerebbe sui territori ucraini, ma nessuno vieta che possa essere addirittura Washington a poter far tuonare, direttamente o indirettamente, i primi afflati delle sue trombe mortali. In verità siamo di fronte al momento in cui non esiste alcuna forza rassicurante che desti dal pensare il contrario. L’unica assicurazione si comprime nella speranza di un ritorno alla normalità, perlomeno apparente.

E questo è un fatto altamente allarmante!

C’è inoltre un gran vociferare sulle possibilità che la Russia possa usare l’artiglieria nucleare su una potenza non nucleare nel caso in cui l’incolumità dello Stato russo possa essere a rischio di attacco, ma lo stesso Putin non ne farebbe uso per difendere i territori che, secondo il diritto internazionale, fanno parte dell’Ucraina. L’impiego di armi nucleari in territorio ucraino potrebbe nuocere alle forze russe, alle popolazioni civili della Crimea e dei recenti territori annessi del Donbass.

Che tipo di impatto potrebbe avere nei confronti dei partner economici dello Stato russo qualora il presidente Vladimir Putin dovesse dare l’ordine di far esplodere un ordigno nucleare, anche se di bassa frequenza? Credo che in un momento di pura follia qualunque alleato o partner economico sarebbe travolto da una reazione negativa, quindi anche Cina India e Turchia in tal caso, ma noi siamo consapevoli che quello che sta accadendo non è uno stato di follia pura, piuttosto l’inizio di qualcosa che va ben oltre la razionalità. E nel momento in cui la stessa razionalità viene colpita dalla follia degli eventi, tutto ciò che convenzionalmente è impossibile diventa possibile… Ragion per cui credo che questa remota possibilità sia stata già ampiamente discussa e che Putin abbia pieno titolo delle sue azioni, a seconda di quelle che risulteranno avverse all’incolumità della sovranità della Russia.

Finora i leader ucraini hanno ipotizzato che la presenza americana di contrasto alla minaccia russa possa in qualche modo escludere l’uso delle armi nucleari, d’altronde sono sicuri che la deterrenza dell’America possa influenzare i calcoli del Cremlino, ma in realtà credo che i generali russi abbiano una precisa strategia tattica mirata a colpire la resistenza militare ostile presente sui territori invasi piuttosto che infierire direttamente sulle popolazioni civili; sta di fatto che l’uso di una forza convenzionale da parte degli Stati Uniti d’America, secondo loro, possa risultare schiacciante contro le risorse militari russe in Ucraina, al fine di evitare la minaccia di un attacco nucleare, inoltre essere di slancio per garantire la disfatta russa e quindi farlo desistere dal continuare.

Il primo errore commesso dai vari interlocutori occidentali è stato quello di dichiarare illegale l’annessione dei territori del sud-est ucraino nei quali, in realtà, è stato istituito un regolare referendum popolare controfirmato dai vari rappresentanti locali, desiderato e votato dal popolo autoctono la cui quasi totalità ha espresso, mediante un voto, la scissione definitiva dall’Ucraina in seguito alle crudeli barbarie inflitte senza motivo dalle milizie naziste ucraine e dagli eserciti nazionali minacciandone la loro stessa sopravvivenza.

Nonostante la propaganda negativa e la disinformazione mediatica stiano cercando di dipingere l’avanzata russa come una continua disfatta senza pari, dalla realtà dei fatti evince che Vladimir Putin non vede l’annessione di questi territori – che per tradizione erano già appartenenti alla sua patria in seguito lasciati progredire singolarmente – come aspetto determinante della sua eredità, quanto piuttosto avverte la possibilità che la Russia possa rimanere preservata dall’ottemperanza occidentale transatlantica, in primis l’America, facendosi scudo esistenziale attraverso quei territori limitrofi, garantendone a sua volta la sicurezza, che ne garantirebbero l’incolumità nello spazio e nel tempo.

Sul territorio di Crimea è un gran discutere, molti opinionisti ed esperti sono convinti che egli, il Presidente Putin, non sia in grado di difenderne i suoi confini sul piano di uno scontro di tipo convenzionale, a tal punto che l’impiego dell’arma nucleare possa diventare l’espediente che eviti di dipingerlo come debole agli occhi del Cremlino, minacciandone la stessa sopravvivenza politica interna. Ma ciò che sfugge quando si disserta sulle capacità del presidente russo è l’attendibilità. Il più delle volte si tralascia un elemento fondamentale per comprendere il suo eventuale stato di debolezza, il che potrebbe risultare solo apparente, quindi intendo la piena credibilità che il popolo russo attribuisce al suo leader politico e alle azioni ad esso confacenti per la difesa della sovranità culturale politica e religiosa del loro enorme paese. Il presidente Vladimir Putin non permetterebbe che il prossimo presidente russo sia un nuovo ulteriore Zelens’kyj! Il popolo russo è consapevole che il loro presidente  abbia difeso per anni i confini dello Stato, nonostante ci siano stati momenti di perplessità generati dalle false lusinghe occidentali, consapevole della sua visibilità agli occhi del mondo, consapevole che la sua eredità nel futuro, il dopo Putin, venga conclamata verso qualcuno che ne possa seguire le sue orme. Il popolo russo è consapevole che il regime imposto dal Cremlino è un sistema politico autoritario ma, in definitiva, molto più liberale di quello che subirebbe se fosse sopraffatto da un regime neoliberista di tipo occidentale. Il nostro sistema economico basato sul neoliberismo finanziario, avvertito come sinonimo di falsa democrazia, è molto più temuto dalle popolazioni e dai governi non affiliati alla Nato, in quanto l’adesione viene percepita come morte della sovranità di uno Stato, la morte di quella sovranità avvertita ormai da anni in quasi tutti gli stati membri della stessa organizzazione.

Ragion per cui, nonostante sia convinto che l’impiego del nucleare rimanga solo un deterrente in extremis, nulla vieti che in caso di pericolo l’uso di armi nucleari, anche di bassa frequenza, diventi un modo come altri per difendere il territorio russo da un eventuale aggressione convenzionale e non.

Dal punto di vista di Mosca, i territori annessi dopo l’effettivo referendum legale, a differenza dell’opinione occidentale, appartengono di fatto alla Russia. Perderli a causa di un esercito invasore potenzialmente aggressore rappresenterebbe un anello di debolezza che potrebbe risultare indispensabile, secondo la convinzione di Putin, alla realizzazione dell’obiettivo dell’Occidente, nel sostenere l’Ucraina nel conflitto, di distruzione del paese optando per un cambio di regime al Cremlino.

Di conseguenza la Cina non ritratterebbe i suoi rapporti con la Russia nel caso in cui la situazione dovesse precipitare, né lascerebbe che la sua influenza economica fosse di slancio per uno scoraggiamento. La Cina è consapevole che la problematica attuale ha un origine americana, ragion per cui il mantenimento dei rapporti con il regime russo sarebbe di scudo anche per se stessa, dopotutto anche i suoi rapporti con il governo americano, al momento congelati da calma apparente, è risaputo che non siano idilliaci, anzi piuttosto tesi e prossimi a terribili coinvolgimenti. La Cina conosce gli intenti della governance americana di voler destabilizzare la grandi potenze antagoniste per essere nuovamente artefice di un potere assoluto nel mondo.

Per quel che concerne l’utilizzo della bomba atomica sui territori ucraini da parte del comando militare russo a nome di Vladimir Putin è un gran parlare in questi ultimi tempi. In Occidente i nomi altisonanti del mondo militare e politico sono quasi convinti che alla fine, pur di non perdere la sua guerra, egli sarebbe indotto a farne uso. Un dato di fatto, un dato per scontato, che implica l’impiego di tutti i mezzi militari bellici, ad opera della Nato in aiuto dell’Ucraina, al fine di destare l’operato del presidente russo costringendolo ad una resa forzata. Si pianificano strategie da applicare contro l’avanzata russa, che definirei piuttosto difesa dei territori finora martoriati dagli eserciti ucraini contro la popolazione civile filorussa, dando per scontato la sconfitta finale dell’esercito russo, senza altresì tenere in considerazione dell’effettiva potenza bellica di Mosca, la quale finora ha tenuto testa all’esercito ucraino nonostante sia aiutato dai mercenari della Nato presenti sul territorio, nonché coadiuvato dell’insieme dei mezzi armati occidentali inviati in soccorso. Questa situazione stabilisce le reali condizioni strategiche e militari del conflitto poiché mentre l’Occidente prospetta e propaganda un comportamento fallace da parte degli eserciti russi presenti nei territori del Donbass, nella realtà l’avanzamento russo ha finora liberato interi territori in precedenza controllati dagli eserciti nazisti ucraini, responsabili di violenze sulle popolazioni presenti sui luoghi dove, per conto di organizzazioni occidentali, essi esercitavano un controllo difensivo sulle basi militari strategiche e sui centri di ricerca biologici.

Dinnanzi allo sterminato silenzio incomprensibile, in contropartita, vorrei mettere in luce un aspetto che, alla luce dei fatti, non viene assolutamente considerato da coloro che hanno assunto la responsabilità di diffondere concetti e presupposti su questo conflitto. Siamo consapevoli di essere in presenza di due colossali potenze mondiali altamente belligeranti, entrambi contendenti un primato di supremazia militare, l’una non meno importante dell’altra, che vantano la presenza operativa di un coinvolgimento del tipo nucleare.

Dunque, vorrei asserire che non sento palesare altro che cercare proseliti sulla possibilità che la Russia possa sganciare la prima bomba atomica del nuovo millennio contro un paese ad essa ostile, suggellando l’inizio di una nuova epopea di guerre che potrebbero assurgere a nuovi livelli di stragi di massa mai visti finora dalla fine della seconda guerra mondiale. Ma siamo egualmente consapevoli che anche gli Stati Uniti d’America possiedono un armamento nucleare degno di ampia considerazione, una nazione non meno pericolosa della sua antagonista russa, e vorrei aggiungere non meno predisposta a farne uso qualora ne fosse costretta o autorizzata. Siamo consapevoli che le azioni belligeranti del presidente Joe Biden non siano meno contraddittorie di quel che noi europei ci aspetteremmo da un presidente alleato. Anche la governance americana non ha escluso l’impiego del nucleare in caso di bisogno o di difesa, ragion per cui non escluderei che possa essere l’America a detonare la prima bomba atomica, in qualsivoglia stile prediliga, e quindi tornare ad essere nuovamente artefice di un genocidio di massa di portata colossale, come nel passato … ed aprire “les nouvelle dances macabres” in uno scenario di morte globale, difatti già reduce di aver compiuto una duplice detonazione nucleare nel Giappone segnante l’inizio della civiltà moderna alle spalle della dipartita di una civiltà vetusta di poco precedente, che rasenti l’ouverture di una nuova epopea, dalla governance stessa definita “the great reset”, che di gran lunga potremmo definire terza guerra mondiale.

Mi domando se questa guerra pianificata in Ucraina possa essere realmente fermata! Ebbene sì, sarebbe possibile, sarebbe una strategia lungimirante anche per il nuovo ordine mondiale… di quell’ordine delle cose che risiede nella mia mente ovviamente, e sarebbe possibile, seppur improbabile, soltanto se la governance degli Stati Uniti d’America decidesse di sedersi a tavolino con la Russia per varare le sorti delle popolazioni afflitte del Donbass e della rimanente nazione Ucraina, cresciuta negli ultimi anni in uno stato confusionale prettamente instabile!

In fil di logica, sarebbe utile ricordare che l’America farebbe l’impossibile nel prevenire che la guerra nucleare raggiunga le sue soglie. Ciò che la sua governance teme è una possibile espansione conflittuale che possa giungere sulle coste americane, ragion per cui eviterebbe un conflitto diretto contro la Russia. Joe Biden conosce il suo antagonista russo e sa perfettamente che Vladimir Putin è un uomo di parola, un uomo che non scherza di fronte alla difesa della sua madre patria. Quindi immagino che la deterrenza nucleare valga per entrambi i paesi in contestazione come ultima risorsa effettiva, anche se purtuttavia non ne potremo essere certi!

È un gran ripetere che il presidente russo potrebbe agire d’impulso se gli accadimenti del conflitto dovessero scivolare rapidamente nell’ipotesi di veder deteriorare la situazione militare, rendendo qualunque azione diplomatica successiva pressoché impossibile. Ma sulla scia delle perplessità delle sorti del conflitto, nessuno evidenzia le eventuali reazioni avverse qualora la situazione militare ucraina, coadiuvata dalla presenza militare occidentale, dovesse prendere una piega negativa e costringere la nazione stessa alla resa. Sarebbe sensato porsi per lo meno il medesimo quesito, qualora il presidente americano Joe Biden dovesse imbattersi nella medesima situazione avversa e quindi poter agire anch’egli d’impulso, o meno!

Perché Vladimir Putin dovrebbe usare il nucleare in caso di bisogno e non invece Joe Biden, messo eventualmente alle strette dalla situazione ucraina che potrebbe, inverosimilmente, far insorgere contro di lui anche alcuni membri della sua alleanza in NATO, ad esempio? Entrambe artefici di potenza nucleare, perché si riversa qualunque responsabilità soltanto verso la Russia e non verso l’America?

In molti sperano che la Casa Bianca e il Cremlino possano alla fine raggiungere un accordo sul piano delle trattative… Mosca sembra disposta al dialogo anche se non cederà di un passo ciò che ha conquistato, in quanto la sua conquista compensa il martirio di intere popolazioni filorusse nel Donbass e il mantenimento degli stati cuscinetto finora conservati; Washington d’altra parte non sembra al momento interessata ad un accordo poiché su quel piano nella trattativa ne uscirebbe perdente con un pugno di mosche tra le mani, senza considerare la magra figura internazionale dinanzi alle potenze alleate della NATO, in tal caso segnerebbe un punto di sfavore nella sua altisonante presenza al suo interno.

Per quel che concerne la situazione energetica, l’attacco alle infrastrutture ucraine in seguito all’esplosione del ponte di Crimea, rendendo quindi impossibili l’utilizzo di centrali elettriche e l’approvvigionamento idrico in Ucraina, segna un punto a favore per la Russia che in siffatta strategia piega di fatto l’avanzamento degli eserciti ucraini, costringendo la stessa popolazione all’esodo forzato in mancanza di acqua ed elettricità; d’altronde nelle nazioni occidentali la stessa strategia mira a ridurre l’approvvigionamento di gas naturale che, alle soglie di un clima invernale rigido, rende meno efficienti i depositi di gas, allorché si faranno i conti con il gelo e gli aumenti eccessivi per l’eventuale acquisto di gas liquefatto altamente costoso, la situazione prenderebbe una piega nefasta.

Cosa accadrebbe qualora l’intendo di Vladimir Putin, ossia fermare l’avanzamento occidentale sfruttando la crisi energetica, dovesse ripiegare verso altre forme di approvvigionamento da parte dell’occidente e quindi porre l’America in vantaggio strategico rispetto alla Russia? Quale sarebbe la reazione del presidente russo? Controvertibilmente, cosa accadrebbe qualora la crisi energetica indotta dall’impossibilità di impiego delle fonti di approvvigionamento russe dovesse far crollare definitivamente il sostentamento finanziario occidentale? Quale sarebbe la ripercussione di Joe Biden in svantaggio strategico rispetto alla Russia? Come reagirebbe l’America in tal caso?

Marius Creati

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