I POLITICI SONO PRESSOCHÈ UNANIMI NEL VOLER DIFENDERE “L’ORO D’ABRUZZO”, SENZA SE E SENZA MA

Si è tenuta, presso la “Sala Figlia di Jorio” della Provincia di Pescara, la tavola rotonda intitolata “Vino cancerogeno? Insetti cibo del futuro? Tra rischi alimentari e danni al Made in Italy”, evento, quest’ultimo, organizzato dal nostro giornale, “l’Ortis”, e che ha fatto incontrare: il Capogruppo della Lega in Regione, Vincenzo D’Incecco; l’ex Assessore Regionale all’Agricoltura, Mauro Febbo, attualmente Capogruppo di Forza Italia; e l’ex Assessore Regionale all’Agricoltura, Dino Pepe, attuale Consigliere in quota PD; con diversi operatori del settore vitivinicolo e cerealicolo, tutti provenienti dalle quattro province d’Abruzzo.

A moderare i lavori è intervenuto il nostro Direttore Responsabile, Lorenzo Valloreja, già candidato al Senato con ItalExit e attuale Responsabile dell’Area Metropolitana per il partito di Paragone.

Dati i presupposti, l’incontro è stato praticamente un’occasione per aprire la prossima campagna elettorale regionale.

Infatti, nella primavera del 2024, i cittadini abruzzesi saranno chiamati a rinnovare il Consiglio Regionale e le tematiche affrontate, durante questo convegno, avranno senz’altro un peso notevole.

D’altronde come ha spiegato il moderatore nel discorso d’introduzione: “l’Agricoltura è senz’altro il vero oro dell’Abruzzo: l’unica risorsa, reale, della quale mai nessuno potrà depredarci e che grazie alla morfologia della nostra terra – segnata dalle maestose montagne, dalle dolci colline, dalle rigogliose pianure solcate da torrenti, fiumi e fossi, che sfociano copiosamente nel placido adriatico – ci ha donato i tanti prodotti di eccellenza che hanno, fatto grande questa Regione, disegnato il paesaggio e dato ricchezze e benessere alla famiglie, tanto da porci al primo posto, tra le regioni meridionali, per il PIL procapite”.

In questo contesto, infatti, è notorio come la produzione vitivinicola abruzzese, rivesta un ruolo fondamentale:

  • L’Agricoltura regionale vale all’incirca 1,2 miliardi di Euro, il 16%, di questa cifra è da considerarsi ascrivibile alle produzioni vitivinicole;
  • 32529 ettari sono stati impiegati per la vitivinicoltura, tra vini DOC, DOCG, IGT e da tavola, che hanno prodotto, complessivamente, 3,6 milioni di ettolitri ponendo la nostra Regione al V posto Nazionale;
  • Il vino da tavola abruzzese la fa da padrone rappresentando il 12% dell’intera produzione nazionale, ma sono di grande importanza anche i vini DOC che coprono il 4% della produzione italiana così come gli IGT pari al 2,5%
  • Le esportazioni di vino, dall’Abruzzo, nel 2022, sono ammontate a 219 milioni di Euro, ponendo così la Regione al VI posto nella classifica Nazionale.

Così come è importante, per tradizione e numeri, la produzione cerealicola:

  • La percentuale di produzione abruzzese di cereali rispetto a quella Nazionale è stata del 2,2% per un valore complessivo che si aggira intorno ai 90 milioni di Euro;
  • I cereali in Abruzzo hanno occupato una superficie di quasi 90.000 ettari, di cui 38% (34.290 ha) costituito da frumento duro, il 25% (22.655 ha) da frumento tenero, il 23% (20.370 ha) da orzo.
  • La produzione complessiva di cereali è stata di circa 3.650.000 quintali, di cui 1.275.250 di frumento duro, 915.055 di frumento tenero e 701.200 di orzo.

“Ora queste due risorse, questi due beni”, ha continuato Valloreja, “sono stati ulteriormente valorizzati nel 2010 quando la Dieta Mediterranea è stata dichiarata dall’UNESCO “Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità”. Tuttavia, negli ultimi tempi vi è stato un attacco concentrico da parte della istituzioni europee e non solo, verso il nostro tradizionale stile di vita e regime alimentare. In principio ci fu il kit del vino in polvere (2011); poi ci fu l’attacco al Gorgonzola, al Pecorino Romano ed al Prosciutto Crudo, nel 2019, con il Nutri-Score, al Lardo di Colonnata nel 2020 per questioni di salubrità, ed ora, da qualche mese a questa parte, arriva l’attacco al vino dall’Irlanda e dalle invettive della prof.ssa Antonella Viola, ed alla cerealicoltura dalle farine d’insetti”.

Dunque, quali saranno le risposte e le soluzioni, che le diverse forze politiche presenti vorranno mettere in atto per tutelare gli operatori regionali del settore?

Il primo a prendere la parola è stato il C.R.A. Pepe che ha sottolineato come: “i momenti difficili possono anche essere delle occasioni per reinventarsi e ripartire. Ricordo, a tal riguardo, come nel 1986, a seguito dello scandalo del vino al metanolo, molti viticultori abruzzesi, per dare un segnale di serietà in quel clima di incertezza, puntarono sulla DOC e fu quello il passo decisivo che permise al vino abruzzese di affermarsi verso l’esterno e di diventare quello che è oggi. Bisogna puntare su di un etichettatura che sia quanto più possibile completa. L’utente ha diritto di sapere, non solo da dove proviene il vino, chi lo ha imbottigliato, se contiene solfiti o la gradazione, ma anche chi ha potato la vite e cose di questo genere che indichino la completa filiera d’origine. Più indicazioni diamo, più l’utente è rasserenato. Bisogna in altri termini abbassare sempre più la quota del vino sfuso e parallelamente innalzare quella delle DOC, DOCG e IGP. Infatti il grande pericolo per il nostro vino non è tanto rappresentato dalla iniziativa irlandese quanto dall’Italian Sounding che fa danni per 80 miliardi di Euro e che noi dobbiamo contrastare fortemente, così come la burocrazia europea: dopo i cinghiali, infatti, la burocrazia è la seconda cosa più impattante per l’agricoltura”.

Subito dopo Dino Pepe, è stata la volta del Capogruppo della Lega, D’Incecco, il quale ha, invece, esposto il fatto che: “la tutela degli interessi abruzzesi non può mai prescindere da un’azione politica che miri tanto ad un intervento culturale sulle masse, quanto, sulle nuove generazioni, in particolare. Prendiamo ad esempio il veganesimo, un fenomeno del tutto sconosciuto vent’anni fa e che, grazie ad un determinato clima culturale, oggi, è riuscito a diventare talmente preminente tale da condizionare non solo i menù dei ristoranti, ma anche gli scaffali dei supermercati. D’altronde la questione culturale è talmente pregnante che molti di noi, se ci pensate,  sono disposti, di più, a spendere50 euro per un profumo che non 10 per 1 litro d’olio extra vergine d’oliva abruzzese, nonostante, di quest’ultimo, si conoscano sia l’origine che le proprietà organolettiche. Ora, se da un lato bisogna lavorare, grazie alle scuole e alle associazioni che organizzano manifestazioni come queste, sulle tematiche che stiamo trattando, è pacifico che, a livello locale, al di là dell’appartenenza politica, su determinate questioni, la classe dirigente deve essere compatta per tutelare gli interessi dell’Abruzzo e fungere da cassa di risonanza dei propri cittadini, sia a Roma che a Bruxelles. Il Governo Nazionale, in tal senso, già sta facendo molto, e certo, tanto altro deve essere ancora fatto e noi siamo qui, principalmente per coadiuvare questa azione”.

Più ecumenica invece è stata la riflessione dell’ex Assessore Regionale Febbo il quale, ha sottolineato come: “dall’alto della mia esperienza, in cinque lustri nella Regione Abruzzo, posso assolutamente garantire che, non ho mai assistito ad alcuna votazione su tematiche legate all’agricoltura che siano passate a maggioranza: simili risoluzioni hanno sempre ricevuto l’approvazione unanime dei presenti e questo perché vi è stata sempre la massima disponibilità e ragionevolezza da parte di tutte le forze presenti in Consiglio. Ora, certo, è importante parlare di simili insidie che provengono da Nord Europa o da sedicenti scienziate ma starei anche attento a non dare troppa importanza a chi, tutto sommato, non trova sponda nel proprio ambiente. Il governo inglese sottolinea un problema che loro hanno con la propria popolazione che, oggettivamente, consuma in modo eccessivo troppo alcol cosa che noi qui non abbiamo e che, come al solito, mette in luce come la moderazione alimentare sia sempre la miglior cosa. I cittadini, in fondo, consumano sempre quegli alimenti che danno delle garanzie di sicurezza. Ricordo a tal riguardo che tanti anni fa, su 10 bottiglie d’olio vendute, 8 erano di olio di semi vari e solo 2 di olio di oliva, poi si scoprì, dati alla mano, che l’olio di semi fa male e così il dato si è invertito, ed oggi le 8 bottiglie vendute su 10 sono sempre e solo quelle di olio evo, mentre le restanti 2, neanche sono di semi vari, ma di un unico seme. Pertanto, non credo che le farine da insetti possano avere uno sviluppo così grande visto che proprio la FAO, non certo un ente qualsiasi, ha riscontrato ben 53 pericoli potenziali dal consumo di farine da insetti. Però è giusto anche aprirsi a questi nuovi alimenti perché come noi siamo stati messi in condizione di poter esportare i nostri prodotti verso Paesi che, culturalmente, avevano altre abitudini, così, allo stesso modo, dobbiamo essere disponibili al confronto, certi, però, che il nostro patrimonio agroalimentare non abbia nulla da temere grazie alla propria unicità”.

Non  sono mancati neanche gli interventi dal pubblico come la questione sollevata da alcuni produttori di cereali che hanno incalzato i relatori riguardo il fatto che, mentre ora la PAC prevede un contributo per i cerealicoltori di soli 160 Euro per ettaro, in passato, questo contributo, è stato il doppio.

L’orizzonte, per questi imprenditori, sembra essere sempre più fosco, con obblighi comunitari ogni giorno più stringenti e fondi che probabilmente saranno dirottati verso nuovi sistemi “agroalimentari” più compatibili con il cosiddetto “ecologismo”  imperante.

È il caso, ad esempio, della “Italian Cricket Farm” di Torino che alleva grilli e insetti con i fondi europei per produrre farine, o della Francia che sostiene, in modo deciso e sostanziale, simili attività attraverso l’Inrae (l’Istituto nazionale di ricerca per l’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente) la quale destina, a questo, 1 miliardo di euro l’anno. A ciò si affiancano la Banca pubblica di investimento francese (BPI) e, soprattutto, decine di centri di ricerca pubblici e privati.

C’è poi chi, come, Jacopo Colazzilli, giovane imprenditore pescarese, evidenzia il fatto che la politica denigratoria verso l’alcol, da parte dell’Irlanda, potrebbe essere lesiva non solo del comparto vinicolo ma anche di quello dei produttori di birra artigianale, una realtà che, in Abruzzo, riguarda, oggi giorno, all’incirca una ottantina di aziende.

In tal senso, il pubblico in sala, si è espresso anche favorevolmente verso delle nuove etichette che traccino in maniera più esaustiva e dettagliata possibile, tutta la filiera, ma non ha mancato anche di sottolineare come il costo dell’imbottigliamento ed etichettatura sia non trascurabile, di qui la richiesta di creare degli incentivi per questa operazione o di far si che, il costo delle Startup, in simili settori, siano necessariamente minori.

Infine, tra gli interventi, segnaliamo anche quello del Dr. Massimo Pietrangeli, pediatra ed omotossicologo (intervenuto anche in qualità di Commissario regionale di ITALEXIT), il quale ha dichiarato: “Per quanto riguarda il vino di qualità sono numerose le conferme scientifiche che un consumo moderato di questa meravigliosa bevanda non solo non presenta problemi, ma è assolutamente salutare e dunque da promuovere, soprattutto per il suo contenuto in antiossidanti, ovvero di sostanze in grado di alleviare il fenomeno dell’ossidazione dei tessuti, ritardando in tal modo l’invecchiamento cellulare, nonché di migliorare la digestione, regolare i livelli della pressione arteriosa e dei trigliceridi nel sangue; quanto al potenziale potere cancerogeno, dobbiamo sapere che – a livello alimentare – sono ben altre le sostanze da tenere sotto controllo, in primis il Glifosato e gli zuccheri raffinati, cui nessuno finora ha dichiarato guerra, per non parlare degli MCPD, presenti addirittura nei biscotti, nei latti artificiali e altri alimenti dell’infanzia”.

Pietrangeli ha poi scoraggiato vivamente il consumo anche solo occasionale di “farine” a base di insetti, ricordando innanzitutto che “l’impresa che mira unicamente al profitto agisce ormai senza il minimo rispetto delle regole di prudenza, ed ha messo il carro davanti ai buoi, lanciando i consumi di queste nocive porcherie senza essere in possesso di seri studi sulla sicurezza alimentare degli stessi”

Insomma, i motori per le prossime regionali sembrano accesi, e gli incontri con le varie categorie dovranno necessariamente moltiplicarsi, così come le tematiche trattate.

A tal riguardo, sempre a Pescara, il 10 luglio prossimo, all’Aurum, vi sarà un nuovo incontro organizzato da l’Ortis, e questa volta, quale relatore d’eccezione sulle tematiche economiche abruzzesi parlerà il noto giornalista e politico, Gianluigi Paragone, da poco in libreria con il suo nuovo saggio: “Moderno sarà lei”.

A. Martino

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