CON PRIGOZHIN NOVELLO “D’ANNUNZIO”, LA WAGNER, ANZICHÈ ANDARE A MOSCA, SI È POSIZIONATA A 100 KM DA KIEV, MENTRE LA CONTROFFENSIVA UCRAINA, NONOSTANTE IL MARASMA GENERALE, NON È RIUSCITA A SFONDARE LE LINEE DIFESE DAI MILITARI DI LEVA RUSSI
Da quando è iniziata “l’Operazione Speciale” è innegabile che, in quel di Ucraina e Russia, abbiamo assistito ad un vero e proprio revival di storia militare e non solo: guerre di trincee, uso dei missili e non dell’aviazione, cannoni interrati, ad “alzo zero”, contro i carriarmati, campi minati, allagamento di ampie porzioni del fronte, presunti tradimenti di “pretoriani” che vorrebbero prendere il posto dell’Imperatore. Ma a parte queste “simpatiche” similitudini – che in storia ci sono sempre, non fosse altro perché Giambattista Vico, più di 3 secoli fa, già aveva capito tutto – l’Occidente è profondamente in errore se ritiene di poter leggere i fatti ed interpretare gli eventi, secondo i propri canoni e in Italia, proprio grazie a quest’ottica, il 90% degli analisti e dei commentatori politici, sono in errore più degli altri quando sostengono che Putin sia uscito indebolito dall’abortito colpo di mano di Prigozhin.
Ma per comprendere ciò bisogna seguire i seguenti passaggi:
- La Russia, così come gli Stati Uniti, è una Superpotenza e, in quanto tale, segue delle logiche completamente diverse da quelle di entità statuali come l’Italia che – al di là della retorica, risulta essere, di fatto, un Paese a Sovranità limitata – infatti, non a caso, ha, per questo motivo, un articolo nella propria Costituzione, l’XI, che impedisce tassativamente alla guerra di essere “la continuazione della politica con altri mezzi”;
- Nelle Superpotenze, i leader, così come nell’entità statuali minori, non sono capi assoluti, neanche quando questi governano autocrazie, ma sono la punta dell’iceberg, il trait d’union, di mille interessi, lobby, corporazioni e la loro bravura sta nel mantenere l’equilibrio tra le parti, anche mettendo le une contro le altre (il famoso dividi et impera). Ora, quando un sistema è sano, nella stragrande maggioranza dei casi, il leader è capace di fare la sintesi mantenendo, i vari attori in campo, ognuno al proprio posto, se che questi si diano di gomito. Però, ogni tanto, può anche accadere che qualche pezzo vada per la “tangente”, come nel caso della “marcia della Wagner”, ma questo non significa necessariamente che quel sistema sia in crisi. Altrimenti dovremmo ammettere, per osmosi, che, a seguito degli eventi di “Capitol Hill”, il sistema americano “è bello e che defunto”. Cosa dire poi guardando Casa nostra, dove tra gli anni 60 e 90 del secolo scorso abbiamo avuto ben 4 tentati golpe accertati (il “Piano Solo”, il “Golpe Borghese”, il “Golpe Bianco” e l’“Affare Lady Golpe”) e gli “Anni di Piombo”? Se seguissimo questa narrativa dovremmo affermare che la Repubblica Italiana è morta da un pezzo, ma noi sappiamo che non è così. Dunque, se questo tipo di argomentazione non è valida per noi non si capisce perché dovrebbe mai essere valida per altri;
- Tra gli attori presenti, presso ogni entità statuale degna di questo nome, al di là della retorica e del puritanesimo, sono oggetto del gioco d’equilibrio anche le varie comunità religiose ivi presenti e la malavita. Quest’ultima affermazione non è una bestemmia ma un dato di fatto, si pensi al ruolo, ad esempio, che la Mafia ha rivestito nello sbarco in Sicilia nel 1943 o alla corruzione e “clientela” presente, ininterrottamente, nella storia d’Italia, dalla nascita dello Stato Unitario fino alla famosissima inchiesta di “Mani Pultite”, senza dimenticare che il malaffare è ancora presente in ogni ambito della nostra vita civile. Ebbene, la Federazione Russa, come gli Stati Uniti e l’Italia, non è esente da simili mali, anzi, per alcune sue intrinseche caratteristiche potremmo affermare, senza paura di smentita, che, in alcuni casi, la corruzione ha trovato in Russia sacche facilmente acclimatabili. D’altronde, se non fosse stato così, gli oligarchi non avrebbero mai potuto fare le fortune che molti di loro hanno fatto;
- Putin, come lo definì lo stesso Berlusconi, “è un uomo moderato e rispettoso degli altri” che, in tutti questi anni, ha dovuto mediare tra la lobby dei militari, i vari oligarchi, i leader religiosi, le esigenze del popolo, la necessità di sicurezza della Federazione e le ambizioni dei vari interlocutori internazionali. È innegabile che senza la sua freddezza ed il reale polso della situazione su ciò che gli accadeva intorno, il pantano nel quale è andato ad inciampare con l’Operazione Speciale si sarebbe potuto verificare molti, ma molti, anni prima. D’altronde, lo provocazioni, dagli anni 90 in poi, non sono mai mancate: dall’allargamento ad est della NATO, al boicottaggio dello Sputnik durante la pandemia, passando per le varie primavere colorate, la Guerra in Siria, e la campagna contro i gasdotti verso l’Europa;
- Che l’Operazione Speciale sia nata male per un erroneo calcolo dei Servizi Segreti Russi – così come per superficialità degli alti vertici militari o per dolo di alcuni di essi che, grazie alla guerra, si sono arricchiti – non ce lo doveva dire né Berlusconi prima, né Prigozhin poi. È sotto gli occhi di tutti, altrimenti:
- La catena logistica russa non potrebbe mai essere così lenta come quando consegna le munizioni o scadente come nel caso della qualità dei pasti forniti alle proprie truppe.;
- Nel III millennio non si capisce come un esercito così potente e moderno come quello russo, dopo 1 anno e 4 mesi dall’inizio delle operazioni, non abbia ancora distrutto tutte le centrali elettriche, centrali idriche, depositi di carburante, depositi d’armi, aeroporti, porti, e stazioni ferroviarie del nemico, impedendo così che questi ricevesse rifornimenti dall’esterno;
- Non si capisce perché, nonostante la guerra, l’Ucraina continui ad acquistare gas russo.
In altri termini, i signori della guerra e un certo numero di oligarchi, avevano molto probabilmente degli interessi in Ucraina. Tuttavia, che ciò fosse già a conoscenza dello “Zar” e quindi che questi sia colpevole di negligenza, lo escludo categoricamente in quanto andrebbe contro i propri precipui interessi, così come sono convinto che un leader come il Presidente Russo non possa mai essere al corrente di ogni singola ruberia di ogni suo burocrate o alto ufficiale. Allo stesso modo, però, so anche che Putin, pur avendo la capacità di comprendere come il pesce puzzi sempre dalla testa, non possa, per quanto detto sopra, tagliare, da se, determinate teste. A questo punto, mantenendo gli equilibri, per farlo, aveva proprio bisogno di un evento come quello fornitogli da Prigozhin;
- Prigozhin, pur avendo un passato discutibile, è, in questa guerra, per i propri uomini e per molti russi, un eroe: è sempre in prima linea, mangia e dorme con le proprie truppe ed è artefice di tante vittorie a costo di immani sacrifici. Shoigu a differenza del primo non è un militare, ma un politico e quindi non sa nulla su come si stia realmente in battaglia, mentre Gerasimov è un militare di lungo corso e autore della omonima dottrina, ma ritenuto dal patron della Wagner troppo statico e inadeguato. Ora Prigozhin, prendendo prima Rostov e poi marciando verso Mosca, stando alle sue parole, non voleva esautorare Putin ma rimuovere sia l’attuale Ministro della Difesa che il Capo di Stato Maggiore e, per comprenderci, se volessimo fare un parallelismo storico, si è comportato, in questo frangente, come un novello Masaniello. Egli infatti ha metaforicamente gridato: “Viva il sovrano (Putin), morte al malgoverno (Shoigu e Gerasimov)”. Ma non solo, se si analizzano le parole del Capo della Wagner ci si renderà conto di come, la croce dell’attacco all’Ucraina, venga gettata esclusivamente sulle spalle dei generali e mai su quelle del Presidente Russo, legittimando, quindi, lo stesso, quale unico interlocutore affidabile per ogni trattativa di pace;
- Putin nel rispondere agli intenti bellicosi della Wagner non cita mai Prigozhin e introduce un altro elemento dirompente della narrativa fin qui usata: l’attacco alla rivoluzione bolscevica: “È una pugnalata alle spalle del nostro Paese e della nostra gente. Questo è esattamente il colpo inferto alla Russia nel 1917, quando il paese combatté la prima guerra mondiale. Ma la vittoria le è stata rubata. Intrighi, litigi, politica dietro le spalle dell’esercito e del popolo hanno provocato il più grande shock, la distruzione dell’esercito e la disintegrazione dello stato, la perdita di vasti territori” (Trattato di Brest – Litovsk con il quale la Russia bolscevica, di Trotsky e Lenin, stipulò, nel 1918, una pace separata con gli Imperi Centrali che di li a poco si sarebbero arresi all’Intesa). Questa affermazione è molto importante e sottile perché sottintende che oggi come allora c’è chi, dall’interno dell’esercito (anche dell’armata rossa) vuole usare questa guerra per destabilizzare la pace interna e la tenuta delle istituzioni;
- Prigozhin, come un novello d’Annunzio, marcia prima su Rostov e poi verso Mosca, senza mai incontrare opposizione da parte di nessun militare, segno questo di essere ben visto sia dalla truppa che dagli ufficiali di basso rango. Putin, dal canto suo, non invia i reparti speciali a fermarlo ma si limita ad appelli patriottici;
- Gli occidentali, a questo punto, si rendono conto che Putin, per loro, è il minore dei mali!
- Mentre la Wagner è in marcia, gli attacchi ucraini continuano lungo tutta la linea del fronte, e, incredibilmente, l’esercito di leva russo continua a tenere le posizioni. In altri termini, nonostante il caos apparente, non c’è nessun 8 settembre all’orizzonte;
- A 200 km da Mosca, poi, avviene il miracolo: grazie alla mediazione di Lukasenka, la Wagner si ferma. Ufficialmente dovrebbe tornare in Ucraina invece si è posizionata in Bielorussia, cioè a 100 km esatti da Kiev. In altri termini, in meno di 24 ore, nel marasma generale, la Wagner, cioè le truppe che provvedono notoriamente agli attacchi si sono preparate per il balzo finale sulla capitale ucraina;
A questo punto come si fa a dire che Putin è uscito indebolito da questo presunto golpe?
Il regime dello Zar è crollato? No!
La controffensiva Ucraina ha prodotto qualche risultato di nota finora? No!
La Russia è riuscita a spostare l’elite delle proprie truppe a ridosso della capitale ucraina? Si!
Il Cremlino è riuscito a saggiare in questo frangente la bontà o meno dei propri attuali alleati quali Cina, Iran e l’ondivaga Turchia? Si!
Chiamatemi pazzo ma, anche questa volta, Putin si è confermato geniale
Lorenzo Valloreja
Lascia un commento