E’ ORMAI NATO IL “WAR MARKETING”. IL GENERALE AMERICANO PETRAEUS, EX CAPO DELLA CIA, PRESENTA L’IMMINENTE OFFENSIVA UCRAINA GARANTENDO EFFICACIA DEL PRODOTTO E AFFIDABILITA’ DELLA FILIERA.
Una volta, la pianificazione delle grandi offensive era un segreto militare ai massimi livelli; lo spionaggio su di esse poteva comportare la sconfitta finale, o almeno, grandi perdite umane.
Nella civiltà mercatista, però, anche la guerra, purtroppo e dannatamente, è un prodotto da “vendere”: a maggior ragione quella in Ucraina dove bisogna vendere la “vittoria contro l’aggressione russa” che già dal primo giorno della “Operazione speciale” ha mosso enormi capitali fra le due sponde nordatlantiche, ed essendo la guerra “per procura” da parte della NATO, bisogna garantire ai patrocinatori europeisti e atlantisti, che tante risorse stanno andando, e andranno, “impiegate con successo”. Quindi, road show e conferenze di presentazione ci possono e devono stare. Vedasi qualunque manuale di moderna tecnica od economia aziendale a uso delle scuole.
Non riesco a spiegarvi, e spiegarmi, altrimenti, la doviziosa presentazione del “prodotto” da parte del potentissimo David Petraeus (credo unico il dittongo latino in un cognome yankee che significa “di pietra”), generale ed ex proconsole di Iraq e Afghanistan per poi approdare alla direzione della CIA. Egli è reduce da una trasferta a Kiev ove ha supervisionato, in pratica, lo stato dell’arte dell’offensiva sempre imminente ma ormai più d’estate che di primavera; e probabilmente, ha lasciato o confermato suoi uomini segreti agli alti vertici militari ucraini.
“…….Ci saranno i carri armati supportati dalla fanteria che impedirà ai missili anti-tank di colpire i bersagli, ci saranno artiglieria e mortai che costringeranno a tenere bassa la testa, ma anche droni di precisione e missili. La guerra elettronica manderà in tilt le comunicazioni radio mono-canale non criptate Hf russe che già si sono rivelate inadeguate e hanno costretto Mosca a ricorrere ai telefonini. E ci saranno gli ingegneri integrati nelle unità avanzate per ridurre gli ostacoli e sfondare le fortificazioni………bisogna lanciare granate fumogene per consentire di disinnescare gli ordigni, sminare il terreno e neutralizzare le trappole. La difesa aerea, dall’alto, deve assicurare che elicotteri e aeroplani non possano avvicinarsi. E bisogna poter contare su un’ottima catena di controllo e comando. Tutto va orchestrato come in una sinfonia. I diversi strumenti devono suonare tutti lo stesso spartito…..”. Alla scontata domanda circa le reali capacità ucraine in merito, Petraeus ha ovviamente risposto di sì. E’ d’altronde dai lontani accordi di Minsk, che la Nato forma l’ Ucraina per questo giorno: essi sono serviti, con innegabile ingenuità dei “romantici” russi che credettero nelle parole date, a prendere preziosissimo tempo.
L’ “uomo di pietra” è poi passato ad enumerare le sconfitte russe tra cui anche Bakhmut, utile secondo lui a uccidere molti russi e a debilitare il temuto gruppo Wagner. L’ex capo della CIA non crede nella veloce riconquista della Crimea, ma nel suo isolamento logistico. E ancora: “ …….Gli ucraini hanno creato nuove brigate, almeno sei, più altre con compiti specifici.…..”. E anche se lo slancio della prima ondata, come in ogni campagna classica, dovesse esaurirsi in tre o quattro giorni, “ ci sono unità di rincalzo”. Petraeus prevede e assicura un “effetto impressionante”, e che “ le forze russe potrebbero persino collassare”.
A parte quanto già detto che impone un certo ottimismo propagandistico sulla efficacia del prodotto e sull’affidabilità della filiera di produzione, in tutto questo vi è indubbiamente, anche, una discreta dose di pretattica e qualche depistaggio (ad esempio, le mire immediate potrebbero gravare proprio sulla Crimea).
Zelensky da parte sua, ha messo le mani avanti al fronte interno e alle anime candide euroatlantiste, prevedendo un gran numero di caduti.
Dall’altra parte, il portavoce del Cremlino afferma che Putin mira ormai a una “soluzione pacifica”. E anche questa è una strana affermazione, proprio ora che il territorio russo (la regione di Belgorod) è seriamente minacciato e razziato da missili ucraini e “partigiani russi” (o traditori, a seconda dei punti di vista). D’altronde, il segretario di stato vaticano card. Parolin ha accennato qualche giorno fa a interessanti novità in negoziati riservatissimi. Non posso che augurarmi il buon esito di questi.
Resta purtroppo il fatto che la dottrina ufficiale moscovita sulle armi atomiche ne prevede la possibilità di utilizzo, nel caso di “minaccia esistenziale” alla Russia; e che la guerra ormai, seppur marginalmente, all’interno di essa, non può non sollevare inquietanti timori.
A. Martino
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