LA MATEMATICA NON È UN’OPINIONE
È di queste ore la notizia che il Governo ha stanziato più di 2 miliardi di Euro per l’emergenza in Emilia Romagna.
Bene! È il minimo che uno Stato degno di questo nome possa fare per un territorio alluvionato come quello romagnolo, ma c’è un ma … questa crisi fa il paio con tante altre emergenze che il nostro Paese sta affrontando nel medesimo periodo: dalla Guerra in Ucraina alla ripresa degli sbarchi dei clandestini sulle coste italiane, dalla deindustrializzazione, con conseguente perdita di posti di lavoro, alla realizzazione di grandi opere come il Ponte sullo Stretto di Messina; situazioni che, volenti o nolenti, richiedono un’enorme esborso di denaro pubblico.
Dunque, in una situazione in cui, è evidente che:
- Sempre più saracinesche nelle nostre città non si alzano più;
- Gli inoccupati crescono;
- I cartelli vendesi o affittasi, proliferano più delle zanzare in estate;
- Sempre più aziende fissano la loro ragione sociale all’estero;
è altresì chiaro che il gettito sia diminuito drasticamente, perciò, da dove vengono i soldi per fare tutte queste operazioni?
Hai voglia a dire, come ha fatto il Governo nel caso dell’alluvione dell’Emilia Romagna, che le cifre stanziate derivano principalmente dalle pieghe di bilancio del Ministero degli Esteri – dell’Agricoltura e dell’Istruzione, o che saranno aumentati di 1 euro il costo dei biglietti dei musei, così come saranno fatte più estrazioni del lotto – quindi senza fare ulteriore debito … se una Regione produttiva come l’Emilia Romagna viene esentata, giustamente, dalle tasse fino ad agosto, le entrate saranno necessariamente molte di meno … c’è poco da fare!
Questo la Meloni lo sa, ed ecco perché il Governo non ci tiene più di tanto a prendere questi benedetti soldi del PNRR che, al contrario, buona parte della classe politica vorrebbe delapidare senza se e senza ma.
Utilizzando il PNRR, infatti, con la fretta con la quale ci è stato chiesto, faremmo solo debiti su debiti e non ci doteremmo, al contrario, di nessuna struttura utile o degna di nota.
Il tappo, in altri termini, al di là della crescita del PIL e del record storico degli occupati, sta per saltare e ci travolgerà tutti.
La colpa di chi è?
Non certo solo di questo Governo, ma di tutti quelli che lo hanno preceduto, in ugual misura, dal 1993 in poi.
Infatti, se da un lato l’atlantismo ferreo della Meloni sta consentendo al Paese di non avere gli occhi dei mercati puntati contro, dall’altro sta illudendo molti che la barca continui a galleggiare, invece non è così.
Un esempio tra tutti, alla fine della fiera, i tedeschi sono riusciti a privarci della nostra unica compagnia di bandiera.
È di queste ore, infatti, la notizia dell’accordo tra Ita Airways e la Lufthansa: i teutonici hanno acquisito il 40% della nostra compagnia ed entro il 2026 saliranno al 90%.
Tutto ciò accede nel silenzio più totale, come nel silenzio più totale l’Italia non ha più entrate se non quelle percepite dalle poche realtà industriali ancora esistenti e dal versamento delle tasse dei lavoratori in regola.
Un tempo le entrate venivano anche dalle aziende di Stato, dagli incassi degli affitti degli immobili degli enti, dai soldi che ci venivano elargiti per essere un Paese baluardo della NATO.
Oggi, invece, tutto questo non c’è più!
Il nostro essere “simil Polonia” forse potrà anche salvarci dallo spread ma di certo non potrà mai salvarci dallo svuotamento industriale che stiamo subendo senza opporre alcuna resistenza degna di nota.
Ahimè, la matematica, come l’economia, si regge sui numeri e non sulle ideologie e l’UE e la NATO sono proprio amiche delle ideologie e nemiche dei numeri.
Lorenzo Valloreja
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