PRETE PREGA SU UN FIUME IN PIENA CHIEDENDO CHE NON STRARIPI. IL SACRO IN QUESTO MONDO MATERIALISTA C’E’ SEMPRE, BASTA AVERE FEDE E NON VERGOGNARSENE.
Don Gaston Mugnoz Meritello, parroco di San Salvatore nella ridente e costiera Silvi ultimo comune della provincia teramana prima di quella pescarese, ha ritenuto venerdì che come sacerdote cattolico e soprattutto cristiano (infatti questo, non mi sento proprio di definirlo “postcattolico”), dinanzi alla piena del fiume Piomba che come in tanti altri angoli sventurati d’ Italia in questi giorni, rischiava di portare lutti e disastri, non potesse rimanere muto e impotente spettatore.
Si è vestito da prete (cosa per nulla scontata oggigiorno), ha preso i “ferri del mestiere” cioè, mi pare, un formulario delle orazioni per ogni occasione ecc., e ha pregato sul parapetto del ponte sul Piomba (confine tra il Teramano e il Pescarese) affinché “la Natura non porti devastazione e morte”. Tra i passanti ed automobilisti che hanno assistito alla scena caricandola sui social, qualcuno si è unito alla preghiera e qualcun altro ha espresso fastidio o addirittura scherno (la solta cretinata del Medio evo). Solo a titolo di cronaca, faccio notare che il Piomba non è straripato essendosi il suo livello abbassato dal livello di guardia estremo toccato nel momento suddetto.
Pur senz’altro involontariamente, don Gaston è ormai ben noto ai media dato che pochi giorni fa era già balzato alla cronaca per essersi assunto la responsabilità di impartire la Prima Comunione a un bambino “speciale” ritenuto troppo inquieto e poco consapevole da altro prete della parrocchia. Qui il consenso del pubblico fu praticamente unanime, laddove io ho qualche piccola perplessità: fu visto come una persona di buon cuore che non rompeva le scatole a una festa di famiglia e a un lieto evento gastronomico, quale ormai la prima Eucarestia è vista anche da molti che “credono di credere”.
Ma qui don Gaston ha fatto qualcosa di ben più scomodo della polemica su questa o quella tematica morale o sessuale, sulla tragedia di Emanuela Orlandi o sui preti pedofili: tutta roba immanente, cioè puramente o sostanzialmente terrena o materiale. Ha evocato il Sacro, il trascendente, l’intangibile; in un mondo che di sacro ormai conosce solo la legalità o la resilienza e altri slogan del genere.
Il “preghiamo” ha fatto irruzione in un mondo di meri calcoli e metrature: “ calculemus”, non “oremus”.
In questo caso non vi era nulla da comprare o vendere, ma da misurare certamente. Ha pregato laddove nessuno, non importa se prete, pensava di farlo, e lo ha fatto non da un comodo pulpito o magari confortando con belle parole sui socials o alla TV, ma sul posto e in faccia al nemico come un soldato. Non è stato pagato, fosse stato pure un onorevole stipendio da vigile del fuoco o da altro corpo dello stato. Come fa notare Ezra Pound nei Cantos, il tempio è sacro perché non è in vendita (The temple is holy because it is not for sale). Non è stato sovrapponibile allo psicologo al seguito della Protezione civile, che in tale occasione può solo dirti di stare calmo e aspettare, con fiducia negli eventuali soccorsi e nel feticcio astratto delle “istituzioni”. O all’assistente sociale.
E questo nel mondo dei “cieli vuoti” e del sostanziale ateismo di stato, è uno scandalo che un po’ irrita gli atei militanti, un po’ incuriosisce e diverte gli indifferenti (sono assai più i secondi che i primi). Ma anche i credenti o quelli che credono di credere (una volta si diceva i pii come si diceva i miscredenti che ora sono i non credenti) non possono non sentirsi provocati e quasi, santamente, umiliati da questo uomo con una veste nera che ricorda le parole di Gesù Cristo sulla fede capace di spostare le montagne.
Che poi quel fiume si sia ritirato davvero per le preghiere di don Gaston che Qualcuno ha ritenuto di esaudire , da questo punto di vista, non è assolutamente rilevante. Non potranno aprire nessun “fascicolo per fare chiarezza”. Lo è che ci sia ancora qualcuno che prega per gli uomini e tra gli uomini, e induca a farlo.
A. Martino
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