CRONACHE DI DISSENSO, FRA MASSA (SCHIAFFO A CONTE) E PESCARA (RIFIUTO DI GRUPPO DI FORNIRE UN PROPRIO DOCUMENTO)
Cronache dal dissenso, più o meno radicale.
Al Tribunale di Pescara, il 4 maggio, circa quaranta aderenti al movimento “No! E io sono la nazione” direi piuttosto pacificamente anarchico, che la stampa locale ha, con discreta approssimazione e ignoranza del pensiero politico, definito “sovranista”, sono stati fermati dalle forze dell’ordine avendo mostrato solidarietà con uno di loro, sotto processo per l’accusa di furto di energia elettrica.
Polizia e carabinieri medesimi sono stati messi in seria difficoltà di identificazione dal formale rifiuto degli aderenti al movimento che qualcuno ritiene “setta” di prestare obbedienza alle leggi dello stato italiano, e soprattutto, nel concreto, dall’ esibire quale documento di riconoscimento esclusivamente un tesserino del movimento col suo logo. Sembra che a tutti siano state prese le impronte digitali e si sia tentato di capire almeno se venissero fornite false generalità. Morale della favola: l’apparente onnipotenza dello stato è data anche, e non secondariamente, dal riconoscimento da parte del singolo, delle sue regole identificative e del suo apparato certificativo.
Al di là di qualche riferimento concettuale alla “sovranità” individuale, e più in genere a un certo antistatalismo in senso giusnaturalistico, non vedo cosa il pensiero sovranista abbia a che fare con tutto ciò. Evidentemente, la stampa main stream usa il lemma “sovranista” in chiave genericamente denigratoria e allarmante, come che so, “fascista” o “integralista”.
Ben più spazio ha avuto sui media quello che per l’ex premier Giuseppe Conte resterà nella memoria lo “schiaffo di Massa”, se mi si concede di parafrasare il mitico e ben più grave “schiaffo di Anagni” ivi servito ad offendere e prostrare nientemeno che il papa di allora Bonifacio VIII. Sembra che sia stato perpetrato da un “no vax” che gli avrebbe anche strillato in faccia la non sopita rabbia per i DPCM con annessi e connessi.
So che il gesto, che richiama anche uno analogo verso Macron, era per tanti italiani niente affatto entusiasti della gestione pandemica e della “dittatura sanitaria”, una specie di sogno proibito.
Ma era assolutamente da evitare, non solo perché così si sviliscono le ragioni no vax; bensì anche, perché così si rende martire dell’inciviltà sociopolitica un personaggio dalle radici opache come un Conte, finendo probabilmente solo per impinguare il suo conto in banca (già presumibilmente in ottime condizioni). Anche perché in questo caso, pur materialmente lieve, non credo proprio che la “Giustizia” sarà tanto blanda e comprensiva, come per chi aggredì, praticamente spaccandogli la faccia, Silvio Berlusconi all’epoca Presidente del Consiglio dei ministri in carica.
A. Martino
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