I 2 DRONI ESPLOSI SOPRA IL CREMLINO SONO IL SEGNO TANGIBILE DEL NERVOSISMO AMERICANO PER LA PROPOSTA DI PACE CINESE CHE STA GUADAGNANDO SEMPRE PIÙ CONSENSI
Come noto, più di 24 ore fa, 2 droni sono esplosi sui cieli di Mosca in corrispondenza del Cremlino.
C’è chi grida all’attentato a Putin, c’è chi parla di incidente provocato dai russi per avere mano libera nel lancio di missili verso la popolazione civile ucraina, c’è chi da la colpa a Zelensky, chi agli Stati Uniti, insomma, siamo nel marasma più totale, come, d’altronde, è normale che sia in tempo di guerra, ma noi de l’Ortis, mettendo insieme diverse notizie e dando loro una logica, vogliamo ricostruire gli eventi dando una nostra originale, e non per questo non veritiera, versione dei fatti in questione.
Ma prima, per capire bene di cosa stiamo parlando bisogna inquadrare il contesto, e, come al solito, dobbiamo anche riavvolgere il nastro.
Dobbiamo quindi necessariamente ripartire dal piano di pace cinese, dal tentativo di mediazione di Pechino, che non è stato fatto gratis et amore Dei, ma ha una propria finalità geopolitica ben precisa: quella di ricostruire la parte dell’Ucraina che alla fine del conflitto non sarà annessa dalla Russia e di inserire quel territorio come ultima tessera nel mosaico della “Nuova via della Seta”.
Perché così finirà, piaccia o non piaccia: la Russia otterrà tutto ciò che si era prefissata, dal fatto che Kiev non entrerà mai nella NATO, al riconoscimento dell’annessione della Crimea e di tutte le altre zone oggi occupate dalle truppe di Mosca, mentre Pechino ha ormai sorpassato con il proprio potere economico il monopolio del Dollaro USA.
Gli Stati Uniti, dall’altro canto, grazie a questa Guerra, hanno visto crescere il loro PIL, dopo la recessione del 2020, del 2,1% nel 2022 e se le cose dovessero continuare così, per tutto il 2023, forse riuscirebbero a superare addirittura il +7%. Inoltre, Washington, è riuscita a: tirare dalla sua la Finlandia; sganciare la Germania e l’intera Europa, dalla sudditanza verso Gazprom a favore delle proprie aziende fornitrici; saggiare e depauperare le forze russe; distruggere l’economia del vecchio continente.
Sul fatto poi che Kiev venga realmente accolta, come promesso dagli occidentali, nel seno della NATO e in quello di Bruxelles, la Casa Bianca non ha mai seriamente forzato la mano affinché ciò avvenisse perché sa molto bene che ciò non è possibile principalmente per due ordini di motivi:
- Per essere ammessi nel Patto Atlantico occorre l’unanimità di tutti i Paesi membri e l’Ungheria non è disposta a togliere il veto se prima l’Ucraina non restituisce a Budapest la regione della Transcarpazia, il che significa mai! Oltre che nessuno e men che meno gli Stati Uniti, sono disposti a scatenare la III Guerra Mondiale per l’Ucraina;
- Per accedere all’UE ci sono dei parametri fondamentali da rispettare – sia a livello legislativo che economico, così come sul piano dei diritti umani e della democrazia – di cui oggi l’Ucraina è completamente sprovvista come un altro grande candidato, la Turchia, che da oltre vent’anni è in lista d’attesa. Ergo Kiev dovrebbe prima provvedere ad una serie di riforme strutturali che la impegnerebbero a dir poco per svariati decenni e poi sperare che le condizioni politiche attuali restino tali fino alla fine del percorso di riforma, il che vuol dire, in altre parole, non cavare un ragno dal buco.
Quindi per Washington l’Ucraina è una “carta fatta”, un Paese buono solo per essere impiegato in una guerra per procura e usato, poi, per rilanciare le economie dei Paesi che prima hanno fornito le armi e successivamente ricostruito i palazzi danneggiati dalle bombe.
Qualcuno a questo punto potrebbe pensare che la nostra è una visione troppo cinica, ma tant’è la realtà!
Infatti se si vanno a vedere i vari bilaterali tenuti per la ricostruzione in Ucraina, tra cui anche il nostro Governo né ha tenuto uno il 26 aprile del corrente anno, ci si renderà conto di come l’interesse dell’occidente, più che verso la salvaguardia della cosiddetta democrazia in quel di Kiev, sia rivolto alle risorse che da quelle terre possono essere prelevate nelle più svariate forme, ivi compresa la speculazione edilizia.
Ecco perché anziché la trattativa Bruxelles ha sempre spinto verso la resistenza armata ad oltranza.
Evidentemente, in Belgio, c’è chi, ad ogni palazzo abbattuto, stappa una bottiglia di spumante. È un po’, tanto per capirci, come quei tizi, intercettati per telefono, che se la ridevano, nel 2009 per le distruzioni del terremoto dell’Aquila, speranzosi com’erano di poter ingrassare grazie alla ricostruzione.
Qui, però, la cosa più tragica e folle è che, a scossa non ancora terminata, c’è chi già pianifica “la spartizione delle vesti di Cristo” senza pensare che quel terremoto potrebbe seppellire anche loro.
È come se il “Piano Marshall” che ha consentito la ricostruzione dell’Europa Occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale fosse stato deciso e pianificato nel settembre del 1942, cioè quando ancora non si sapeva come e quando sarebbe finita la guerra: una vera e propria follia!
E se si guarda a questa pianificazione redatta già nel lontano luglio 2022 ci si renderà conto anche di chi conta realmente nel gota occidentale e chi no.
Ad esempio, le zone attualmente occupate dalla Russia e nelle quali gli occidentali non potranno poggiare un solo chiodo, sono andate: al Belgio, alla Repubblica Ceca, alla Danimarca, alla Finlandia, alla Grecia, all’Italia, all’Olanda e alla Polonia.
Guarda caso, invece, le zone distrutte ma ormai liberate e che con molta probabilità continueranno a far parte dell’Ucraina sono state assegnate: alla Gran Bretagna, al Canada, all’Estonia, alla Francia, alla Germania, alla Lettonia, alla Lituania, alla Norvegia, agli Stati Uniti, alla Svizzera e alla Turchia.
E il piano di pace cinese proprio quest’ultima spartizione andrebbe a ledere, quella dei furbi, tanto per intenderci.
Quindi, è molto probabile che, come è già stato per il sabotaggio del gasdotto Nord Stream, anche in questo caso, a compiere l’attentato no sia stata direttamente l’Ucraina ma qualche altro Paese NATO su mandato USA per innescare una serie di reazioni in favore di Washington.
Sia ben chiaro, al Cremlino, a quell’ora di notte, il Presidente Putin non sarebbe mai stato presente, quindi questi droni hanno avuto più uno scopo dimostrativo e pubblicitario per cercare di innescare qualche reazione spropositata da parte della Russia e quindi rendere nullo il lavoro della Cina, ma la Russia ha fatto tesoro anche degli errori compiuti nel febbraio 2022 e siamo convinto che non cadrà mai in una simile trappola.
Certo, una reazione ci sarà e ne abbiamo avuto prova durante la notte appena passata dove vi è stata un’intensificazione dei bombardamenti russi nelle zone circostanti Kiev, ma pensare che Mosca possa ordinare la distruzione della dimora di Zelensky, sapendo poi che quest’ultimo non è certamente in loco, o immaginare che l’Armata Rossa possa usare l’Arma Nucleare Tattica in questo contesto, è pura fantascienza!
Zelensky questo lo sa, ed infatti ha paura di iniziare un’offensiva che, se dovesse andar male, come è probabile che sia, significherebbe la fine per l’Ucraina.
Altra cosa invece è se riuscisse a far digerire agli Stati Uniti il piano di pace cinese, un piano che, al di là di tutto, garantirebbe la certezza a Kiev di ottenere, subito, vagonate di soldi e non chiacchiere.
È questa, in fondo, la stessa teoria che aveva anche Silvio Berlusconi, il quale, avevo capito benissimo come chiudere immediatamente la partita e che esternò il proprio pensiero alla stampa italiana nel febbraio con le seguenti parole: << Per arrivare alla pace penserei che il signor Presidente americano dovrebbe prendersi Zelensky e dirgli è a tua disposizione, dopo la fine della guerra, un piano Marshall per ricostruire l’Ucraina. Un piano Marshall da 6-7-8-9mila miliardi di Dollari, a una condizione però, che tu domani ordini il cessate il fuoco, anche perché noi da domani non vi daremo più Dollari e non ti daremo più armi >>.
Ma in politica, come nel calcio, vale la regola del “goal mancato goal subito”.
I cinesi hanno messo seriamente mano alla borsa? Ed allora la pace è pericolosamente vicina per l’occidente.
Lo sa bene anche la Santa Sede, che proprio in questo ultimo mese è tornata a dare la propria disponibilità per concludere un trattato che non la veda ai margini della vicenda.
Ed il Governo italiano che fa?
Incalzato dagli Stati Uniti e da Bruxelles continua ad ululare alla luna non rendendosi conto che potrebbe rimanere pericolosamente con il cerino in mano.
Lorenzo Valloreja
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