A NAPOLI RINVIATA LA GRANDE FESTA ISTITUZIONALIZZATA DEL NULLA

La vittoria nel campionato di calcio della massima serie con relativo diritto di cucire sulla maglia nel prossimo campionato il famoso “scudetto” (idea di origine dannunziana, sembra)  è per l’ Undici partenopeo rinviata a giovedì prossimo. Il confronto con la Salernitana (derby campano, oltretutto) si è concluso con un po’ seccante pareggio. La mega festa è semplicemente rinviata.

Festa annunciata da svariati giorni, benedetta e “istituzionalizzata” dalla grancassa dei media man stream in modo insolito: festeggiate, divertitevi, però fate i buoni mi raccomando. Persino il prefetto di Napoli è stato intervistato e ha dato la benedizione implicitamente a nome del governo (dato che ne è rappresentante istituzionale). Addirittura, nella metropoli vesuviana erano già pronte troupes di RAI e delle principali emittente televisive, rimaste quindi inoccupate.

Panem et circenses: in questo caso molto più i secondi (intramontabile arma di distrazione di massa) che il primo. Ai londinesi la festa per il fantastico anacronismo di una incoronazione reale nel 2023, a Napoli la gioia per il “primo miracolo riconosciuto di Maradona”: neopaganesimo desacralizzante (a parte il “miracolo”,  autentici crocifissi usati per marcare simboliche sepolture delle squadre rivali), totale vacuità culturale e antropologica, lobotomizzazione delle masse-merce umana delineano e confermano la decadenza e il declino funzionali al potere e al turbocapitalismo. Il calcio infatti muove ancora grandi cifre, comprese quelle del reddito di cittadinanza (usato per comprare fumogeni che alcuni commercianti spacciano per altri generi di prima necessità).

A. Martino

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