REZA CIRO PAHLAVI IN VISITA IN ISRAELE DA PRINCIPE EREDITARIO

Nonostante l’affievolirsi delle manifestazioni di piazza che tra il 2022 e i primi mesi dell’anno hanno scosso come mai sinora la Repubblica islamica d’Iran (inevitabile dopo la dura repressione e le non poche condanne a morte), c’è un fatto che per gli Ayatollah potrebbe essere molto inquietante.

Reza Ciro Pahlavi, figlio dell’ultimo Shah dell’Iran e teorico erede al trono, è in Israele, trattato secondo il rango, quanto meno, di un ministro.

Il principe esule dal 1979 con tutta la sua famiglia (egli negli USA), è infatti ospite del ministro israeliano dell’Intelligence, signora Gila Gamliel. Costei ha affermato: “ Il principe ereditario simboleggia una leadership diversa da quella del regime degli ayatollah e porta avanti valori di pace e tolleranza, in contrasto con gli estremisti che governano l’Iran”. La qualifica dell’autorità ospitante suggerisce scopertamente e fin troppo, le ambizioni ebraiche per un “regime change” a Teheran, in questo andando perfettamente d’accordo con l’amministrazione Biden. E mi colpisce il riferirsi a Reza Ciro, ufficialmente, come “principe ereditario”. Non si può infatti immaginare che il Pahlavi della terza generazione, in un certo senso quasi un americano di adozione, se ne vada in giro per il mondo in un ruolo così impegnativo senza il placet dell’intelligence e del governo statunitensi.

Da parte propria, Sua Altezza Imperiale ha affermato su Twitter di “portare un messaggio di amicizia del popolo iraniano”. Molto meno chiaro è l’annuncio che discuterà anche di “tecnologie dell’acqua contro gli abusi del regime di Teheran a danni delle risorse naturali dell’Iran”. Visiterà anche l’imponente Yad Yashem (Museo dell’Olocausto), dove si celebra proprio da stasera la giornata di commemorazione del genocidio ebraico.

Le chances di Reza Ciro Pahlavi devono comunque fare i conti con i settori più liberali e occidentaleggianti del dissenso iraniano, che come già spiegai, inseguono il nichilismo e il Pensiero Unico globalista e non gli perdonano il regno paterno ritenuto dittatoriale e tirannico nonostante le relativamente enormi libertà di cui goderono le donne e lo straordinario sviluppo economico e dell’istruzione.

A. Martino

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