GIORNALISTA AMERICANO ARRESTATO IN RUSSIA PER SPIONAGGIO. NULLA DI NUOVO E CLAMOROSO, SE NON IL SOLITO DUE PESI E DUE MISURE.

Josep dimostra le tue parole, difendi Julian Assange e Marat Kasem. Per equilibrio“, ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, citando il caso del fondatore di Wikileaks in attesa di estradizione negli Stati Uniti e in carcere in Gran Bretagna, oltre che del caporedattore della redazione lituana di Sputnik arrestato a gennaio in Lettonia con l’accusa di spionaggio. Zakharova risponde alle critiche dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea Josep Borrell dopo l’arresto del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich. “L’Ue condanna la detenzione in Russia del giornalista e cittadino americano Gershkovich. I giornalisti devono essere liberi di lavorare e meritano protezione”, aveva dichiarato Borrell.  

Non dimentichiamo però, che ognuno è libero di difendersi, anzi lo deve, dalle spie a casa propria come meglio ritiene, indipendentemente dalla professione più o meno di copertura del soggetto sospettato (diplomatico, giornalista, ecclesiastico, affarista, insegnante etc.). Nello sdegno occidentale per questo recente arresto, sembra riaffacciarsi il motivo che, al fondo più recondito e inconfessato, è alla base di tutto il muro contro muro con la Russia di Putin ma anche con la Cina: sono questi ultimi, grandi stati indipendenti che a casa loro si comportano esattamente come farebbero, e legittimamente fanno, gli americani, e come i loro numerosi satelliti non possono verso Washington. Se in questo domini più l’invidia o la arroganza, è arduo da determinare.

Nello specifico, mi spingo a considerare che, se un cittadino americano ha tanto fegato da restarsene in Russia a “lavorare” di questi tempi, o ha bisogno di un buon psicologo, o la posta in palio, verosimilmente e francamente, va ben oltre il solito articoletto contro la Russia di Putin, che leggeranno da cima a fondo qualche centinaio di lettori, e la cui carta (ammesso che il Wall Street Journal ancora esca in cartaceo) il giorno dopo servirà ad avvolgere proverbialmente il pesce. Oltretutto, il governo statunitense ha invitato più volte i propri concittadini ad abbandonare il territorio della Federazione russa qualora la loro presenza non sia strettamente necessaria.

Tanto per renderci conto che anche qui in Italia lo spionaggio (quanto meno quello “dalla parte sbagliata”) sia una faccenda terribilmente seria, si tenga presente che il Tribunale militare di Roma ha recentemente condannato il capitano di fregata Walter Biot a trenta anni di carcere: una pena cui non si arriva oggi neanche per gli assassini, in presenza di qualche attenuante.

A. Martino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *