IN ABRUZZO CONTINUA LA LIBERAZIONE DALLE SINISTRE DELLE ELITES.

Credo che  L’Ortis sia tenuto a un commento, per quanto succinto e di linee di fondo, circa l’esito della consultazione regionale in Abruzzo; in fondo, nasce in Abruzzo da una radicata e radicale esperienza di progettualità e idealità animata, coordinata e costantemente rifondata da Lorenzo Valloreja  . Tra i nostri più immediati maestri, Nino Sospiri o Nicolino Cucullo.

Innanzitutto, il 53,12 % dei votanti rispetto agli aventi diritto ci colpisce sul serio, non lo diciamo per ben pensare : vuol dire che su mille elettori, circa quattrocentosettanta ritengono di non potersi fidare di nessuno, o che comunque la vita propria o dei propri cari, o della società in cui si muovono, non abbia nulla a che vedere con la politica. La politica, però, continuerà a occuparsi di loro, che continueranno a maledirla accumulando frustrazioni e ricordandomi vagamente quelle donne nell’ Iran prerivoluzionario che sembravano biascicare preghiere ad Allah, ma che in realtà maledicevano lo Scià e la sua famiglia. Ecco, insomma, il vero e unico populismo deteriore che dovrebbe impensierire : non il nostro del sovranismo, dell’identità e della rivolta contro il Pensiero Unico.

Marsilio ha raccolto con il centrodestra oltre il 48 per cento. Il centrosinistra con Legnini si è fermato al 31 per cento e i grillini hanno raggiunto appena il 20 per cento, sostanzialmente dimezzando i voti ottenuti alle politiche del 2018. La vittoria segnala un balzo del centrodestra unito: la Lega ora è il primo partito in Abruzzo con il 28 per cento, Forza Italia ha superato il 9 per cento( davvero pochino) e Fratelli d’Italia ha raggiunto il 6,6 per cento.

Chi è Marco Marsilio, il vincitore ostinatamente sponsorizzato, a quanto pare a ragione, dalla pasionaria della destra romana ora leader di Fratelli d’Italia? E’ un singolare connubio tra filosofia (in cui è laureato e di cui è docente presso un ateneo privato) e iniziative imprenditoriali. Nato a Roma, senatore romano (definizione affascinante), ha però genitori assolutamente abruzzesi : significativamente, suo slogan è stato “Le idee non hanno confini”, a confutazione dell’ “accusa” di non essere un vero abruzzese. Crediamo che la cosa non sia un limite, e soprattutto lo hanno creduto gli elettori. Dopo anni di leaders di Collelongo e soprattutto di Manoppello con la parentesi “metropolitana” di Teramo, probabilmente il vento dagli Appennini non potrà che portare ampliamento di orizzonti, e speriamo che lo sguardo spazi oltre l’Adriatico fino alla Russia. La Lega è il primo partito non solo della sua coalizione ma della regione della redazione di questo foglio sovranista: ne siamo quasi commossi. Grazie innanzitutto a Matteo Salvini e alla sua incredibile generosità nell’incontrare, seminare speranze ed entusiasmo letteralmente dalle vette alla costa, dal Tronto al Trigno; e nel parlare di ciò che agli italiani quindi agli abruzzesi sta a cuore, dal lavoro all’invasione sostitutiva fino alla criminalità.

Giovanni Legnini è sicuramente un professionista forense rispettabilissimo, ex vicepresidente del CSM. Il PD postrenziano lo ha trattato da cireneo addossandogli una croce che Luciano D’Alfonso si è tolto dalle spalle per un tranquillo scranno senatoriale; a questa croce è però rimasto attaccato a differenza del momentaneo aiutante forzoso di Nostro signore, facendo sino in fondo la parte dell’uomo di establishment, garbato e signorile lontano dal “Lei non sa chi sono io” . Ma l’ombra del grande puparo del centrosinistra abruzzese non ha mai potuto scrollarsela di dosso nonostante il simboletto del PD smarrito in un angolino di una tra le tante liste che lo appoggiavano: dai postcattolici bergogliani con vescovi in prima fila fino alla sinistra dura e pura. Dice di essere appagato del secondo posto, e forse non ha tutti i torti: ma sono le solite manipolazioni filosofiche delle cifre. Quel trenta per cento circa (equivalente a qualcosa in più dei voti della sola Lega) è un cartello elettorale che va ben oltre il PD, e che non è affatto detto che abbia uno sviluppo, o almeno un futuro: chi si contenta gode…

Dispiace per il secondo fallimento della pentastellata Sara Marcozzi, che pure ha battuto l’ Abruzzo palmo a palmo supportata dai big nazionali del partito del Grande Blog: dispiace nel senso dell’entità del distacco, avremmo preferito che a quel livello, al terzo posto, ci fosse Legnini. E non solo perché consideriamo pur sempre i grillini nostri “cugini” sovran-populisti, ma perché questo smacco rischia di mettere in difficoltà Di Maio e l’ala della lealtà governativa. La corrente bellaciao di Fico sarà rafforzata nell’attaccare la cosiddetta deriva “di destra” del Movimento. E se si andasse verso la costituzione di un potente polo identitario-sovranista? In tal caso, l’ Abruzzo sarebbe stato una utilissima scintilla.

Infine, Casa Pound: nella fondamentale circoscrizione pescarese ha avuto il fegato di presentarsi senza lista e simbolo, col solo nominativo del candidato alla presidenza regionale Stefano Flajani, per dei problemi amministrativi. Le perdoniamo la oggettivamente assurda sottrazione frazionaria di voti a Lega e FdI, rispettandone la funzione di testimonianza di Destra sociale, popolare e giovanile.

Avanti così, verso la conquista della municipalità pescarese con un candidato leghista, giovane, di pensiero forte, pulito e idealista; e verso la valanga riformatrice del parlamento non degli europei ma degli eurocrati, delle elites autoreferenziali e del Pensiero unico, dei mercati e della finanza globale.  

A.MARTINO   

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