MORTO UN PAPA SE NE FA SEMPRE UN ALTRO … ED ARRESTATO UN BOSS?
Visto da un marziano che nulla sa del pianeta terra, né tantomeno dell’Italia, l’arresto di Matteo Messina Denaro, avvenuto questa mattina a Palermo, rappresenterebbe, senza alcun ombra di dubbio, un duro colpo inflitto dallo Stato alla mafia e sicuramente sarebbe fonte di consolazione per tutti i parenti delle vittime di mafia, se non fosse che, tali e troppi sono gli interrogativi che ancora ruotano intorno al personaggio de “U siccu” da non consentirci in alcun modo di poter cantare vittoria.
Infatti dato il luogo dell’arresto, la città di Palermo, le prime domande che ci sorgono spontanee sono:
- Chi ha coperto per 30 anni la latitanza di “Diabolick”?
- Quali pezzi dello Stato ne hanno garantito l’intangibilità e l’immunità?
- Che fine ha fatto “l’Agenda Rossa”?
E poi, sono proprio da addebitare al caso il fatto che l’arresto di Matteo Messina Denaro sia avvenuto esattamente a:
- 30 anni e un giorno di distanza dalla cattura di un altro grande boss, Totò Riina?
- 500 metri di distanza, il linea d’aria, dalla Direzione Investigativa Antimafia?
Certo, Andreotti è diventato famoso per la locuzione: “a pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina” ma, in questo caso, come si fa a non pensare a male se ci tornano alla mente le parole del pentito Salvatore Baiardo – il gelataio piemontese che all’inizio degli anni ’90 gestì la latitanza dei fratelli Graviano, Giuseppe e Filippo e – che il 5 novembre 2022, durante lo “Speciale Non è l’Arena – FANTASMI DI MAFIA” di Massimo Giletti disse al conduttore: << L’unica sua speranza, e sinceramente me lo auguro anche io per loro, perché sono giovani, che venga abrogato questo “ergastolo ostativo” e comincino a godersi un pò la famiglia ed i figli … perché non è gente così … >> e sul nuovo governo disse: << e magari chi lo sa che non arrivi un regalino … Che magari presumiamo che un Matteo Messina Denaro sia molto malato e faccia lui stesso una trattativa per consegnarsi e fare un arresto clamoroso … così, arrestando lui, magari esce qualcuno che ha l’ergastolo ostativo senza che ci sia clamore. Questo potrebbe essere un fiore all’occhiello per il nuovo Governo … un bel regalino (d’altronde) cose disse il generale Delfino all’allora Ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli: le faccio un bel regalino! Le consegnerò prima di Natale Totò Riina … e cosa è successo? Che, 20 giorni dopo il Natale, Riina fu arrestato … perciò secondo lei ci sarà stata una trattativa o no, per l’arresto di Totò Riina? … guardi che la trattativa Stato-Mafia non è mai finita. D’altronde sono quelle trattative in cui, tu dai una cosa me, io la do a te, come è stato anche negli anni addietro. Quando allo Stato farà comodo Matteo Messina Denaro sarà arrestato, come è stato arrestato Riina e, presumibilmente, il momento è vicino perché è legato all’ergastolo ostativo >>.
Per quel che ci concerne è normale che una trattativa ci sia stata, o meglio è normale nella misura in cui, una forza, lo Stato Italiano, non ha il pieno controllo di un dato territorio, la Sicilia, che stante al dato temporale, 30 anni di latitanza nella Trinacria, e la libertà d’azione del “Diabolik”, è quantomeno pacifico riconoscere che, sull’Isola, le istituzioni nazionali, da quel lontano 1943, anno in cui gli americani diedero nuovamente il potere a Cosa Nostra, sono ospiti e, in quanto tali, devono procedere in punta di piedi.
Se non fosse così, Falcone e Borsellino non sarebbero mai morti, e la mafia, come ai tempi del Prefetto Mori, vivrebbe da profuga all’estero e non da smargiassa qui in Italia.
Ricordatevi, dunque, che, se morto un Papa se ne fa sempre un altro, per l’onorata società è lo stesso e, quindi, la guerra contro la criminalità organizzata è ancora lungi dal finire.
“Alla fine della fiera”, perciò, per vincere la mafia, bisogna prima cambiare i cuori ed i cervelli e poi colpire l’organizzazione con implacabile determinazione.
Lorenzo Valloreja
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