ARRIVA LA STRATEGIA DEL FREDDO, E LA RUSSIA DIVENTA “STATO TERRORISTA”.
Nello stralcio di intervista a ADN Kronos che riporto, il generale Leonardo Tricarico presidente della Fondazione Icsa (Intelligence Culture and Strategic Analysis) ed ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica militare cerca di minimizzare, ma non nasconde che anche se la “strategia del freddo” che sembrano aver adottato i russi in Ucraina (e siamo ancora in autunno, certo non in inverno) non è affatto, per ciò sola, garanzia di vittoria russa, di certo comporterà enormi sofferenze per la popolazione civile.
Egli dice: “ La strategia del freddo provocherà molta sofferenza e flussi di profughi tanto più robusti di quanto non siano ora. Certamente non la resa…. ….Immagino che in tutto questo ci sia lo zampino dell’ultimo arrivato, il generale Surovikin e francamente mi stupisco di come non sia stato fatto prima, considerando che le infrastrutture energetiche sono un obiettivo legittimo in guerra purché si mettano al riparo le vite innocenti, cosa che invece non è avvenuto in questi nove mesi di conflitto. Sicuramente senza energia anche chi combatte avrà qualche difficoltà in più: è quindi, in questo senso, un punto a favore della Russia. Ma non sarà decisivo, seppur significativo».
Analisi squisitamente militare e freddamente tecnica, anche se non capisco bene come una delle parti in causa possa “mettere al riparo le vite innocenti” che si trovino nell’altro campo: è l’amara, disumana, brutale realtà della guerra. Ma è anche vero che nella Storia, quando un governo di qualunque orientamento, un re, un imperatore, un dittatore o non so chi altro, si rende conto delle enormi sofferenze di un popolo, fosse anche per il prosaico e meschino intento di pararsi le spalle da una letale rivolta, considera seriamente se non la resa quanto meno la trattativa.
Ciò non è nel caso di Kiev, in cui invece, inquietantemente parrebbe, che maggiori sono le difficoltà (Kherson una specie di offensiva delle Ardenne di Zelensky?), più incalzanti sono gli incoraggiamenti alla resistenza da parte dell’Unione europea (meno degli USA, direi): soldi, armi, sanzioni, proclami antirussi. E poi soldi, armi, sanzioni, proclami antirussi.
In questa direzione va indubbiamente la mozione del Parlamento europeo alla Commissione affinché la Russia sia insignita dell’ indesiderabilissima etichetta di “stato terrorista”: non che questo comporti qualche differenza in tema di sanzioni, dato che ormai, forse, solo la fruizione della comune volta celeste non è ancora compresa nell’ennesimo “pacchetto di sanzioni”. Ma piuttosto, si spera di arrivare così a una Norimberga verso Putin e la leadership moscovita.
La pronuncia, dopo le iniziali contrarietà, anche di diversi europarlamentari italiani come i pentastellati, è alla fine passata a larga maggioranza (non vi era da dubitarne). Contrari lepenisti e patrioti tedeschi.
Commento alquanto fanatico della presidente dell’europarlamento Roberta Metsola dopo un forte attacco hacker di scontata matrice alle infrastrutture digitali dell’istituzione: “slava Ukraini” (gloria all’ Ucraina). Una volta dalle parti nostre si diceva “Credere obbedire combattere”: però almeno, c’era la coerenza di fare la guerra, e non di pagare ed attrezzare altri per proprio conto.
A. Martino
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