CARI EUROPEISTI, LA VOSTRA DILETTA URSULA HA DIMOSTRATO CHE SIETE I SOSTENITORI DELL’ASSOGGETTAMENTO TOTALE DELL’ITALIA

Ad un incontro con universitari del prestigioso ateneo statunitense di Princeton, Ursula von der Leyen ha, forse complice la distanza da orecchie “sovraniste e populiste”, con buona dose di innegabile sincerità, ammesso che uno stato membro dell’Unione europea, non è più uno stato realmente indipendente.

Eppure l’allocuzione della Baronessa è riecheggiata oltreoceano. E il suo contenuto, per quanto ci riguarda, è abbastanza raggelante da un lato, come tutte le cose che ben conosciamo ma che non vorremmo spiattellate in faccia da chi avrebbe l’interesse a minimizzare e negare; dall’altro, appunto, non rappresentano nulla di nuovo.

“Vedremo i risultati delle elezioni. Abbiamo appena avuto delle elezioni anche in Svezia. Il mio approccio è che qualunque governo democratico voglia lavorare con noi, ci lavoriamo insieme……se le cose vanno in una direzione difficile, e ho parlato di Polonia e Ungheria, abbiamo gli strumenti….”

Insomma: se un governo a direzione Meloni e con la partecipazione di Salvini dovesse minimamente rompere le scatole, basterà minacciare di escludere dal PNRR e ritorsioni del genere. Basterà anche un qualche distinguo in materia di immigrazione, o qualcosa che “non va” in materia LGBT o di visione del conflitto russo-ucraino.

Con queste premesse, in altri tempi, si sarebbe potuto pensare che la von Der Leyen abbia pronunciato parole straordinariamente avventate, che potrebbero pericolosamente spingere elettorato incerto a sostenere non solo i reprobi Meloni e Salvini (antieuropeisti di cartone, ma tanto basta) ma pure forze realmente euroscettiche, per uno straccio di residuo orgoglio nazionale. Infatti, non solo Renzi (europeista per dovere d’ufficio), ma anche e persino Letta, si sono precipitati a prendere le distanze vincendo la medaglia d’oro dell’ipocrisia, e degli eurocrati hanno tentato di ridimensionare la portata di quanto affermato.

Preoccupazioni che potrebbero risultare inutili, dato che il cancro dell’europeismo teologizzato senza se e senza ma alligna ormai in larga parte della nostra opinione pubblica, insinuato da almeno un ventennio di propaganda mediatica e veline politico-giornalistiche come mai nella storia delle idee. E soprattutto perché, ripeto, i soggetti politici destinatari di questi avvertimenti degni di essere diretti ai capipopolo di un protettorato, non hanno perso giorno in questa campagna elettorale per fare solenni professioni di europeismo, atlantismo, russofobia e filoucrainismo. Ed allora? Evidentemente i precedenti contano come per l’assunzione di qualunque sottoposto, e le polemiche del Salvini ministro dell’Interno e vice premier all’epoca del primo governo Conte su immigrazione e “letterine” non aiutano. Figurati poi il “fascismo” della Meloni, che fascista sarà sempre anche se dovesse mettere al bando i calendari o i cavatappi di Mussolini: errori di gioventù, ma dalle parti di Bruxelles e Strasburgo non sembra esserci amnistia o condono.

Perciò, votate per Italexit o per le altre forze indipendentiste e dissidenti. 

A. Martino

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