A QUANTO PARE, E’ PROPRIO VIKTOR ORBAN, DOPO VLADIMIR PUTIN, LO SPAURACCHIO DELL’EUROCRAZIA (PUR STANDO NELL’UNIONE EUROPEA).

Insomma, Viktor Orban sarebbe un dittatore. E l’ Ungheria uno stato (più o meno) totalitario.

Lo ha affermato il Parlamento europeo. Poco conta che in Ungheria si svolgano libere elezioni, vi sia libertà di parola, chiunque possa entrare ed uscire di casa come e quando vuole, e per dove più gli aggradi (precisazione non superflua dato quello che abbiamo provato e potremmo benissimo riprovare).

Conta invece che Orban parli troppo (ma certe cose, lo so, nemmeno si possono nominare) di identità nazionale, cristiana e culturale, del suo popolo.

Conta invece che Orban si smarchi dalle sanzioni decise illegalmente, senza alcuna discussione in sede ONU, nei confronti della Russia: e che, cosa gravissima (per loro) il popolo ungherese ne tragga vantaggio in termini specialmente di fornitura di fonti energetiche.

Conta invece che Orban si opponga alla sostituzione etnica.

Conta invece che Orban non deleghi la politica a magistrati che, invece che essere impiegati o funzionari dello stato, si atteggino a depositari ultimi di una Verità di cui essi, non certo i politici, siano custodi anzi creatori purché politicamente corretti anzi correttissimi.

Conta invece che in Ungheria si cerchi di salvare vite di esseri massimamente indifesi, non negando alle donne il diritto di abortire ma pregandole di ascoltare il battito del minuscolo cuore del loro figlio. Qualcosa del genere stanno facendo in Umbria, e allora, naturalmente “vergogna…!”.

Alla loro cultura della morte e del Nulla non aggiungono però, in spirito materialista, un bel nutrirsi, dato che vogliono imporci il loro menù di scorpioni e cavallette. E il dittatore sarebbe Orban?

Ma in fondo, tutto perfettamente coerente e nulla di nuovo sotto il sole: si veda il mio articolo ABORTO “DIRITTO UMANO”, OBBLIGO DI INGINOCCHIAMENTO, ECONOMIA FITTIZIA SENZA MONETA E DA MOUSE….E’ LA NEGAZIONE DI DIO E NATURA. E’ L’IMPERO DEL MALE CHIAMATO UNIONE EUROPEA del 26 giugno 2021.

A. Martino

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