ARRIVA A DOWNING STREET LA TRUSS, DONNA CHE PUO’ SEMPRE CAMBIARE IDEA.
E così, si è ripetuto il miracolo della costituzione più bella del mondo: che non è la nostra ma la britannica, la quale pur non essendo scritta ma assolutamente consuetudinaria, come in un ovattato club da gentiluomini e gentildonne, garantisce tranquille e serene dinamiche di potere. Ovviamente nella forma, che poi nella sostanza la estromissione di Boris Johnson prima dalla guida dei tories e poi da Downing street è stata una congiura di palazzo incruenta quanto ipocritamente giustificata da festini durante il lockdown, scontrini irregolari e altre amenità che mi ricordano vagamente l’estromissione di Marino dal Campidoglio.
Quindi e comunque sia, il Partito conservatore ha scelto il nuovo anzi la nuova leader; esso ha la maggioranza parlamentare, e la vecchissima sovrana ha apposto sul tutto il suo timbro notarile nominando un’altra Elizabeth (Truss) suo Primo Ministro nello spazio di ventiquattro ore, senza fare la pensierosa e soprattutto senza tentare di vanificare il mandato degli elettori. Una monarchia che sembra una repubblica, ma di quelle davvero serie e oneste.
Boris Johnson esce di scena (secondo qualche specialista di politica britannica mediterebbe di emulare Winston Churchill con un bis estremamente irrituale a Downing street previa riconquista del partito). Brexiter da sempre, e poi inflessibile esecutore della volontà referendaria, ha ai nostri occhi coerentemente sovranisti questo merito peraltro ampiamente annullato dal suo atlantismo arrabbiato, quindi dall’accanito invio di armi e sostegni di qualunque genere all’ Ucraina, a qualunque prezzo in ogni senso. Non dubitate che non solo intelligence ma militari non soltanto tecnicamente mercenari operino in suolo ucraino senza tanti proclami. Tanto, oggi, anche a voler conservare sul campo la propria uniforme, chi è in grado di distinguere una mimetica da un’altra?
Il Regno Unito, libero dalle pastoie e dubbiosità eurocratiche, si è abbandonato voluttuosamente all’abbraccio della “relazione speciale” coi cugini oltreoceanici. Anche a causa di innegabili problemi economici interni quali una inflazione ben superiore alla nostra, Bojo è stato amaramente ripagato del suo bravo “compito a casa” da primo atlantista della classe europea.
Credo però che la continuità in politica estera sarà totale. Il furore bellicistico e russofobico della Truss come ministro degli esteri è agli atti, anche se il passato ideologico e politico della terza donna primo ministro di sua Maestà dopo Margareth Thatcher e la ben meno carismatica Theresa May potrebbe far ipotizzare qualche possibile giravolta: conservatrice dopo un passato da sinistra estrema e repubblicana, ha ora proprio nella regina il suo ufficiale datore di lavoro. Laburista di sinistra-sinistra, si è prima “laicizzata” passando alla scissione liberaldemocratica, per poi approdare addirittura al conservatorismo più liberista; ora propugna l’abbassamento delle tasse puro e semplice, l’ulteriore ridimensionamento dello stato sociale, e ha persino sullo stomaco i sindacati. Era ambientalista, ora propugna di estrarre più petrolio dal Mare del Nord e, tanto per cambiare, di cancellare le tasse pro energia alternativa.
Convinta remainer, ci ha ripensato dicendo che tutto sommato con la Brexit sono più le opportunità che gli svantaggi. Insomma: tutta una incognita e un’avventura da scrivere, la camaleonte di Downing street. Noi italiani ne siamo esperti: non si capisce mai se si ha a che fare col proverbiale “solo gli imbecilli non cambiano mai opinione”, o se le opinioni si prendono solo a nolo per scaricarle in favore del prodotto più aggiornato o conveniente.
A. Martino
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