NON BASTA ABBASSARE DI UN PAIO DI GRADI IL TERMOSTATO PER SALVARE LE IMPRESE ITALIANE. FORSE SAREBBE BASTATO, MOLTO PIU’ SEMPLICEMENTE, NON ESSERE SERVI DEGLI AMERICANI
In riferimento alla chiusura della “ICO” di Alanno (PE) a causa dei costi eccessivi dell’energia e della messa in mobilità di 35 dipendenti, già in cassa integrazione, il candidato al Senato della Repubblica per la lista “Per l’Italia con PARAGONE – ItalExit”, nella circoscrizione Abruzzo, Lorenzo Valloreja, si è sentito in dovere di rilasciare la seguente dichiarazione: << Quando nel 2018, insieme ad un gruppo di amici, fondammo l’”Associazione degli Italiani amici della Russia” il nostro scopo principale ero quello di attrarre investitori russi sul nostro territorio regionale per far si che la desertificazione industriale, commerciale e turistica, si arrestasse. Questo declino già in atto da diversi anni a causa:
- Delle stringenti e asfissianti normative europee;
- Delle delocalizzazioni selvagge dovute alla concorrenza sleale di Paesi sia Comunitari (Polonia, Romnania, Ungheria, Bulgaria, Croazia, Portogallo) che ExtraComunitari;
- Di un’inflazione che – oggi conclamata e fino l’altro ieri solo di fatto, in quanto, a seguito del dimezzamento dei capitali dei singoli cittadini avvenuto all’indomani del passaggio dalla Lira all’Euro, quando nel lontano gennaio del 1999, in una settimana, i prezzi dei beni praticamente raddoppiarono senza alcun adeguamento stipendiale, tant’è che il salario degli italiani è, a tutt’oggi, uno dei più bassi d’Europa – ha eroso completamente il Capitale di ognuno di noi;
- Di un’Austerity imposta da Bruxelles che ha impedito, negli ultimi anni, ogni investimento adeguato sulle infrastrutture strategiche della nostra Regione: viabilità, servizio idrico, santità.
Ma nonostante ciò fosse ben chiaro ai nostri occhi, la stragrande maggioranza della Classe Dirigente Nazionale e Locale, ha continuato, come gli struzzi, a tenere la testa sotto la sabbia, un po’ per ossequio agli ordini di scuderia e quindi per tutelare le proprie carriere, un altro po’ per ignoranza, fatto sta che si è continuato a far finta che tutto andasse per il meglio “madama la marchesa”, ma non era così. La pandemia con le proprie restrizioni ha peggiorato le cose, ma la politica ostile degli ultimi mesi del nostro Paese nei confronti della Russia di Putin per la Guerra in Ucraina ci ha dato il colpo di grazia. Uno stillicidio continuo di imprese e posti di lavoro:
- “Riello” di Villanova di Cepagatti (PE), 71 dipendenti;
- “Fast” di Cerratina di Lanciano (CH), 16 dipendenti;
- “Birra del Borgo” di Avezzano (AQ) ,40 dipendenti;
- “Laonardo” di Carsoli (AQ), 15 dipendenti;
Così, giusto per citare alcuni casi, ma l’elenco potrebbe continuare all’infinito. Basta guardare nel centro delle nostre belle città e nei tanti borghi che insistono sul nostro territorio. Ogni giorno una serranda abbassata che non si alzerà mai più, come lo splendido centro storico di Chieti, un luogo antropizzato prima di Roma che rischia di spegnersi, giorno dopo giorno, perché nessun ente, territoriale o nazionale, fa qualcosa per invertire questa tendenza e rilanciare la Città di Achille. Ciò che dico è talmente vero che se si va ad osservare uno studio riguardante le iscrizioni delle imprese, nel primo semestre del 2022, sul piano territoriale abruzzese, ci si renderà conto di come l’artigianato ha registrato un saldo negativo in tre province. Il peggior dato registrato è quello di Teramo (-20), Chieti e Pescara decrescono entrambe di 13 unità, con l’Aquila unica provincia a registrare un incremento (+11). Tuttavia è da comprendere che il dato positivo, se lo si può considerare positivo, è stato spinto, o dopato, dagli incentivi legati al “Superbonus 110%” che però, da qui a poco, mostrerà sicuramente l’altro lato della medaglia facendo saltare tante aziende nate ad hoc, le quali, pur essendosi impegnate, non sono riuscite ad avere accesso diretto ai fondi. Ho ancora negli occhi e nelle orecchie, le proteste della marineria pescarese, di qualche mese fa, riguardo il caro carburanti. È vero, in tale frangente, la Regione Abruzzo, con il Presidente Marsilio stanziò 300 mila Euro per il settore Pesca, così come il Senatore Luciano d’Alfonso scrisse sia a Patuanelli, Ministro delle politiche agricole, che a Daniele Franco, Ministro dell’Economia e delle Finanze, ma lor signori avallando la politica guerrafondaia di Draghi hanno fatto si che il prezzo del gasolio da navigazione attualmente si aggirasse intorno ad 1 Euro al litro, ancora molto se consideriamo che, prima del conflitto, per le stesse barche, il prezzo era fissato intorno ai 70 centesimi. Dunque è stato saggio per la nostra classe politica avallare ciecamente le scelte di Draghi e dell’UE? Ha senso per il benessere economico del nostro Paese inviare armi all’Ucraina, addestrare le truppe di Kiev, o invece tenere una condotta simile a quella della Turchia di Erdogan? Ecco, io ritengo che per il bene degli italiani e dell’Abruzzo nello specifico, ognuno di noi dovrebbe essere capace di dire di no ai propri leader se questi compiono delle scelte insensate. La gente, infatti, si recherà alle urne per avere da noi delle risposte rispetto al tema del lavoro, della sicurezza e delle libertà individuali e non per avere un altro Governo che, pedissequamente, per fare un piacere agli USA, acquisti, ad esempio, GAS dal Nord America ad 84 $ per singola unità termica quando la Gazprom ce lo ha venduto e continua a vendercelo, per soli 2 $ per singola unità termica. Anche perché, come vedete, non ci rimetteremo solo sotto il profilo del nostro confort invernale, piuttosto che estivo, ma, ad essere in ballo, saranno anche i nostri posti di lavoro>>.
A. Martino
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