MONSIGNOR VIGANO’ DURISSIMO SU PAPA FRANCESCO IN CANADA: “STRUMENTO DELLA CANCEL CULTURE”.
E’ della settimana scorsa una vibrante lettera di mons. Carlo Maria Viganò, figura ormai ben nota ai nostri lettori e considerabile uno dei principali esponenti del dissenso globale cattolico. La lettera è stata indirizzata al giornalista cattolico (sempre dissenziente) Marco Tosatti, e rilanciata da Gloria tv.
I suoi toni sono davvero netti e durissimi verso l’attuale papa, e ogni lettore de L’Ortis si faccia la sua idea.
Personalmente, condivido le analisi di mons. Carlo Maria Viganò ma ripeto anche qui, non voglio imporle a chi magari non se la sente di andare fino in fondo nella semidemonizzazione dell’attuale Vaticano.
Di certo però, dovrebbe lasciare molto perplessi l’incessante mea culpa bergogliano in Canada, che praticamente un’ora si e l’altra no, ha chiesto scusa per l’evangelizzazione del Nordamerica prima, e per la presenza della Chiesa cattolica dopo, nel grande paese del Commonwealth.
E noi de L’Ortis non vogliamo rinunciare a nessuno degli strumenti critici nei confronti dell’attuale Sistema globalista, in cui, che piaccia o no, l’attuale papato pare saldamente incardinato e funzionale.
Questo un significante stralcio dell’ultimo scritto di Mons. Viganò:
“,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,Sulle “colpe” dei Missionari gesuiti, penso abbia risposto esaurientemente Corrispondenza Romana, enumerando le efferatezze a cui furono sottoposti i Martiri del Canada per mano degli Indiani Irochesi. Lo stesso dicasi per le presunte accuse relative alle Indian residential schools che lo Stato aveva affidato alla Chiesa Cattolica e agli Anglicani per civilizzare gli indigeni e favorire l’assimilazione della cultura cristiana del Paese. Scopriamo così che «gli Oblati [di Maria Immacolata] erano gli unici difensori della lingua e del modo di vita tradizionale degli Indiani del Canada, a differenza del governo e della chiesa anglicana, che insistevano per una integrazione che sradicava gli indigeni dalle loro origini. Apprendiamo parimenti che il presunto “genocidio culturale” degli indigeni di cui doveva occuparsi la Commission de vérité et réconciliation nel 2008 si è poi trasformato, senza alcuna base di verità né di verosimiglianza, in “genocidio fisico”, grazie a una campagna mediatica assolutamente falsa, sostenuta dal premier Justin Trudeau, pupillo di Klaus Schwab e notorio fautore del globalismo e dell’Agenda di Davos.
Ma se la verità è stata riconosciuta anche ufficialmente da esperti e da storici non di parte, ciononostante il culto della menzogna ha proseguito il proprio inesorabile iter, per culminare nelle scuse ufficiali del capo della Chiesa, pretese da Trudeau e immediatamente fatte proprie da Bergoglio, il quale non vedeva l’ora di umiliare ancora una volta l’istituzione che indegnamente rappresenta. Nella smania di assecondare la narrazione ufficiale e di compiacere i loro padroni, Trudeau e Bergoglio considerano come un trascurabile dettaglio la totale inesistenza di prove sulle fantomatiche fosse comuni in cui sarebbero stati sepolti segretamente centinaia di bambini. Basterebbe questo a dimostrare la loro malafede e la pretestuosità delle accuse e dei mea culpa; anche perché la stampa di regime chiede le teste dei nemici del popolo con processi sommari, ma si guarda bene dal riabilitare gli innocenti accusati falsamente.
Lo scopo di questa turpe operazione mediatica è sin troppo scontato: gettare discredito sul passato della Chiesa Cattolica, colpevole delle peggiori efferatezze, per legittimare la sua persecuzione presente, tanto da parte dello Stato quanto da parte della stessa Gerarchia. Perché quella Chiesa, la Chiesa Cattolica “intollerante”, “rigida”, che predicava il Vangelo a tutte le genti e che lasciava martirizzare i propri Missionari da tribù immerse nella barbarie del paganesimo, non deve esistere più, non deve “fare proselitismo” – «una solenne sciocchezza», «un peccato gravissimo contro l’ecumenismo» – e non deve pretendere di avere alcuna Verità da insegnare alle nazioni per la salvezza delle anime. E Bergoglio ci tiene a far sapere di non aver nulla a che vedere con quella Chiesa, così come di quella Chiesa detesta la dottrina, la morale e la liturgia, al punto da perseguitare senza pietà i tanti fedeli che ancora non si sono rassegnati a seguirlo verso il baratro dell’apostasia e che vorrebbero onorare Dio con la Messa Apostolica.
Non che alcuno abbia mai pensato che Jorge Mario possa in qualche modo essere cattolico: ogni sua esternazione, ogni gesto, ogni movimento tradisce una tale insofferenza per ciò che ricorda anche lontanamente Nostro Signore, da rendere ormai superflui i suoi attestati di irreligiosità e di empietà sacrilega. Vederlo assistere impassibile ai riti satanici di evocazione dei morti compiuti da uno sciamano aggrava fino all’inverosimile lo scandalo di aver reso culto idolatrico all’infernale pachamama nella Basilica Vaticana, profanandola. Sopra il luogo della sepoltura del Principe degli Apostoli.
Chiedere perdono per le colpe inesistenti dei Missionari è un atto spregevole e sacrilego di sottomissione al Nuovo Ordine Mondiale che trova perfetta corrispondenza negli omertosi silenzi e nelle scandalose protezioni di cui Bergoglio è responsabile nei confronti delle vere vittime di abusi dei suoi protetti. Potremo sentirlo chiedere perdono in Cina, in Africa, tra i ghiacci dell’Antartide, ma mai lo sentiremo pronunciare un mea culpa per gli abusi e i crimini commessi in Argentina, per gli orrori della lavender mafia di McCarrick e dei suoi complici, e di quelli che ha promosso come suoi collaboratori. Mai lo sentiremo formulare scuse credibili per essersi prestato a fare da testimonial alla campagna vaccinale, che oggi sappiamo essere la causa di un numero terrificante di morti improvvise e di effetti avversi. Per queste colpe egli non si batterà mai il petto, anzi ne va fiero e sa che un gesto di sincero pentimento non sarebbe apprezzato dai suoi mandanti, non meno colpevoli di lui.
Eccoci dunque dinanzi al mentitore, all’accusatore. Eccoci davanti allo spietato persecutore dei buoni chierici e fedeli di ieri e di oggi, e zelante alleato dei nemici di Cristo e della Chiesa. Feroce avversario della Messa Cattolica, ma ecumenico partecipante di riti satanici e di cerimonie pagane. Un uomo diviso nell’anima dal suo duplice ruolo di capo della setta che occupa il Vaticano e di inquisitore della Chiesa Cattolica. Al suo fianco, in questa squallida performance, il chierichetto Trudeau, che propaganda la dottrina gender e l’ideologia LGBTQ in nome dell’inclusività e della libertà, ma che non ha esitato un attimo a reprimere nel sangue le giuste e legittime rivolte della popolazione canadese, privata dei propri diritti fondamentali con la scusa dell’emergenza pandemica.
Una bella coppia, non c’è che dire! Entrambi sponsorizzati nella loro carriera dall’élite globalista anticristiana. Entrambi messi a capo di un’istituzione col compito di demolirla e di disperderne i membri. Entrambi traditori del proprio ruolo, della giustizia, della verità.
Questi processi sommari potranno forse essere apprezzati da contemporanei in malafede o ignoranti, ma non reggono il giudizio della Storia, e men che meno quello inappellabile di Dio.
Verrà il giorno in cui costui sarà chiamato a rendere conto della sua amministrazione: «Redde rationem villicationis tuæ: iam enim non poteris villicare» (Lc 16, 2), dice il padrone nella parabola del Vangelo di ieri. Fino a quel momento, come battezzati e membra vive del Corpo Mistico, preghiamo e facciamo penitenza, per allontanare da noi i castighi che questi scandali attirano sulla Chiesa e sul mondo. Invochiamo l’intercessione dei Martiri del Canada, oltraggiati dall’accusatore seduto sul Trono di Pietro, perché ottengano presso il Trono di Dio la liberazione della Chiesa dal presente flagello”.
A. Martino
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