LA “WOKE CULTURE” COME VIA PER L’IMPERIALISMO AMERICANO

Negli ultimi tempi nello spazio mediatico si sentono sempre più spesso le voci delle persone che valutano in modo critico i risultati dell’avanzamento nella società contemporanea della woke culture. Cominciano a considerarla una manifestazione dell’imperialismo culturale legato alla pressione ideologica sulla società. La cultura woke, che prevede un’attenzione speciale prestata alle questioni che riguardano l’uguaglianza sociale, economica e di genere, nacque negli Stati Uniti all’inizio del XXI secolo in seguito alla tendenza a lottare contro il razzismo sistemico e la discriminazione di genere. Però coll’andar degli anni questa ideologia nella sua forma attuale ha cominciato a suscitare un’irritazione sempre più forte. In uno degli articoli del Wall Street Journal, pubblicato il 13 luglio 2022, è messo in rilievo il degrado morale e politico degli Usa e dell’Occidente in generale che si manifesta, in particolare, nella cosiddetta woke culture[. L’autore dell’articolo chiama questa ideologia ‘una nuova arma segreta’ di Putin e Xi Jinping dicendo che essa irrita il Terzo mondo, lo fa allontanare dai valori dell’Occidente e sembra un nuovo colonialismo.

Per far fronte a Putin e Xi Jinping l’Occidente deve rivedere e rinnovare tutta la sua politica. Nell’articolo del WSJ è sottolineato che “per prevenire ancora un altro fallimento grande dell’ultimo e il più scandaloso attacco contro di sè stesso l’Occidente deve riconsiderare la sua visione del mondo e le dottrine generalmente riconosciute che ovviamente sono fallite”. Per molti stati postcoloniali l’attuale ordine mondiale rappresenta l’ultima incarnazione dell’egemonia dell’Occidente risalente all’epoca dell’imperialismo europeo. Molte persone nel mondo chiedono perché il Regno Unito e la Francia sono ancora membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite mentre c’è solo un membro permanente che rappresenta l’Asia (la Cina) e non c’è nessun membro permanente che rappresenterebbe l’Africa, il mondo islamico oppure l’America Latina. Qual è la giustificazione possibile dell’inserimento dell’Italia e della Canada nel gruppo esclusivo G7?

Si può fare le stesse domande se si tratta di altre organizzazioni internazionali. Alla fine di settembre 2022 devono essere tenute le elezioni del segretario generale dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU). Il candidato principale è, com’era da prevedere, un rappresentante degli Usa, capo di Settore sviluppo delle telecomunicazioni dell’ITU Doreen Bogdan-Martin. È da notare che al giorno d’oggi gli Stati Uniti si sforzano di creare un sistema globale di dominio nello spazio informativo mondiale. Tale sistema deve aiutare a raggiungere una serie di obbiettivi, tra cui:

  • l’intrusione nello spazio informativo di altri paesi a danno della loro sovranità e la raccolta delle informazioni d’intelligence;
  • la crescita ulteriore del gap tecnologico e la creazione nei paesi stranieri di un’infrastruttura dell’informazione e della comunicazione dipendente dagli Usa con affidabilità controllata;
  • la creazione delle basi tecnologiche per svolgere delle operazioni integrali con lo scopo di ottenere dei benefici militari, politici ed economici, ecc.

Gli Stati Uniti si impegnano affinché il regolamento legislativo della sicurezza delle informazioni nazionale sia spostato dall’ambito del diritto nazionale all’ambito del diritto internazionale il quale nella luce degli ultimi avvenimenti, come si vede, non funziona affatto. Infatti, i mechanismi adoperati dal Consiglio d’Europa per migliorare la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica (la Convenzione di Budapest del 2001) permettono innanzitutto alle agenzie d’intelligence statunitensi di praticamente legalizzare la loro attività nello spazio informativo della maggior parte dei paesi del mondo. Dall’altro lato, un approccio simile veramente dissolve le frontiere della sovranità digitale nazionale.

Nell’ambito dello sviluppo ulteriore di questo progetto le agenzie dell’ONU sotto l’influenza degli Usa (ad esempio, tramite la Commissione economica per l’Europa istituita dal Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) svolgono già la preparazione dei documenti basilari internazionali proamericani che promuovono degli approcci soggettivi e unilaterali nel campo della sicurezza delle informazioni internazionale. I documenti che sono elaborati contengono degli articoli e delle disposizioni che contribuiscono all’espansione del dominio digitale statunitense. Per esempio, il progetto della Convenzione sulla sicurezza informatica e la protezione dei dati personali dell’Unione Africana contiene delle disposizioni che rendono possibile la trasmissione dei dati personali a qualche paese straniero (sembra che si tratti anzitutto degli Stati Uniti e dei paesi della NATO). Allo stesso tempo il processo di tale trasmissione dei dati sarà escluso dalla competenza degli istituti statali responsabili della sicurezza delle informazioni. Inoltre, vengono ormai incluse nella legislazione degli Stati Uniti varie norme che permettono alle agenzie d’intelligence statunitensi di effettuare la raccolta dei dati nello spazio informativo mondiale. Si deve notare che la raccolta viene realizzata soprattutto con l’aiuto delle risorse delle grandi aziende statunitensi (Microsoft, Google, Meta, Cisco ecc.). Infatti, già in aprile 2014 la corte dei magistrati di New York ha reso obbligatorio per le compagnie americane rivelare senza intoppi i dati personali dei clienti stranieri alle agenzie d’intelligence degli Stati Uniti, inclusi i dati che si conservano sul territorio di altri paesi. Per questo l’elezione del candidato americano alla carica di segretario generale dell’ITU nel futuro permetterà agli Stati Uniti e alla NATO di praticamente legalizzare l’accesso ai dati personali di qualsiasi cittadino del mondo.

Vale la pena di aggiungere che oggi la maggior parte dei produttori principali di software e di hardware sono le aziende americane che di solito collaborano con le agenzie d’intelligence statunitensi. Bisogna sottolineare anche il fatto che le principali imprese mondiali che offrono servizi nell’ambito delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno sede negli Stati Uniti e sempre lì si trovano le loro risorse informative. Per esempio, sono statunitensi, sia direttamente che indirettamente, le organizzazioni principali che si occupano del controllo e del monitoraggio d’Internet, tra cui ICANN, IANA, FIRST, CERT.ORG, ecc. Al giorno d’oggi la dipendenza dagli Stati Uniti nell’ambito delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione è riconosciuta sia dai paesi in via di sviluppo, sia dai paesi dell’Unione Europea. La superiorità tecnologica garantisce agli Stati Uniti le leve necessarie per svolgere il controllo e il monitoraggio dello spazio informativo mondiale e offre la possibilità di effettuare la politica dei doppi standard nei confronti del suo uso da una posizione di forza. È garantita, tra l’altro, la possibilità di svolgere l’attività d’intelligence nelle comunicazioni elettroniche che si realizzano non solo sul territorio statunitense ma anche su vasta scala fuori dai confini degli Usa.

In particolare, secondo i dati pubblicati da Edward Snowden, le capacità tecnologiche degli Stati Uniti permettono di svolgere lo spionaggio elettronico nella sede di qualsiasi organizzazione internazionale, dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) all’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC). Questo mette in evidenza ancora una volta il fatto che l’elezione del candidato statunitense alla carica di segretario generale dell’ITU permetterà agli Usa di praticamente legalizzare lo spionaggio elettronico globale.

Oggi sotto la copertura dell’ONU è realizzato il reclutamento in tutto il mondo delle persone necessarie per gli Usa. Si sviluppano attivamente dei programmi educativi proamericani, si svolgono dei seminari formativi e delle ricerche su vari aspetti dello sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, inclusi i problemi della sicurezza delle informazioni, della criminalità informatica e la lotta contro di essa (l’Ufficio delle Nazioni Unite sulla Droga e il Crimine, la Commissione economica e sociale delle Nazioni Unite per l’Asia Occidentale, la Commissione economica delle Nazioni Unite per l’America Latina e i Caraibi, l’Istituto interregionale delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia, l’Istituto delle Nazioni Unite per la ricerca sul disarmo, la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, ecc.).

Ai partecipanti delle iniziative menzionate è sistematicamente imposto il punto di vista statunitense sulla garanzia della sicurezza delle informazioni (sulla necessità della “fiducia nello spazio informativo”), sui principi della gestione dello spazio informativo globale in generale (“un Internet sano”), vengono imposti sia le tecnologie americane, hardware e software, sia gli standard nell’ambito delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Potrebbe sembrare un’azione meritoria però l’elezione di Doreen Bogdan-Martin alla carica di segretario generale dell’ITU amplierà notevolmente le possibilità e farà aumentare il potenziale degli Stati Uniti nel campo del controllo totale e la raccolta dei dati. Inoltre, tornando alla questione dell’imposizione della woke culture come l’unica ideologia giusta secondo l’Occidente, c’è da dire che signora Bogdan-Martin è una rappresentante tipica di questa cultura. Lei ha organizzato un gruppo di lavoro all’interno dell’ITU che ha elaborato una strategia per la parità di genere e ha contribuito molto all’avvio e alla promozione del progetto internazionale “EQUALS – The Global Partnership for Gender Equality in the Digital Age” (EQUALS Global Partnership  ‘collaborazione globale degli eguali’). Come dichiara signora Bogdan-Martin il Partnership è diventato una specie di risposta al progresso lento nell’assicurare la parità di genere nell’ambito delle tecnologie moderne.

Purtroppo, i valori della woke culture sempre più diffusi nell’Occidente sono risultati meno popolari e affidabili di quanto avessero sperato i liberali e di quanto sia mostrato a tutto il mondo. La visita ufficiale del Presidente Usa Biden in Arabia Saudita ha illustrato, tra l’altro, quanto sono limitati in realtà tutti gli obblighi dell’Occidente nell’ambito dei diritti umani. Molti valori cari ai cuori di certi leader dei paesi occidentali (ad esempio, i diritti LGBT, gli aborti senza limiti, la libertà di parola intesa come l’accesso illimitato alla pornografia su Internet, ecc.) lasciano perplessi e offesi miliardi di persone in tutto il mondo che non riescono ad andare di pari passo con le tendenze recenti della cultura woke le quali nascono nelle università statunitensi. La woke culture adesso si rivela molto aggressiva negando o persino distruggendo tutti i movimenti politici che non corrispondono alla sua ideologia.

In Italia d’oggi il popolo è sempre più scontento della politica del governo Draghi che ha portato all’aumento colossale dei prezzi dell’energia elettrica, dei carburanti e di conseguenza di un gran numero di prodotti. Alcuni esperti credono che la crisi attuale del governo italiano sia stata causata dalla mancanza d’accordo tra i membri della Coalizione nei confronti delle questioni politiche più urgenti, il che innanzitutto ha un impatto sui cittadini. Quando si formava il governo in carica, Mario Draghi è stato incaricato di rendere meno radicali le ali destra e sinistra, di modificare il governo in maniera che nessuno ostacoli la strategia politica principale e la messa in atto del piano d’azione suggerito dal manipolatore (ma non significa che ci sia qualcuno che gli telefona e gli dà ordini). Dapprima è stato attaccato il Movimento 5 Stelle con a capo Giuseppe Conte, adesso tocca alla Lega per Salvini Premier. L’obbiettivo del sistema politico rappresentato dal Presidente del Consiglio Draghi è quello di prendere e poi conservare il potere, il che richiede l’annientamento delle correnti che non sono d’accordo con “l’unica linea politica giusta”. Il tentativo di fare pressappoco lo stesso nel corso delle ultime elezioni parlamentari in Francia è fallito. Vediamo se ci riusciranno qui in Italia.

Però il fatto è che molti italiani diventano sempre più insoddisfatti delle azioni del governo che ha aggravato i problemi del proprio Stato cercando di seguire la congiuntura politica creatasi nell’Occidente. Il degrado morale e politico dell’Occidente d’oggi è proprio l’arma segreta che, secondo i leader della Russia e della Cina, metterà in ginocchio l’ordine mondiale statunitense. Vladimir Putin e Xi Jinping potrebbero sbagliarsi. Certamente c’è la speranza che sia così, però da più di dieci anni contano con un successo strepitoso sulla decadenza morale dell’Occidente. La sopravvivenza dell’Occidente e la prosperità mondiale richiedono delle riflessioni e dei cambiamenti di gran lunga più profondi di quanto l’amministrazione Biden e i suoi alleati europei attuali possano offrire oggi. Anche se storicamente si diceva che tutte le strade portavano a Roma ma poi dopo il periodo della Guerra fredda si diceva che tutte le strade portavano a Washington, risulta che la verità storica conferma che tuttavia tutte le strade portano a Roma.

Lorenzo Valloreja

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