ITALIA, 25 SETTEMBRE 2022. FERMATE LE MUMMIE

E se, “rilanciando” il gattopardesco “cambiare tutto perché nulla cambi”, questi volessero non cambiare proprio nulla di nulla nemmeno per finta?

Mi spiego: con la fine della monarchia borbonica, a non cambiare in effetti furono le dinamiche di ascesa della borghesia e del controllo massonico della vita pubblica, che l’ancient regime per gli italiani del sud (cioè il Regno delle Due Sicilie), non era mai riuscito a stroncare dopo la parentesi paranapoleonica del murattismo. Anzi, la Sicilia, col suo un po’ infantile contrapporsi a Napoli anche per questo, vide paradossalmente rientrare dalla finestra ciò che aveva cacciato dalla porta. Anche la Sardegna mai conobbe stivale di soldato francese e relativi principi rivoluzionari, ma lì ci pensarono le squadre e compassi portati da Torino.

Ma di certo, alla monarchia di diritto divino subentrò una orleanista (i Savoia) che di plebisciti truccati prosperarono, e alla fine di uno se non altro dubbio, morirono. Ed esattamente dal 1860 inizia il lento ma inesorabile declino della religione nella vita italiana. Dovette ad esempio pur significare qualcosa, l’abrogazione del matrimonio religioso come istituto pubblico, anche se i liberali, con buona dose di contraddizione, erano in massima parte accanitamente sfavorevoli al divorzio. E dovette significare qualcosa, la massiccia assegnazione delle terre della Chiesa per quattro soldi, a speculatori e latifondisti locali: certamente, l’impatto su masse debolissime economicamente prima dipendenti dalla beneficenza sia pure spesso residuale di ordini religiosi (peraltro aboliti d’imperio) fu dirompente, vedasi immigrazione.

Insomma: non è che proprio nulla cambiò, ma certo per i vari gattopardi il palco a teatro rimase lì e il latte di mandorla era servito dalla servitù sempre alla stessa ora. Per svendere terreni e palazzi ai nuovi ricchi, c’era tempo.

Ma oggi, cosa si potrebbe sacrificare “perché nulla cambi”. Nulla. Siamo nella palude, sotto una cappa di asfissiante ed isterica tutela dello status quo con pochi raffronti nella storia. Dopo gattopardi e croci sabaude, dopo aquile romane e stelle su ruota dentata, la Mummia: l’immutabilità eretta a Sistema e valore, l’impossibilità del cambiamento e della rettifica, magari anche di qualche sano passo indietro dinanzi all’ abisso, spacciata per indiscutibilità valoriale. Il fallimento della repubblica gabellato per migliore dei mondi possibili, fine della storia italiana da Romolo e Remo?

Riprendersi una valuta nazionale? Risposta. L’euro è irreversibile.

Uscire dall’Unione europea? Follia, da soli non andiamo da nessuna parte.

Reinstaurare un minimo di dialogo con la Russia? Con Putin non si trama, fedeltà ai “valori occidentali”.

Far rinascere l’industria italiana? Solo se “sostenibile”: cioè scordatevela.

Salvare i nostri figli dall’ideologia gender? Il gender non esiste (come un tempo qualcuno diceva della mafia).

Accorciare il mandato presidenziale, dato che l’attuale inquilino del Colle se ne sta facendo la bellezza di quattordici, il che non ha pari in nessuna repubblica che si dichiari democratica? Un vergognoso attacco al Quirinale.

Basta con i governi presieduti da estratti da albi d’oro mai eletti neanche al loro Comune? La repubblica ha delle risorse e delle eccellenze cui poter attingere.

Amici miei, un consiglio pratico. Se alle prossime elezioni neanche un candidato della vostra circoscrizione proporrà nulla in merito ad almeno uno (dico uno soltanto) di questi punti, non prendetevi neanche la briga di andare a votare e sorbitevi “muti e rassegnati” come una volta si intimava alle reclute nelle caserme, la Mummia che avanza.

A. Martino

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