DOVE VOGLIAMO ANDARE … ANZI, DOVE POSSIAMO ANDARE?

Tempo di vacanze: la ripartenza post-covid tarda a mettersi in moto nel settore dei viaggi. 

Scioperi e cancellazioni, il personale si lamenta … e i cittadini ancora una volta preferiscono desistere dal volare.

Iniziamo rivolgendoci direttamente agli italiani: quanti di voi, nell’epoca pre-covid, hanno avuto occasione di prendere l’aereo per spostamenti nazionali e internazionali?

Quanti di voi italiani, invece, ora vi riconoscete come fortunati vacanzieri?

Quanti di voi, poi, rimpiangono la naturalezza con cui si potevano fare cose come, semplicemente, andarsene in vacanza, spigliatezza che ora, dopo due anni di covid, stenta a riproporsi?

Negli anni pre-pandemia il turismo costituiva un’importante fetta dell’economia del nostro Paese, così come per tanti altri Stati e località nel mondo che di esso quasi facevano la ragione della propria sopravvivenza finanziaria.

Gli aeroporti garantivano ai viaggiatori l’assenza di improvvise cancellazioni, cambiamenti e stravolgimenti.

Poi, con l’avvento del Covid, il traffico aereo si è trovato soffocato, limitandosi nei primi tempi solo a quei voli indispensabili per il trasferimento dei cittadini in situazioni difficili, e poi, con le graduali aperture, specialmente estive, arrivando a noi oggi con una ripresa sempre più completa.

Ed ecco che il cittadino nell’estate 2022 pensa, in buona fede, di poter stare tranquillo e sicuro sul funzionamento ormai “ripristinato”, a suo dire, del sistema turistico aereo.

Ed è qui l’inganno: questa certezza nessuno la garantisce.

Ecco il perché: la pandemia ha costretto migliaia di compagnie aeree ad effettuare tagli, licenziamenti e riduzioni di personale per contenere le spese.

Ora che il turismo riparte, e gli operatori nel settore si trovano diminuiti di numero, le compagnie non riescono più a tornare a lavorare con la stessa produttività. O almeno, tentano, ma questi lavoratori, costretti a turni sfiancanti e a stipendi inadeguati, protestano, e il tentativo fallisce.

Ecco dunque che i voli vengono cancellati, i rimborsi tardano ad arrivare, la gestione dei bagagli si inceppa e provoca ulteriori disagi.

Ma analizziamo la situazione ai nostri giorni, con i dati di questi stravolgimenti.

Secondo un articolo dell’ANSA, “a metà luglio erano già quasi 16 mila i voli cancellati per agosto. Vale a dire circa il 2% del totale. […] Ma nell’occhio del ciclone resta l’aeroporto londinese di Heathrow, che nei giorni scorsi ha chiesto alle compagnie aeree di non vendere più biglietti per l’estate – scatenando la reazione di vettori mondiali come Emirates e Delta – mettendo un tetto massimo di 100 mila passeggeri al giorno contro un traffico che nell’estate pre-pandemia ne aveva visto transitare oltre 22 milioni”.

Continua poi prevedendo che “secondo Iata, il traffico interno a livello globale dovrebbe tornare ai livelli pre-crisi nel 2023 e nel 2025 per le rotte a lungo raggio”.

Nel frattempo assistiamo al risvolto pratico di queste decisioni: citiamo i 54 ragazzi bergamaschi dai 13 ai 17 anni, ad esempio, che in vacanza studio a Greenwich si sono visti cancellare da Ryanair il volo di ritorno, a causa dello sciopero dei controllori di volo italiani dell’Enav, e intanto, come riporta sempre l’ANSA, “Lufthansa cancella altri 2.000 voli nel corso dell’estate, fino a fine agosto, negli scali di Francoforte e Monaco, […] per lo più verranno cancellati voli interni o diretti nei paesi vicini. […] Sciopera poi anche la francese low cost Transavia”.

Secondo un articolo dell’AGI, “a fornire i dati è il portale flightaware, che monitora in tempo reale orari, rotte e stato dei voli commerciali e cargo. Circa un terzo dei voli tagliati viene operato da vettori cinesi, seguono le compagnie statunitensi, poi quelle europee. […] Nelle scorse settimane, per la prima volta, i sindacati di diversi Paesi europei sono riusciti ad organizzare uno sciopero trans nazionale in Ryanair ed altre mobilitazioni sono state convocate in EasyJet. […] Gli equipaggi di cabina di Ryanair con sede in Spagna hanno programmato un nuovo sciopero di 12 giorni […] il 12-15 luglio, il 18-21 luglio e il 25-28 luglio nei 10 aeroporti spagnoli dove opera la compagnia. […] Il principale sindacato dei piloti della scandinava Sas ha deciso di scioperare, […] si stima che l’agitazione abbia portato alla cancellazione di circa il 50% dei voli Sas programmati”.

Gli scali europei maggiormente interessati dai disagi sono Copenaghen, Stoccolma, Londra-Heathrow ed Amsterdam.

E nel frattempo il viaggiatore medio, trovandosi in modo così labile a rischio di vedersi cancellare il volo, a rischio di dover pagare sovrapprezzi indicibili senza la certezza di un successivo rimborso, decide di disfare la valigia e stare a casa, di limitarsi “per un altro anno ancora”, compatendo – giustamente – quei membri del personale di volo che resistono e cercano, da cittadini anch’essi, di ritornare il più possibile alla normalità.

Boris Borlenghi

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