LA DIFESA E L’ATTACCO
Gli appassionati di calcio sanno quanto sia importante per la propria squadra del cuore portare a casa il risultato, come si suol dire. Ovvero conquistare la vittoria per ottenere i fatidici tre punti. E il risultato finale della partita è spesso del tutto ininfluente. Infatti i suddetti tre punti vengono assegnati indipendentemente che la squadra vinca 10-0 o 1-0 su rigore o autogol. Quindi parlando del conflitto in Ucraina, e continuando ad utilizzare la metafora calcistica , potremmo dire senza tema di essere smentiti che Vladimir Putin ha portato a casa il risultato.
Faccio questa osservazione dopo che anche i “cani da lecco” più noti, impropriamente autodefinitesi “professionisti dell’informazione”, sono stati costretti ad ammettere obtorto collo la resa del famigerato battaglione Azov nei pressi della famosa acciaieria “Azovstal”.
Perché è dal 24/02/2022,ovvero dall’inizio delle ostilità in Ucraina, che i media mainstream ci hanno riversato addosso incessantemente, 24 ore su 24, vagonate e vagonate di menzogne. Ci stanno facendo visionare da mesi una guerra virtuale, inesistente. Una fiction vera e propria totalmente scollata dalla realtà.
Come giustamente ha fatto notare Giorgio Bianchi l’informazione delle élite sta trattando gran parte della popolazione mondiale come bambini semideficienti incapaci di pensare con la propria testa e quindi bisognosi di altre persone che pensino al posto loro. Per il loro bene, ca vas sans dire…
In pratica ci stanno imponendo il trito e ritrito cliché di stampo hollywoodiano per cui il mondo sarebbe diviso nettamente tra uomini buonissimi e uomini cattivissimi. E in mezzo il nulla. Il problema è che ancora tantissime persone continuano a “bere” senza fiatare tutto ciò che viene scodellato dall’informazione di regime. L’Italia in particolare, essendo una colonia yankee, percepisce la realtà circostante con gli occhi dello Zio Sam, soprattutto in campo geopolitico. Infatti, a partire dal sottoscritto, abbiamo sempre concepito gli interventi militari alla maniera americana. Ovvero bombardare indiscriminatamente strutture civili e militari e poi inviare le truppe di terra per finire il lavoro. Questo chiaramente perché gli USA hanno sempre pensato bene di guerreggiare al di fuori dei propri confini. Però ritengo che se dei nemici si nascondessero, per esempio, nello Stato della Florida non penso che il Pentagono autorizzerebbe un bombardamento a tappeto scriteriato, ma opterebbe per un intervento “chirurgico” utilizzando truppe di terra in modo da poter colpire il nemico con precisione, evitando così di nuocere alla popolazione statunitense.
E questa dinamica è la stessa che ha utilizzato la Russia nel conflitto in corso. Infatti non tutti sanno che la regione del Donbass fu accorpata all’Ucraina in modo del tutto arbitraria durante il dominio sovietico, ma la sua popolazione è sempre stata russofona e quindi si può definire ucraina solo dal punto di vista nominale e giuridico. E come il corpo tende a rigettare un organo trapiantato così gli ucraini D.O.C. hanno sempre ritenuto gli abitanti del Donbass dei cittadini di serie B poiché legati indissolubilmente alla Russia. Poi nel 2014 questa decennale tensione sfocio’ in una sanguinosa guerra civile che portò la Russia, dopo otto lunghi anni, ad intervenire con metodi sbrigativi. Dando l’avvio ad una guerra di liberazione a tutti gli effetti, anche se ciò farà arricciare il naso a più di un benpensante radical chic. E per compiere ciò Vladimir Putin ha preso alla lettera il noto adagio calcistico secondo cui “La miglior difesa è l’attacco”. Nel senso che egli non ha aspettato di trovarsi la NATO sulla soglia di casa ma, giocando d’anticipo, ha spiazzato tutti entrando in Ucraina e liberando poco a poco il territorio legato alla Russia.
Tornando ancora alle analogie calcistiche tutti noi sappiamo che il cosiddetto contropiede è quell’azione per cui la squadra A si trova nell’area della squadra B ma quest’ultima riesce a intercettare la palla per poi dirigersi verso l’area avversaria con lo scopo di fare goal.
Tutti noi sappiamo che un aspetto fondamentale nel gioco del calcio è la velocità ed è proprio per questo motivo che gran parte dell’opinione pubblica ha assimilato una percezione distorta del conflitto in corso. Infatti la quasi totalità dell’informazione (?) mondiale ha fatto credere che il “contropiede” di Putin sarebbe dovuto essere rapido e indolore. Una sorta di blitzkrieg, una guerra lampo a tutti gli effetti. Ma, come detto prima, la Russia non poteva permettersi di buttare il bambino con l’acqua sporca, come si suol dire. Nel senso che non poteva permettersi di colpire il nemico rischiando di fare vittime tra la popolazione amica. E questa strategia ovviamente va attuata con attenzione, precisione e calma.
In definitiva la lentezza delle truppe russe è stata erroneamente interpretata e propagandata come causata dall’eroica resistenza dell’esercito ucraino.
Un’altro fatto che secondo i media mainstream dovrebbe dimostrare l’inadeguatezza dei soldati russi sarebbe la mancata presa di Kiev. Purtroppo per i sopracitati “professionisti dell’informazione” Putin non ha mai avuto alcuna intenzione né alcun vantaggio di spingere le proprie truppe fino alla capitale ucraina. Poiché, appunto, l’unico obiettivo è sempre stato la denazificazione del Donbass. Stop. La narrazione secondo cui la Federazione Russa avesse voluto strafare è stata utilizzata per sminuire la sua potenza di fuoco. Come sbefeggiare una squadra che invece di vincere 10-0 vince 1-0. Ma intanto ha portato a casa il risultato. Come detto prima.
Addirittura il quasi centenario Henry Kissinger, una delle colonne storiche del Nuovo Ordine Mondiale, ha affermato al congresso del World Economic Forum di Davos che gli Ucraini devono rassegnarsi a cedere le regioni russofone se vogliono ottenere la fine del conflitto
Perché ormai è fuor di dubbio che la Russia sia rimasta l’ultimo baluardo contro un Moloch orrido, grottesco e putrescente rappresentato plasticamente dalla NATO e da tutti coloro che la nutrono e la sostengono.
Concludo facendo notare che l’unico calciatore russo ad aver vinto il famoso Pallone D’Oro fu il moscovita Lev Jascin nel 1963. Guarda caso fu anche l’unico portiere della storia ad essersi aggiudicato il prestigioso riconoscimento. E come tutti sanno il portiere è l’ultimo baluardo contro gli attacchi degli avversari
Alessio Paolo Morrone
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