CHE BRUTTA FINE LE OLGETTINE….SPIETATA CONSEGNA DI BERLUSCONI DALLA MAGISTRATURA AI BASSIFONDI DELLA STORIA. E VOLEVA FARE PURE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA…..
Parafrasando il fortunato brano sanremese Dove si balla di Dargen Damico, spopolante in radio, direi “che brutta fine le olgettine”, ove la sintassi sapientemente sconnessa allude tanto alle olgettine (le ragazze amiche dell’ex premier Silvio Berlusconi), quanto se non soprattutto al loro illustre, anziano pigmalione.
Questo il brano culminate della requisitoria della dott.ssa Tiziana Siciliano a conclusione del cosiddetto processo Ruby ter: “ I fatti sono stati già consegnati alla Storia, indipendentemente dalle nostre valutazioni e da quella delle difese, questo fatto non è già più nostro ma consegnato alla Storia: il presidente del Consiglio in carica usava sistematicamente allietare le proprie serate ospitando a casa propria gruppi di odalische, schiave sessuali a pagamento…..lo divertivano, trascorrevano alcune la notte con lui e questi fatti, chiusi con sentenza passata in giudicato, sono stati cristallizzati come fatto storico: l’attività di un consolidato sistema prostitutivo….”. Lasciamo perdere poi, dove lo commisera come un vecchio ultraottantenne malato, quasi rincrescendosi di “sparare” su di lui.
La tesi della pubblica accusa è che diverse ragazze (solitamente non ultratrentenni), protagoniste di “cene eleganti”, sarebbero state pagate, a volte persino con elargizioni per milioni di euro e in forma diversa, per fornire determinate versioni dei fatti alla magistratura.
Ma non sono qui le dinamiche processuali che ci interessano, e la complessa storia del Rubygate con annessi e connessi, che ha consegnato Berlusconi alla Storia più come molle sultano dipendente dalle distrazioni femminili (molto giovani, se possibili) che come statista. Non so quale sarà il verdetto finale e conclusivo del tutto, non voglio giudicare e pontificare laddove la Sinistra ha fatto benissimo, prendendo fiato quando Berlusconi le è servito come per il governo Draghi, ma vi è a questo punto la domanda che sorge proverbialmente spontanea (per chi non se la fosse incredibilmente già posta).
E cioè: ma di grazia e per carità, come può aver pensato questo vecchio signore, di avere tutti i possibili requisiti per andare sette anni al Quirinale?
Chi in questo lo ha illuso e irretito, di qualunque partito e per qualsiasi secondo fine, dovrebbe proprio vergognarsene.
Intanto il “sultano di Arcore”, come il classico italiano medio che da benpensante e fiducioso nelle istituzioni, diventa anti Sistema alla prima multa per divieto di sosta, pare ridimensionare la sua improvvisa quanto netta presa di distanza dall’ (ex?) amico Vladimir Putin paventando un inverno col cappotto in casa e la candela in mano. Troppo tardi, ormai non serve più.
A. Martino
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