RADIO LISSA 44PT: “CON L’ITALIA GUERRAFONDAIA SAREMO COSTRETTI A DARE IL PREMIO NOBEL PER LA PACE AD ERDOGAN UNICO STATISTA CHE SEMBRA VOLERE LA PACE”
C’è poco da dire riguardo la posizione turca su questa interminabile guerra tra Russia ed Ucraina se non il fatto che Erdogan mi è stato sempre antipatico – e non per una questione antropologica, culturale o sociale, ma semplicemente perché leader del principale concorrente dell’Italia nel Mediterraneo, in Africa, in Medio Oriente e nei Balcani – ma, dopo le trattative tra i governi di Mosca e Kiev condotte in quel di Istanbul e il veto di Ankara all’ingresso della Svezia e della Finlandia nella NATO, bisognerà assegnare innegabilmente il Premio Nobel per la Pace ad Erdogan, unico vero statista rimasto, tra una marea di sciocchi servi degli USA.
D’altronde gli effetti diretti ed indiretti di questa guerra iniziano già a farsi sentire sempre di più:
- Prezzo del Metano e del petrolio in continuo e fortissimo aumento;
- Prezzo del grano e delle farine che in estate schizzeranno verso le stelle;
- Aumento notevole del debito pubblico di ogni singolo Paese coinvolto;
- Aumento dei profughi sia dalle zone di guerra che dai Paesi sottosviluppati;
- Tassi d’interesse al rialzo;
- Acutizzazione della crisi economica;
- Decadimento degli equilibri internazionali con una maggiore possibilità di scoppio di un conflitto mondiale.
Infatti la volontà manifestata dalla Finlandia di aderire alla NATO, bene che vada è da addebitare all’inesperienza ed alla incapacità di analizzare il contesto geopolitico da parte della giovanissima (forse troppo) e bella Sanna Marin, male che vada è da ascrivere nella malafede del proprio Primo Ministro; in entrambi i casi è da biasimare perché alimenterà solo lo spirito di accerchiamento ed il revanscismo russo.
Intanto, tanto per gradire, la Russia ha staccato la corrente alla Finlandia, cioè no fornisce più il 10% dell’energia elettrica di cui Helsinki aveva bisogno anche se quest’ultima si è precipitata nel dire che non è assolutamente un problema … boh!
Fatto sta che, anche il tanto decantato Draghi, con la propria visita negli Stati Uniti, non ha sottolineato un diverso approccio dell’Europa nella crisi russo/ucraina, ma semmai è stato usato dalla Casa Bianca per rimarcare, agli altri leader occidentali, che “il cartaro” è, e rimane sempre Washington:
- La Francia non vuole scollegare la Russia dal vecchio continente?
- Il Parlamento italiano è tentato, per meri motivi elettorali, di scaricare Super Mario?
- La manifattura europea sarebbe tentata nel non apportare ulteriori sanzioni?
No problem! Tutti costoro hanno diritto di dire la propria, ma poi, alla fine, l’importante è fare ciò che decide il Presidente degli Stati Uniti, ecco perché, noi de l’Ortis, siamo convinti che, il 19 maggio, con l’informativa di Super Mario in Parlamento, non cambierà nulla nella maggioranza.
In fondo le parole di Draghi e Biden nel loro colloquio di Washington sono state fin troppo chiare.
Il primo: “I legami tra i nostri Paesi, tra gli Stati Uniti e l’Unione europea sono molto solidi. La guerra in Ucraina li ha resi ancora più forti. Siamo uniti nel condannare l’aggressione da parte della Russia, nel sostenere l’Ucraina, come ci chiede il presidente Zelensky, nell’imporre sanzioni alla Russia” e subito “Sleepy Joe” gli ha risposto: “Tu sei un grande alleato …(ed) … apprezzo molto il tuo sforzo nel cercare di unire la Nato e l’Unione Europea”.
Per la serie prendete esempio!
Questo è il comportamento da tenere: giù a testa bassa, costi quel che costi, fino alla vittoria finale con il cambio di regime a Mosca … peccato però per loro, che questo, con molta probabilità, non avverrà.
E quando nel 2023, il 9 maggio a Mosca, si terrà un’altra parata con Putin sempre in sella a cadere non saranno le teste dei sostenitori del Cremlino ma le capocce dei vari Biden, Draghi e Macron, schiacciate dal peso dei debiti e dei contrasti sociali.
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