MA QUALE CENTENARIO DI VITTORIO GASSMAN E UGO TOGNAZZI, SI VERGOGNINO PIUTTOSTO … LE SALE CINEMATOGRAFICHE ITALIANE STANNO MORENDO (COME DA NOI PREVISTO).

Avrei voluto scrivere un pezzo in memoria dell’ultima icona del cinema italiano Catherine Spaak (avendolo onorato giovanissima): erotismo signorile, sobrio, elegante. Nulla di boccaccesco o del più esplicito che verrà col cosiddetto “pecoreccio” di Lino Banfi e delle sue fantastiche, e appunto molto più esplicite partners senza veli. Avrei voluto anche parlare del centenario, in questo 2022, della nascita tanto di Vittorio Gassman che di Ugo Tognazzi, con i quali la Spaak lavorò sia ne il Sorpasso che soprattutto, con Tognazzi, ne La Voglia matta: un uomo ormai maturo ha una sbandata per una ragazza che richiederebbe troppo coraggio e trasgressione vera (il matrimonio con chi potrebbe essergli figlia), ci vorrebbe molta più energia morale e affettiva che per il fine settimana da allupato. 

Ma mi sono chiesto: non è che sarei ridondante (cari amici, il vecchio e glorioso cinema di una volta, non ci sono più idee, e così via)?

Ai cosiddetti millennials Ugo Tognazzi o Vittorio Gassman, o Catherine Spaak, ma anche Alberto Sordi sono fondamentalmente sconosciuti; Sofia Loren o Giancarlo Giannini, magari, si sono visti o sentiti da qualche parte, ma dove?

Sono quindi costretto ad autocitarmi, e a quasi essere imbarazzato del mio azzeccatissimo pessimismo: si veda il mio articolo, tra altri, IL CINEMA ITALIANO E’ ORMAI MORENTE, LA CHIUSURA DELLE SALE E’ SOLO IL COLPO DI GRAZIA. NON HA PIU’ SENSO IN UN MONDO DI EMOZIONI OMOLOGATE E CORRETTE, E IMMAGINARIO FORMATTATO. PARTE PRIMA del 28 febbraio 2021.

Dopo il glorioso Cinema Arlecchino di Milano, chiude infatti Movieland, il modernissimo multisala da nove di Chieti, situato in un grande centro commerciale in un  sobborgo della città abruzzese: una soluzione vincente fino a un lustro fa, ma ora solo da cattedrale nel deserto. Come volevasi dimostrare, le perdite dovute alle imposte chiusure della dittatura sanitaria, oltre al dilagare delle fictions televisive da pubblicità-progresso e delle piattaforme digitali, stanno lentamente distruggendo il cinema in sala, che già ora è come il disco in vinile rispetto alla musica “scaricabile”.

Il 30 aprile il grande multisala proietterà per l’ultimo giorno e dal primo maggio (festa del Lavoro…!) dieci lavoratori si troveranno per strada.

Alcuni numeri dell’apocalisse cinematografica in Italia (dati Cinetel). Nonostante il buon avvio nel 2020 dei mesi prepandemici, nel 2021 -7% di incassi e -11% di presenze. Rispetto alla media 2017-2019, addirittura, il decremento del 2021 è del 71% degli incassi e del 73% delle presenze. E se si considera esclusivamente il periodo maggio-dicembre 2021, in cui le sale hanno più o meno regolarmente riaperto, registriamo rispetto alla media 2017-2019 un crollo rispettivamente del 51 e 53%.

Al di là di qualunque già denunciata emergenza culturale, noi de L’Ortis esprimiamo affetto e vicinanza ai fratelli e sorelle italiani lavoratori nel settore, da anni dimenticati, presi in giro e illusi dal Sistema dell’intrattenimento audiovisivo globalista.

A. Martino

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