UNA GUERRA MONDIALE C’E’ GIA’ ED E’ QUELLA FINANZIARIA E VALUTARIA. COMBATTUTA DA RUSSIA E CINA CONTRO IL DOLLARO E LA SUA MONETA SATELLITE DETTA EURO.

Gli eventi militari dell’ “Operazione speciale” condotta dall’ Armata russa in Ucraina, con le loro conseguenze diplomatiche ed economiche (materie prime ecc.) hanno fatto passare alquanto in secondo piano gli epocali sviluppi finanziari.

Iniziamo dal primo evento in ordine di tempo, vale a dire il “congelamento” di ben seicento miliardi di titoli del debito pubblico statunitense ovviamente denominati in dollari, in mano alla Banca Centrale di Russia. Sicuramente, secondo la stampa e l’analisi main stream, è stato un atto di grande valenza morale, causato dalla eccezionalità della situazione ecc. Ma anche per analisti non certo filorussi o sovranisti ma non propagandistici, è un atto di gravissime conseguenze per la futura percezione del dollaro come supremo bene rifugio.

Una mossa del genere fu già presa per esempio nei confronti dell’Iran, ma è la prima che avviene verso una grande potenza a livello mondiale. Insomma, la conseguenza sicuramente non ponderata a Washington è la seguente domanda: perché ostinarsi a detenere o acquistare titoli di stato americani, quando il possessore-creditore, con un semplice tratto di penna del debitore, può vederseli praticamente confiscati? La domanda è di sicuro oziosa per un Draghi o un Johnson o un Sanchez che con gli americani non discuteranno mai nemmeno se sia più grande Michael Jackson o Elvis Presvley, ma certo non dalle parti di Pechino. Infatti, ecco il senso pratico delle accuse di “terrorismo finanziario” formulate dai cinesi in soccorso della Russia: oggi a questa per l’Ucraina, domani a loro se per Taiwan dalle parole dovessero passare ai fatti.

Se un solo, ingeneroso, rimprovero si possa fare alla gladiatrice Elvira Nabiullina a capo della Banca centrale moscovita, è proprio questo: essersi fatta beccare in un simile momento (ammesso che ne fosse informata) con ancora troppe riserve in dollari. Complimenti per l’autorevolezza e affidabilità d’acciaio del biglietto verde, la cui convenzionalità politica è ormai conclamata. E siccome l’arroganza e il delirio di onnipotenza sono una sindrome che si autoalimenta, mi guarderei persino come privato, anche dal comprare un Bond del Tesoro USA da mille dollari: potrebbero “congelarmelo” per affermazioni irrispettose del prestigio americano. La lista di indesiderati per gli USA esiste da almeno un secolo, basterebbe solo decidere di estenderne gli effetti.

Alla fine del mese di marzo, però, la dottoressa Nabiullina ha calato sul tavolo della grande partita finanziaria globale in corso, guerra nella guerra, una carta di peso: vale a dire, nientemeno che la convertibilità dell’oro in rubli. Nel mondo della finanza e del denaro, gli aspetti morali valgono ben poco, ma certo è anche uno schiaffo all’ America stamperia di cartamoneta del mondo, che la convertibilità in oro l’ha abbandonata dal 1971 a Bretton Woods.

Insomma, a dirla breve, l’istituto di emissione moscovita si impegna ad acquistare un grammo d’oro per cinquemila rubli; e dato che sui “normali” mercati internazionali un grammo d’oro costa sessantuno dollari circa, implicitamente la Russia avrebbe fissato il cambio col dollaro attorno a quota 80. Cioè, a un valore pre “operazione speciale”. Ciò non significa che il rublo di qua ad anni o anche a mesi sia salvo, ma la boccata di ossigeno è innegabile, come lo smacco alla onnipotente turbofinanza globalista, grazie in fondo a qualche carrellata di lingotti, o a qualche sacco di sovrane con l’effigie della Regina Vittoria o di napoleoni con quella di Napoleone III. Certo, la follia ideologica potrebbe arrivare anche a vendite massicce di oro delle banche centrali, pur di provocarne deprezzamento e conseguente danno per le riserve metalliche russe, che presumibilmente in questi giorni stanno raggiungendo picchi estremi.

Grossi movimenti anche sul fronte cinese, con agevolazioni di cambio rimbimbi-rublo; e soprattutto col progetto (certo non alle calende greche ma abbastanza urgente) di una inedita moneta sino-russa parallela per gli scambi internazionali. E non escluderei nemmeno che una iniziativa così rivoluzionaria sia prodromo a un sostanziale ridimensionamento della sovranità monetaria russa, a favore di una nuova valuta da fusione a freddo in stile euro sostanzialmente controllata da Pechino, ma che offrirebbe alla Russia una altrettanto sostanziale protezione dalla dittatura finanziaria globalista e dollarista.

Mi pare superfluo sottolineare a questo punto, l’assenza e irrilevanza europea in questa guerra finanziaria. Come qualcuno ha fatto acutamente notare, l’Europa e l’euro di oggi richiamano l’Impero delle Indie e la rupia di cento anni fa; i primi ancillari rispetto all’America e al dollaro, i secondi rispetto alla Gran Bretagna e alla sterlina. Non so quale sarà la sorte del rublo, ma di certo sta vendendo cara la pelle e battendosi da vero orso russo.

A. Martino     

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