LA DISFATTA IDEOLOGICA DI MATTEO SALVINI. LA SUA STELLA SI SPEGNE A PRZEMSYL.
Che figuraccia, quella del Capitano a Przemsyl: ma chi glielo ha fatto fare, poteva starsene entro i confini d’Italia a offrire mazzetti di mimose alle senatrici.
Perché, infatti, al confine polacco-ucraino l’umiliazione per il suddetto è stata bruciante.
Il sindaco della città polacca (un tempo sede di una poderosa fortezza austroungarica più volte nella Grande Guerra assediata dalle forze dello zar, l’ultimo vero si intende) lo ha infatti trattato come un molestatore e chiacchierone venuto dall’Italia e rifiutandosi di riceverlo nel municipio.
Una indubbia cafoneria diplomatica e politica, ma in pratica gli ha rinfacciato il suo voltafaccia che esattamente tra la sera del 23 febbraio e la mattina del 24 febbraio, lo ha trasformato repentinamente da filoputiniano (certo meno fervente di un tempo) ad atlantista di ferro.
Dinanzi a una piccola folla di curiosi e giornalisti, così ha affermato il signor Wojciech Bakun dopo aver ringraziato l’Italia per gli aiuti e mostrando una T-shirt con Putin in uniforme che Salvini un tempo indossò sulla Piazza Rossa : “ Io non la ricevo, venga con me al confine a condannarlo”.
Matteo Salvini è riuscito solo a farfugliare che “vuole aiutare”, e anzi oggi ha confermato che tornerà in Polonia con tale, in effetti encomiabile, proposito (senza perdere l’occasione per rivendicare la sua qualifica di padre qualora qualcuno ancora lo ignorasse); e definendo gli accordi a suo tempo stipulati col partito di Putin Russia Unita come “ di un’altra era geologica”.
A questo punto, tra l’altro, non vedo che senso possa avere il suo rapporto col Gruppo di Visegrad ammesso che questo esista ancora.
Da un politico di tale livello, ex ministro della Repubblica italiana, mi sarei aspettato più dialettica politica e più ragionamento, e un meno patetico inseguimento del vento.
Giorgia Meloni non è su posizioni diverse, precettando anzi amministratori locali a scrivere lettere quasi di insulti all’ambasciatore russo; ma ha innegabilmente, l’acume politico e il buon senso umano di farsi i fatti propri senza varcare i confini e rischiare sostanziali “vaffa”.
A. Martino
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