IL CALCIO, SPORT NAZIONALE PER ECCELLENZA, NON E’ IN VENDITA!
La data del 16 gennaio si avvicina e con essa la finale di Supercoppa italiana di calcio che vedrà scontrarsi a Gedda, in Arabia Saudita, la Juve di CR7 contro il Milan di Cutrone. Numerose, in questi giorni, sono state le polemiche levatesi sia dal mondo politico che dalla semplice società civile riguardo il fatto che le tifose dei due club italiani, sembra, che debbano, se vogliono assistere alla partita dal vivo, essere accompagnate almeno da un uomo, che tradotto in altri termini significa che, in quel Paese, le donne non possono assistere ad una partita di calcio da sole. Ad onor del vero però è da sottolineare come:
- sia la smentita dell’Ambasciata saudita che la precisazione della nostra Lega Calcio siano state immediate;
- sia stata chiarificatrice la dichiarazione del Presidente della FIGC, Gaetano Micciché, il quale ha affermato che << non è necessario l’accompagnamento di un uomo: la Supercoppa sarà ricordata dalla storia come la prima competizione ufficiale internazionale a cui le donne saudite potranno assistere dal vivo, una svolta! >>.
Ma al di là che sia vera una versione piuttosto che un’altra lo scandalo, per noi de l’Ortis, non sta nel fatto che le donne possano o meno assistere alla partita quanto che questa finale, che è tutta italiana, si giochi all’estero e tutto perché? Per il vil denaro!
Si badi bene, noi non siamo dei maschilisti o dei misogini, anzi, al contrario, siamo per i diritti delle donne, ma siamo ancor di più delle persone che rispettano le culture e le tradizioni altrui quando queste vengono perpetrate nei propri Paesi d’origine.
Qual è la visione/considerazione della donna nel mondo saudita penso sia cognito ad ogni buon italiano e, allo stesso modo, credo che nessuno di noi la condivida, tuttavia non è giusto imporre, ad altri, la nostra visione. Certo, possiamo sperare che questi popoli un giorno garantiscano i medesimi diritti che garantiamo noi ad ogni singolo essere umano, ma allo stato attuale non possiamo pretendere che le cose cambino dalla sera alla mattina, ed allora che fare? Semplice! Pretendere che quando questi signori siano in casa nostra rispettino a mena dito i nostri usi e costumi ed allo stesso modo rispettare i loro quando siamo noi ospiti presso il loro Paese.
È l’esempio il migliore mezzo di “conversione”.
Le civiltà non sono tutte uguali, ed alla fine, solo quelle che più funzionano vanno avanti.
Bisogna credere fortemente nei nostri valori, non vergognarsene, ne mediarli. Alla lunga, tanto, ognuno trarrà le proprie considerazioni ed ogni popolo sceglierà lo stile di vita che più riterrà per se consono.
Allo stesso modo, nessuno ci ha mai obbligato ad andare a giocare a Gedda, ne, nessuno li ha mai obbligati a venire qualche volta da noi, perciò ognuno fa le proprie scelte e per esse deve essere disposto a pagare un prezzo.
Se non siamo veramente d’accordo con la condizione femminile delle saudite semplicemente abbiamo la libertà di non recarci mai in quel Paese, di non fare affari con Riad, di limitare i contatti al cosiddetto minimo sindacale … dov’è il problema? … ah già dimenticavo … il problema sono i soldi!
La nostra società infatti è devastata dal danaro, tutto ha un prezzo … anche il calcio ahimè … che schifo!
Ecco che cosa dovremmo fare veramente – a seguito di queste sterili polemiche circa il fatto se le donne debbano essere, o meno, accompagnate allo stadio di Gedda – chiederci se sia giusto che nel calcio i bilanci delle società, gli ingaggi dei giocatori, possano contare di più del bel gioco, dello spirito dello sport; interrogarci se le vicende personali dei giocatori (matrimoni e separazioni varie) siano determinanti per la nostra cultura sportiva, in altre parole domandarci se il calcio ci piace ancora perché la palla è rotonda e l’incontro dura 90 minuti o se semplicemente perché è diventato una merce come ogni altra cosa squallida di questa nostra società decadente.
Se la risposta si trova, come spero, nella mia prima affermazione allora l’incontro non solo non va giocato Gedda, ma non andrebbe giocato in nessun’altra città che non sia italiana.
Il Calcio infatti, sport nazionale per eccellenza, non può e non deve essere in vendita!
Lorenzo Valloreja
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