IL REDDITO DI CITTADINANZA STA PER DIVENTARE REALTA’ : ISTRUZIONI PER L’ USO.

A quanto pare, finalmente ci siamo. Sembra che entro domani, il decreto sul reddito di cittadinanza dovrebbe avere la stesura definitiva, ed essere approvato in settimana.

Non intendiamo assolutamente entrare nel merito dei dubbi e polemiche che lo accompagnano anche perché attinenti a non facili dinamiche della coalizione del governo che, nonostante distinguo e critiche in spirito costruttivo, noi sosteniamo ; ma fornire, in sano spirito populista e nazionale, indicazioni pratiche sui requisiti che al momento sembrano delineati per ottenerlo e sulle modalità di fruizione, considerato che tantissime famiglie in difficoltà vi vedono una provvidenziale boccata di ossigeno.

Esso spetta a disoccupati o non occupati, che siano cittadini italiani o stranieri residenti in Italia da almeno dieci anni. Si stima il numero di nuclei familiari che dovrebbero beneficiarne in 1.437.000 italiani, e 259.000 stranieri. La durata del trattamento economico è di diciotto mesi, rinnovabili dopo la sospensione di un mese, e il concetto alla base di esso è quello di integrazione (di reddito insufficiente, cioè.) Vediamo su quali livelli.

 Innanzitutto e in ogni caso, l’ISEE complessiva del nucleo familiare deve essere sotto i 9360 euro, ma il reddito familiare deve essere compreso tra i 6000 per un single e i 12.600 in base alla composizione del nucleo.  Il “patrimonio mobiliare” (i soldi, per intenderci, rintracciabili su depositi, libretti di risparmio e ogni altro cespite finanziario) devono tassativamente essere non superiori a seimila euro accresciuti di duemila per ogni componente del nucleo fino a un massimo di diecimila, incrementabili di mille ulteriori per ogni figlio successivo al secondo (che diventano cinquemila per ogni figlio con disabilità).

Ma potranno esservi pure immobili, cioè una casa e anche una seconda casa, purché il reddito catastale non superi i 30.000 euro. Neppure si potranno avere automobili immatricolate nei sei mesi prima della domanda o superiori a 1600 cc, o moto sopra i 250 cc, o barche. Nel caso poi, di disoccupati con dimissioni volontarie, non se ne parla proprio.

Ebbene, in presenza di tutti questi requisiti, la Repubblica aiuterebbe queste situazioni chiaramente problematiche con una erogazione mensile fra i 500 euro per un single che non debba pagare affitto e i 1050 per una famiglia di quattro maggiorenni (cinque in presenza di un minorenne)

Punto nevralgico dello strumento di sostegno è l’accettazione da parte del beneficiario di almeno una, fra tre offerte di lavoro: entro i primi sei mesi nell’ambito di 100 km da casa, dopo i sei mesi nell’ambito dei 250 km. In caso di rinnovo dopo sospensione di un mese in caso di rifiuto, se ho capito bene, sarà “costretto” pena decadenza e archiviazione del tutto, ad accettare un lavoro nell’ambito del territorio nazionale salvo presenza nel nucleo familiare di un minorenne o di un disabile. Non posso trattenermi a proposito, dall’esternare perplessità circa la onerosità in termini di spese di trasporto se non di vitto e alloggio, che questi impieghi se tanto distanti dalla residenza avrebbero sul beneficiario dell’assegno, che vedrebbe in larga parte vanificato il beneficio, se non del tutto, o addirittura ci rimetterebbe di suo.

L’erogazione avverrebbe in forma rigorosamente elettronica su una carta, i prelevamenti in contante dovrebbero essere impossibili (ma si parla di un massimo di cento euro), e sarebbe impossibile impiegare la somma per acquisti non di stretta sussistenza (affitto, vestiario, alimentari ecc.).

La domanda, con relativa documentazione, va inoltrata tramite sportello postale.

Del tutto comprensibilmente, sono previste sanzioni abbastanza dure per chi volesse fare il furbo o il bugiardo sui propri dati reddituali o patrimoniali, o pure nel caso in cui un familiare dovesse svolgere attività lavorativa irregolare od occulta (reclusione da un anno fino a sei, ovvia decadenza del beneficio e recupero dell’indebitamente percepito pure in assenza di dolo).

Si prevede pure la pensione di cittadinanza per nuclei familiari composti solo da persone di più di 65 anni di età, in povertà con reddito familiare inferiore ai 7560 euro annui.

Antonio Martino

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