LA TELEVISIONE ITALIANA E’ TUTTA QUESTURA E OSPEDALE. TRA POLIZIA DEL PENSIERO E DITTATURA SANITARIA
Fosca Innocenti con Vanessa Incontrada sta per arrivare sugli schermi di Canale 5: avventure di un vice questore (o vice questora).
Doc-Nelle tue mani 2 con Luca Argentero (RAI 1). Sullo stesso schermo appena conclusa la miniserie Blanca interpretata da Maria Chiara Giannetta nei panni di una improbabile cieca abile investigatrice. Le è subentrata immediatamente Non mi lasciare, con Vittoria Puccini
Sono appena tre prodotti, in una impressionante serie ormai quasi quarantennale (partita più o meno, tanto per citarne qualcun altro, con le varie stagioni de Il maresciallo Rocca tra il 1996 e il 2008, passando per Don Matteo ancora “vivo e vegeto” e l’appena concluso Il Commissario Montalbano; e dove la mettiamo, La Piovra con le sue dieci stagioni tra il 1984 e il 2001).
I camici bianchi in rinforzo alle forze dell’ordine sembrano essere invece una caratteristica dei tempi di pandemia: oltre al suddetto medico bizzarramente smemorato ma non delle cose professionali e scientifiche, abbiamo le serie di RAI 1 Cuori e Fino all’ultimo battito (entrambe, chiaramente, sul cardiologico).
Premetto che non si può fare di tutta l’erba un fascio, e che è il trionfo del politicamente corretto e delle tendenze orwelliane e sempre più palesemente dittatoriali, a rendermi indigesta tutta questa roba. Alcune puntate de La piovra con Michele Placido come Commissario Cattani o con Remo Girone nei panni del luciferino Tano Cariddi sono magistrali e indimenticabili, per pathos narrativo e allusioni coraggiose alla politica; come anche effettivamente pregevoli molti episodi de Il commissario Montalbano interpretati da Luca Zingaretti. E tanto di cappello al Giallini-Rocco Schiavone, o al Commissario Coliandro dei Manetti Bros.
Se la cosiddetta fiction in generale è il triste surrogato dell’immaginario cinematografico, massiccio e molto redditizio è il suo utilizzo per una propaganda di sistema ( o di regime, fate voi): a parte le figure del poliziotto e del medico, abbiamo l’insegnante che è meglio di un padre o di una madre (Alessandro Gassmann in Un professore o non dimentichiamo Veronica Pivetti nei vari Provaci ancora prof),il prete o la suora santi in una Chiesa postcattolica in drammatica crisi vocazionale; e immancabili, i personaggi gay o lesbiche.
Ma torniamo al poliziotto e al medico (meglio se donne, la pistola arma di seduzione con involontari accenni sadomaso): la loro martellante esaltazione è cruciale in un mondo in cui si è pensato di combattere un virus con il tricolore o le schitarrate sui balconi, e in cui si è promesso “Andrà tutto bene”. Se hai chi ti para le spalle dai cattivi, e che ti garantisce di crepare il più tardi possibile, cosa vuoi di più?
Peccato che questi poliziotti e medici siano dei personaggi di totale fantasia, di mera valenza propagandistica: sono immaginari nella misura in cui Diabolik lo è per i delinquenti. Ma se questi ultimi sono così balordi e stupidi da raccontare tutto per telefono o per email, come puoi pensare che abbiano una collezione di maschere in lattice tali da fregare qualunque telecamera? E allo stesso modo, come puoi immaginare che il tutore dell’ordine medio perda il sonno per scagionare un povero fesso utile come capro espiatorio per le carriere dei superiori; e attenzione a non coltivare la pericolosa illusione che tutti i medici siano degli scrupolosi discepoli di Ippocrate, rinuncianti a vita privata, turni di riposo, ferie (peraltro solitamente meritate mai come ora).
La fiction televisiva nuovo oppio dei popoli, e anestetico delle vecchie generazioni che placidamente si addormentano con le rassicuranti voci della veloceindagine o della infallibile diagnosi in prima visione. Triste e burocratico tramonto di una magica scatola che ci regalò Il segno del comando, Sandokan, Gesù di Nazareth, o L’eredità della priora o il “cancellato” capolavoro tedesco della serie l’Ispettore Derrick.
A. Martino
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