CINE34 RISCHIA: TROPPI FILMS CON UOMINI CHE VOGLIONO DONNE E DONNE CHE VOGLIONO UOMINI, E CON SCARSO RISPETTO DI “ISTITUZIONI” ED ESTABLISHMENT. ROBA DI ALTRI TEMPI….

Nel 1980 Lino Banfi partecipò, da John Wayne del sottogenere comico-erotico appartenente al più vasto genere della commedia all’italiana, alla bellezza di ben cinque films. Uno di questi è La dottoressa ci sta col colonnello (regia di Michele Massimo Tarantini, con Nadia Cassini e Alvaro Vitali: e questi ultimi due nomi dicono tutto).

La trama? Ma che ne parliamo a fare, trattasi comunque di un colonnello medico deboluccio genitalmente che si fa trapiantare il notevolissimo pene di una recluta: il risultato sarà ampiamente deludente. La pellicola è da segnalare per la sua creazione del fantastico francesismo “a frappé” che significherebbe “a fra poco” (non so se frutto dell’ estro estemporaneo di Banfi o se presente in sceneggiatura).

Ma non voglio fare la recensione di questo tra i cento films in cui l’ex Lino nazionale ora nonno Libero politicamente correttissimo e buonista fa da spassosissima spalla a una devastante Nadia Cassini o Barbara Bouchet o Edwige Fenech.

Riprendiamo le fila del discorso della nostra visione del cinema odierno (quello italiano in particolare) contenuto in articoli come, e soprattutto per il filone in particolare, LINO BANFI “NONNO LIBERO”, AMICO DI BAMBINI E CAUSE UMANITARIE? MA CHE DITE, ORMAI E’ UN’ ICONA DI “VIOLENZA E PORNOGRAFIA”! del 23 febbraio.

Giacché il film è andato in onda ieri sera (10 dicembre) su Cine34, emittente della galassia Mediaset dedicata esclusivamente al cinema italiano. Personalmente, non mi piace che circa l’ottanta per cento di queste pellicole appartenga al genere della “commedia”; qualunque altro sembra solo un riempitivo del palinsesto. Purtroppo, questa è una storica debolezza della filosofia dell’intrattenimento in casa Mediaset: commercialità e audience, e da prendere con le pinze tutto ciò che appaia “noioso”, intellettuale e per stomaci forti o sofisticati.

Ma in tutta franchezza, preferisco le rotondità posteriori di Nadia Cassini alla marea politicamente corretta che ci sta sommergendo. Tra Michele Massimo Tarantini e Ferzan Ozpetek, ebbene sì: ho il fegato di ritenere che la scelta vi possa almeno essere.

Dottoresse provocanti da sogno, poliziotte forza della natura come la Fenech che “fanno carriera” chissà come, o persino una Mariangela Melato degli esordi ancora per nulla apprezzata dagli intellettuali militanti, ufficiali di Sanità e non cui non affideresti un picchetto d’onore, suore o di dubbia vocazione o di fattezze orrendamente maschili, professionisti disgustosamente venali o di folle incompetenza.

Come sarebbe stato per il più blasonato medico della mutua interpretato da Alberto Sordi, sarebbe ora impossibile realizzare roba del genere; forse, persino note alla stampa del Quirinale condannerebbero gli oltraggi a “uomini e donne delle istituzioni”, le insinuazioni sulla assoluta correttezza professionale di questa o quella categoria; pure il Vaticano interverrebbe a difesa delle “donne consacrate”. E che dire dei camici bianchi con mascherina a ornamento della foto al G20?

Viviamo in un mondo in cui ci sono “istituzioni” ma non delle autorità, “legalità” ma non onestà, “rispetto per chi crede” ma sempre meno fede, disprezzo ma non ironia. E poi, impossibilità di ironizzare perché non si pensa più ma ci si comporta come si deve.

E poi soprattutto, con tutti quegli uomini vogliosi di donne e donne vogliose di uomini magari pronte a far passare tendenze allora “strane” ai sessualmente incerti, dov’è “fluidità” e “inclusione”?

Non so se l’ingenua o finta tonta Cine34 riuscirà ad attraversare tutto il 2022; basta che non si metta la pulce nell’orecchio a Laura Boldrini o Enrico Letta.

A. Martino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *