IL DOTTOR PROFESSOR SENATORE MARIO MONTI CERTIFICA, TRA ARROGANZA E DELIRIO, L’ESISTENZA DELLA DITTATURA SANITARIA E DEL GRANDE RESET.
Il concetto di dittatura sanitaria sarebbe un’assurda speculazione di “minoranze lunatiche” (per dirla con Romano Prodi), enfatizzante in modo strumentale necessarie limitazioni alla libertà personale. Ma quale Costituzione stravolta, ma quali diritti fondamentali ecc.
Il grande reset? Una invenzione complottista di qualche alto prelato cattolico del dissenso, e di analoghi intellettuali.
Ma davvero? Eppure una specie di eroe (tale credo sia per il main stream Mario Monti, assurdo senatore a vita, nominato qualche giorno prima del defenestramento di Berlusconi nel 2011, da Napolitano quando ancora si riteneva che un premier qualche aggancio con il potere legislativo dovesse averlo almeno pro forma), parrebbe confermarlo e ratificarlo in pieno.
Sentite cosa ha detto a In Onda ieri (sabato, ndr) ospite di David Parenzo e Concita De Gregorio: “ Di colpo abbiamo visto che il modo in cui è organizzato il mondo è desueto. […] Abbiamo iniziato a usare il termine guerra ma non abbiamo usato una politica di comunicazione adatta alla guerra. Bisognerà, andando avanti con questa pandemia e futuri disastri globali della salute, trovare un sistema che concili la libertà di espressione ma che dosi dall’alto l’informazione”, ha sentenziato Monti, per poi aggiungere: “Comunicazione di guerra significa che ci deve essere un dosaggio dell’ informazione, che nel caso di guerre tradizionali è odioso, perché vuole far virare la coscienza e la consapevolezza della gente. Ma nel caso della pandemia, quando la guerra non è contro un altro Stato, io credo che bisogna trovare delle modalità meno democratiche secondo per secondo. Abbiamo accettato limitazioni molto forti alla nostra libertà di movimento, bene che siano venute. In una situazione di guerra, quando l’interesse di ciascuno coincide con l’interesse pubblico, pena il disastro, si accettano delle limitazioni alla libertà“.
Alla imbarazzata quanto ironica domanda di Concita De Gregorio su chi dovrebbe gestire questo incarico, visto che l’Italia una esperienza di ministero della Propaganda l’avrebbe avuta, Mario Monti ha risposto in uno slancio tra Goebbels e De Amicis : “Il governo ispirato, nutrito, istruito dalle autorità sanitarie“.
Cosa dire? Secondo me, Mario Monti, in tutto l’establishment evidentemente è tra i più sinceri e candidi: non si arrampica sugli specchi per negare l’innegabile, non si spreme le meningi come i costituzionalisti accademici, che non possono andare contro il loro datore di lavoro e riducono il Diritto a un’avvilente massa di norme da “interpretare saggiamente” cioè manipolare come la plastilina. Dice le cose come stanno, fiducioso della sostanziale immunità e impunità penale, politica e intellettuale. Razza padrona, ma che ne parliamo a fare.
Il discorso del “siamo in guerra” è basilare in tutta questa narrazione di regime, e in tanti abusi legali: e si commenta semplicemente da sé, dato in guerra non siamo. Un conto è un problema sanitario e un conto è una guerra; anche perché mai una epidemia è stata considerata “guerra”. Ah già: il nemico è silenzioso e non si vede, dimenticavo…Dove però il vecchio eurotecnocrate si incarta nell’assurdo che più non si può, pur aspirando al magistero morale, è che nella guerra vera le limitazioni sarebbero odiose, mentre in quella della loro retorica (che appunto guerra non è) esse sarebbero sacrosante. Due in Logica, caro senatore.
Comunque sia, alcuni passaggi del ragionamento montiano sono semplicemente deliranti e paranoici: le “modalità meno democratiche” da trovare addirittura “secondo per secondo”, e soprattutto il “governo ispirato, nutrito, istruito dalle autorità sanitarie”. Mario Monti novello Virgilio delle autorità sanitarie, come quello lo fu per Ottaviano Augusto.
Un cordiale consiglio all’ illustre vegliardo: esterni di meno, o si faccia preparare da qualcuno le risposte alle domande che penso già conosca. Altrimenti, se ci ricasca, le sue amate istituzioni “democratiche ed europee”, già tanto generose verso i suoi destini di poltrone e prebende, se troppo in imbarazzo, potrebbero farlo passare per demente senile. Non si fidi troppo dei suoi sodali.
A. Martino
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