NATALE: TRA NOSTALGIA DI QUELLO CHE NEANCHE I BABY BOOMERS HANNO CONOSCIUTO, E ORGIA CONSUMISTICA.

Il Natale, ancora più che la meno ridondante Pasqua anch’essa neutralizzata da festa del trionfo del Risorto a prova generale delle prossime vacanze estive con relativa abbuffata di uova di surrogato di cioccolato e dolciumi vari , mi dà un inevitabile retrogusto di tristezza.

Per chi come il sottoscritto, ha avuto la fortuna di fruire della testimonianza di una nonna classe 1906 andatasene a cento anni non compiuti, è stato agevole , e coerente con la propria maturazione politica e intellettuale, rendersi conto che la Storia ha derubato già la mia generazione, e ovviamente chi ci sta seguendo generazionalmente, delle nostre radici, della nostra spiritualità; ci ha violentati antropologicamente.

Se è vero quindi, che abbiamo perso la sovranità monetaria e non solo, che siamo diventati una colonia del sistema euroatlantista, che i dogmi politicamente corretti del Pensiero Unico hanno sostituito non  la religione  o le religioni , ma più concretamente ed esattamente la fede in Gesù Cristo, il Suo solenne compleanno non poteva non ridursi a una sarabanda commerciale e consumistica che parte dall’Immacolata Concezione (sbeffeggiata già per il suo nome dai bloggers  dell’ateismo militante di massa che fanno finta di non capire nemmeno di che si tratti) fino all’Epifania del sei gennaio detta Befana dal nome della mezza  strega una volta  tanto non personaggio di importazione, passando per il baccanale puro della capodannazione dell’ultima/prima notte dell’anno.

Babbo Natale con le sue renne assurdamente volanti in cielo che non si sa come riesce in pochi minuti a ficcarsi nelle case di milioni e milioni di bambini per depositare giocattoli in spirito totalmente onlus senza rilasciare nessun scontrino pro forma, luminarie in stile festa ebraica delle Luci che rischiarano le lunghe notti invernali fino al declinare di gennaio; alberi di Natale di plastica dovunque, pure nei cessi degli autogrill; vacanze di Natale; regali di Natale con relativi cesti di leccornie; salmone affumicato da mangiare chissà perché proprio a Natale; “eravamo a casa dei miei in trenta”, “invece io sono stato dai genitori di mia moglie, eravamo quaranta”.

Qualcuno, con snobbismo pseudotradizionalista, rispolvera il presepe napoletano del nonno, anche se non capisce che ci facciano il pizzaiolo o il pescivendolo a due passi  dalla Santa Grotta. E va alla Messa di mezzanotte, in una chiesa che forse al prossimo Natale sarà già sconsacrata e adibita a ostello per immigrati.

Comunque sia, buon Natale a tutti gli amici de l’Ortis e anche ai suoi nemici: perché questo, per noi, è il compleanno di Gesù Cristo che in questi  giorni  ci piace ricordare piccolo e vulnerabile, quasi come i milioni di piccoli soppressi nel ventre materno, in tutto il mondo, dal nuovo Erode impersonale detto Stato.

A.Martino

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