MA QUANTO GUADAGNANO, VERAMENTE, GLI ITALIANI? UN POPOLO IN DECLINO TRA FINE DELL'”ASCENSORE SOCIALE” E RESIDUE SACCHE DI TUTELA.
Vi dico solo che per motivo del mio lavoro (quello non giornalistico e idealisticamente non retribuito), ho modo di rapportarmi quotidianamente, con decine di buste paga o di dichiarazioni di reddito autonomo.
Le conclusioni tratte da questa mia esperienza pratica e sul campo sono abbastanza interessanti, e tali da far passare in secondo piano le statistiche ufficiali e in fondo rassicuranti, che ci vengono erogate dai vari ISTAT, Unioncamere ecc. Ci si potrebbe persino interrogare sulla reale rappresentatività di esse.
La durata del rapporto di lavoro. Premesso che queste buste paga hanno a che fare con richieste di piccole linee di fido, prestiti personali o concessioni di carta di credito, circa metà di esse ineriscono a rapporti di lavoro instaurati durante l’anno in corso; e della rimanente metà, la quasi totalità riguarda rapporti lavorativi di anzianità di servizio al massimo decennale. In alcuni anni di questa specifica attività, ho riscontrato due o tre buste paga su cento con una anzianità lavorativa che superi il quarto di secolo. Maggiore consistenza temporale si riscontra nel pubblico impiego.
L’entità delle paghe. L’ italiano medio, che sia lavoratore dipendente privato, guadagna tra i mille e i milletrecento euro mensili, con punte di millecinquecento-milleseicento euro nel mondo degli operai specializzati e dei tecnici di base. Cambia qualcosa e a volte molto, con la presenza di trasferte e diarie varie come nell’autotrasporto, dove al netto del rimborso spese, si possono benissimo sforare i duemila euro. La dirigenza di azienda rimane un mondo a sé, con emolumenti anche da settemila od ottomila euro. Direi che stare alla cassa di un supermercato, consegnare per Amazon, lavorare in uno studio professionale o avere qualche anno di anzianità in una banca poco conta: lo stipendio è quello, davvero alquanto magro.
Impiego pubblico. Il discorso non è molto diverso rispetto al precedente. Noto una dolorosa conferma, con gli stipendi davvero bassi del personale scolastico (anche quello docente con tanto di lauree e sudatissime abilitazioni), laddove solo i docenti della scuola media superiore di una certa anzianità si attestano sui millesettecento-milleottocento euro mensili. Ma attenzione: i direttori didattici (i presidi di un tempo) fruiscono di emolumenti pressoché doppi. E il personale delle forze dell’ordine (non delle forze armate di basso grado) ha stipendi di tutto rispetto, con una certa sperequazione proprio verso il basso. Mi spiego: un graduato, neanche un sottufficiale ormai “quadro” inferiore come potrebbe essere visto nella organizzazione attuale dei nostri apparati di polizia, grazie a qualche indennità, gratifica e straordinario, può andare verso i duemiladuecento-duemilatrecento euro.
Oltre la metà di chi presenta queste buste paga non è cittadino italiano, ed ha un permesso di soggiorno di durata illimitata.
Nel lavoro autonomo, è frequente, con una buona dose di candore e ingenuità, la rivendicazione di redditi anche di tre o quattro volte superiori a quanto dallo stesso professionista o autonomo dichiarati nell’ ultimo Unico annuale.
Si possono trarre delle conclusioni. a) E’ improbabile che chi oggi inizi a lavorare, o lo abbia fatto negli ultimi anni, riesca ad accantonare risparmi o a costruirsi dei validi contributi pensionistici. Troppo bassa la media delle paghe, e troppo instabili e precarie le posizioni lavorative con contratti a tempo determinato anche di pochi mesi. Anche laddove in una coppia entrambi guadagnino e abbiano anche un solo figlio, basta un semplice affitto e le utenze domestiche ad esaurire il 30-40 % del reddito. Il “colletto bianco” ha ormai perso il suo fascino, salvo nei ruoli davvero apicali: le paghe dei vari settori privati e pubblici sono ormai sostanzialmente appiattite qualunque cosa tu faccia, e qualunque sia il tuo titolo di studio.
b) l’analisi del settore pubblico è invece più interessante da una angolazione politica, dato che ci mostra chiaramente quali siano le priorità del Sistema. Non lo è infatti assolutamente l’Istruzione, un po’ di più ma meno di quanto si possa oggi pensare la Salute. Svettano però gli stipendi di presidi e soprattutto, di primari ospedalieri. Sono assolutamente ben retribuite le “forze dell’ordine” nonostante una certa narrazione politica, ma la divisa semplicemente in quanto tale “paga” molto meno nelle vere e proprie forze armate, almeno nei gradi bassi. Gli stipendi della magistratura e dell’ alta burocrazia, poi, sono un luogo comune popolare penso già dal Regno d’ Italia, quindi c’ è poco da dire in merito.
c) nel lavoro autonomo o professionistico, è tuttora sospettabile un elevatissimo tasso di evasione fiscale.
d) la presenza di forza lavoro immigrata e senza cittadinanza italiana, specie nei lavori meno qualificati, è altissima e ben superiore ai dati ufficiali, in alcune aree geografiche direi persino ormai preponderante. A livello nazionale, volendo esprimere una stima prudenziale, direi il 40/50 %.
Non sono uno statistico e non scrivo saggi di economia politica, ma la realtà effettiva mi sembra proprio questa. Ognuno di voi, care amiche e cari amici de L’ Ortis mi contraddica se ho preso qualche cantonata socio-economica, o tragga le conclusioni che vuole.
A. Martino
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